lunedì 26 novembre 2012

Cresta di Primolo e corno di Braccia (m 2908)


Il Corno di Braccia per la Cresta di Primolo non è una via difficile, ma con neve è l’occasione per scaldare gli attrezzi e godere nel mentre uno scenario delizioso. 


Partenza: Primolo (m 1200). 
Itinerario sintetico: Primolo - canalone delle valanghe - Cresta di Primolo - corno di Braccia (m 2908) - laghi di Sassersa - alpe pRadaccio - Primolo.
Tempo previsto: 10-11 ore in invernale. 
Attrezzatura richiesta: corda (può essere necessaria una calata in doppia da 15 mertri se la neve non consentisse l’aggiramento della penultima torre), imbraco, piccozza, ramponi, ciaspole.
Difficoltà/dislivello: 4.5 su 6 / circa 1700 m.
Dettagli: Alpinistica PD+. In veste invernale vi sono tratti di misto. Canali e pendii fino a 55°, passi su roccia fino al III se ci si mantiene in cresta.


25 novembre 2012
Andrea reduce dai coscritti e io da 2 ore di sonno (sono in chiusura rivista), ci avviamo a mattina inoltrata verso Primolo, da cui, abbandonata l’auto, saliamo al dritto lungo la traccia ripidissima che punta a O, grossomodo parallela al solco del torrente Rovinone. Questa specie di sentiero è consegueza della posa dei cavi per la segnalazione del distacco  valanga dalle pendici occidentali del pizzo di Primolo, evidente montagna, almeno dai  paesi da Lanzada e Caspoggio, che sovrasta l’abitato di Primolo coi suoi m 2739.
Le slavine che scendono da questi versanti non minacciano solo Primolo, ma anche Chiesa in Valmalenco che si è vista più di una volta raggiungere dalla furia della neve.
A m 1900 incrociamo e ignoriamo il sentiero dei Cervi che porterebbe all’alpe Girosso. Seguitiamo al dritto sulla diramazione dx del Rovinone: quella di sx porterebbe al grande vallo ciclopico visibile anche dal fondovalle.
La vallecola, sempre più stretta e ripida, raggiunge la cresta nei pressi di una cimetta erbosa addobbata con paravalanghe (m 2317).
Qui ha inizio la neve su questo versante. Guardando a N della cresta invece la neve si spinge ben più in basso. Il paesaggio è aereo e inquietante, oltre che per gli scempi edilizi della valle, anche per il forte senso di vuoto ed esposizione.
Calziamo i ramponi e armati di picche ci divertiamo per canalini e cornici (stiam sempre in cresta - O) fino alla quota 2479, punto panoramico anche sulla valle di Sassersa e sul vallo ciclopico.
La dorsale piega decisamente a NO. Questo tratto prende il nome di cresta di Primolo e non è altro che la frastagliata lama di rocce rossastre ben visibile anche dalla bassa Valmalenco (Spriana, Torre...).
Non c’è molto da descrivere, se non che l’arrampicata è davvero divertente. Senza via obbligata si procede alternando il tiepido serpentino del versante assolato, alla neve instabile del buio versante N.
Il punto più alto della corona  rocciosa che cinge l’anfiteatro dove c’è il vallo ciclopico è chiamato pizzo di Primolo (m 2739) . Da quassù è poco appariscente e, rispetto al corno di Braccia, che iniziamo a vedere in lontananza, perde ogni importanza.
Da queste parti c’ero salito nel 2007 con MArio. Era la prima volta che usavo le ciaspole e avevamo scelto lo scosceso vallone sx del Rovinone per fare il test!
La cresta si fa pianeggiante e, come spesso accade, qui iniziano i problemi. A dire il vero, quasi tutti sono concentrati nel superamento degli ultimi due spuntoni che precedono la rampa per il testone sommitale del corno di Braccia.
Partiamo dal primo, cioè il penultimo. Se si vuol stare sul filo per scendervi serve una doppia di 15 metri, altrimenti si può disarrampicare sul lato Sassersa (sx). L’ultimo, invece, lo abbiamo salito per un canale-diedro ghiacciato lato Girosso e, una volta scavalcata la sommità, siamo abbiamo dovuto scendere per le instabili placche nevose del lato N. Questo è stato l’unico punto in cui è stata necessaria la corda. D’estate tutte queste precauzioni sono superflue, ma anche la gita non è altrettanto interessante. 
Si è fatto tardi e siamo ai piedi del corno di Braccia. Su per una rampa nevosa, poi poccette e canali verso dx, quindi per cenge, cornici e traversando canali instabili ci riportiamo a sx dove s’erge pure la vetta. Ci arriviamo alle 16, giusto in tempo per il tramonto che preannuncia una discesa calvario nella pietraia di Sassersa, dove le buche tra i massi sono celate dalla neve, che però non è portante. Morale: alle 19, stanchi morti, siamo di nuovo a Primolo.


Panorama dalla cimetta di quota 2317.

Caspoggio, Chiesa e Lanzada dalla cresta di Primolo.

Le cave del sasso dei Corvi.

Edilizia ragionata (!?) a Caspoggio.

San Giuseppe e il gruppo del Bernina, 18mm.

San Giuseppe e i prati della Braciascia, 90mm.

La Braciascia, 250 mm.

Camino ai piedi del pizzo di Primolo. Sullo sfondo la bassa Valmalenco e le Alpi Orobie (foto realizzata con 16mm/f 9).

Spuntoni nel tratto pianeggiante della Cresta di Primolo.

Cornici di neve e il monte Disgrazia.

Preoccupato o ancora ubriaco? Beh, la neve non tiene molto...

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Verso il Corno di Braccia (mancano ancora gli ultimi 2 spuntoni).

In vetta al corno di Braccia, sono le 16 passate e all’ora tarda si sommano le nebbie e la neve non portante che ricopre le gande della valle di Sassersa (foto realizzata con 8mm/f 9).

Il nostro tracciato visto dal Sasso Nero.

Nel canale-diedro che porta sull'ultimo spuntone prima del corno di Braccia.

Il tracciato di questa gita visto dall'alpe Fontana (2009).

lunedì 19 novembre 2012

Sui monti della Slovenia

Dal 16 al 19 di novembre ho speso qualche giorno a cavallo fra Cividale del Friuli e le alpi Giulie sul versante sloveno.
Sono davvero belle cime, immerse in un ambiente naturale incontaminato e scarsamente antropizzato.
Suggestivi inoltre i corsi d'acqua, dalle acque cristalline che, talvolta, sgorgano dal centro di una parete a causa di diffusi fenomeni carsici.

Dal ponte sul Natisone a Cividale del Friuli, città longobarda.

Dal ponte sul Natisone a Cividale del Friuli, città longobarda.

Case tra i monti sloveni.

Larici abbattuti dal vento.

Sull'altipiano carsico ai piedi della vetta del monte Kanin.

Cavalli nella piana di Caporetto (Kobarid).

Caporetto.

Il torrente Krajarica, dalle parti di Trenta.

Il rifugio Trzaska Koca ai piedi del Triglav.

Il Triglav, la vetta più alta della Slovenia sfiora i m 2900.
In basso si vede il mio spettro di Broken.

Panorama sul gruppo del Triglav.

Il Duomo di Cividale.