lunedì 20 agosto 2012

Pizzo Roseg (m 3936) - cresta SO

SCHEDA SINTETICA

Partenza: rifugio Marinelli (m 2814). 
Itinerario sintetico: rifugio Marinelli (m 2814) - ghiacciaio dello Scerscen Superiore - bivacco Parravicini (m 3180) - pizzo Roseg per la cresta SO (m 3936) - discesa per la via normale (versante NO) - bivaccio Parravicini - rifugio Marinelli. 
Tempo previsto: 18-20 ore (10-11 ore per lo spigolo). 
Attrezzatura richiesta: corda da 60 metri, casco, imbraco, set di friend, cordini e fettucce (almeno 10), set di nut, ramponi e piccozza.
Difficoltà/dislivello: 6- su 6 / circa 1500 m.
Dettagli: TD. La via si sviluppa su 31 lunghezze di 
corda. Passi su roccia fino al V grado, pendii glaciali impegnativi, ritirata alquanto problematica. La discesa per la via normale è pure essa non banale.


20 agosto 2012

Vi racconterò brevemente di questa nostra grande avventura sulla cresta SO del pizzo Roseg (metterò il link alla relazione completa appena pronta), una lama lunghissima definita dalla Guida ai monti d'Italia "la più ardita e pronunciata cresta" del gruppo del Bernina, questa pare esser stata creata a naturale completamento della straordinaria bellezza del pizzo Roseg.

Il tentativo portato avanti in una giornata uggiosa e andato fallito 1 mese fa (un temporale ci ha costretto a fuggire al termine del primo dei tre settori in cui si può dividere l'ascensione - ghiacciaio raggiunto con sole 10 calate da 60 metri ancorandoci a rocce malsicure!) ci ha fatto riflettere su metodi per velocizzare le salite su un terreno così vario, esposto e pericoloso: siamo così giunti alla conclusione geniale che queste vanno affrontate solo col bel tempo!

Così il 20 agosto rieccoci all'attacco: io, Andrea, Giorgio e Nicola. Partiamo alle 4 dalla Marinelli, in 2 ore siamo alla base della possente cresta che s'innalza dal passo Sella. Qualche problema a saltare sulle rocce dal ghiacciaio a causa del profondo buco che c'è tra i due, poi, levati i ramponi, si inizia.
2 tiri per guadagnare il filo, un paio di scariche di pietra pericolosissime che quasi lapidano Nicola e poi lo si galoppa sullo spartiacque di pietre rossicce più solide. Al tiro 11 c'è un salto di roccia bianca molto scivolosa (fessura, V). Non è banale averne la meglio.
Segue un tiro facile dove traversiamo a sx, poi ci sono delle placconate sullo spigolo. Andrea con Nicola passa per il canale di sx, io faccio lo sborone e mi butto sui precipizi del lato S. Tribolo un po' (V/V+), ma è una lunghezza bellissima! Giorgio, che è all'altro capo della corda, conferma.
Al tiro 15 siamo in cima alla torre bifida su cui termina la prima parte della cresta, quella ripida e su roccia divertente. Ci troviamo poco sopra i m 3600. Alla faccia di chi nega il riscaldamento globale,a questa quota è pieno di genepì! Lo raccolgo per farne un liquore esclusivo: 1000 euro a bicchierino! Pranziamo con la consapevolezza che è già tardissimo: è ancora molto molto lunga. Guardando avanti non si capisce assolutamente cosa ci aspetta.
Due lunghezze appoggiando a N e ci si presenta innanzi a noi uno scenario spaventoso. Una successione impressionante di denti affilatissimi e aggettanti. Parrebbe che qui non ci sia verso di passare, invece 2 doppie, poi un traverso (S) delicato, quindi 2 tiri complessi individuati dopo vari tentativi (IV+, V-; la sosta intermedia è in una specie di strettissimo corridoio sospeso sul baratro della parete S) e siamo a capo del problema.
È faticoso scalare queste rocce, sia perchè non conosco la strada (non leggo mai le relazioni prima di partire per non togliermi il gusto dei primi che l'anno percorsa: G. e C. Stewart, Ferdinand Summermatter con l aceleberrima guida Alphonse Simond il 30 luglio 1909), sia perchè sono esposte, sia perchè sono marce e devi stare attento non solo a non precipitare assieme a qualche appiglio a cui hai affidato le tue speranze, ma anche a che questo appiglio non vada a colpire qualcuno degli altri 3 che seguono.
Siamo a quota 20 tiri. Grazie a una pericolosa placconata sporca di neve, aggiriamo qualche torretta sul lato S, quindi un tratto appoggiando a N, dove per poco non parto assieme a una frana di blocchi bianchi. È stata davvero una brutta esperienza perchè una decina di massi, su cui stavo camminando, si sono mossi tutti assieme; anche la sosta era stata attrezzata su uno di quei maledetti blocchi bianchi, così se la corda fosse andata in tensione pure Giorgio mi avrebbe seguito nella caduta, così ho dovuto mettermi a correre controcorrente fino ad appendermi alla parete di roccia più sana che stava 5 metri sopra. Un boato e una nuvola di polvere, ma per fortuna nessuno di noi ne faceva parte!
Risaliamo nuovamente sul filo, quindi contorniamo da dx i problemi: la roccia rossa, benché tutta fratturata, è un po' più affidabile!
Sono 5 ore che né beviamo, né mangiamo, né pisciamo. Come degli automi le nostre due cordate ripetono velocemente la sequenza arrampicata - sosta, scambio attrezzatura - arrampicata. Siamo persi in un labirinto di detriti appoggiati sopra dei precipizi spaventosi. Dove la roccia è sana, le difficoltà sono alte, dove non si deve arrampicare si deve stare attenti a qualsiasi cosa ci si appoggia che vien giù tutto.
27 tiri e ci innestiamo sulla cresta SE . È la fine del settore centrale, il più emozionante e complicato. Due lunghezze e questa direttrice si unifica con quella che viene dal Piccolo Roseg, proprio a un tiro e mezzo dalla vetta (pizzo Roseg, m 3936). Quest'ultimo tratto lo si poteva fare anche slegati. È fatta, dopo 10 ore in via stavo quasi perdendo le speranze di riuscire a non bivaccare in giro.

Ci stringiamo le mani, sono le 18:40, la nostra esultanza è smorzata dai tuoni di un temporale che, al momento, sta flagellando il piz Morteratsch.
Micro sosta per cibo, acqua e pipì, poi scendiamo velocissimi dalla normale. La nebbia ci porta via spesso la visuale, per fortuna questo lato lo conosciamo bene. Il ghiaccio è buono e i ramponi lavorano bene. Crepacci aperti pochi. Sotto l'anticima di quota 3594 inizia a piovere e grandinare, ma non ci possiamo fermare.
Il canale per il ghiacciaio pensile lato O è sciolto, si va giù per un colatoio di detriti. Alle 20:30 stiamo risalendo il ghiacciaio verso il passo Sella ma ...