domenica 26 gennaio 2014

Ai piedi del cimone della Bagozza (val di Scalve)

Domenica ho accompagnato, in veste di cineoperatore, la numerosa truppa della scuola di sci alpinismo Mario Righini nella loro uscita  in val di Scalve, proprio ai piedi del dolomitico Cimone della Bagozza.
I posti e i paesaggi sono davvero grandiosi, però decisamente sovraffollati e infestati dalle motoslitte.

La neve era pessima, crosta infame, ma i ragazzi, nonostante fossero alle prime armi, non hanno esitato a lanciarsi giù per i pendii incuranti delle possibili complicazioni per i loro legamenti crociati. Alla fine è andato tutto liscio e si è festeggiato sul pullman a suon di salumi e formaggi.
Ecco alcune foto ....

Messa a punto degli sci.
Ai piedi del cimone della Bagozza.
L'istruttore spiega agli allievi la tecnica dell'inversione.
... in uno scenario a dir poco spettacolare.

sabato 25 gennaio 2014

Monte Combolo (m 2902)

Il tracciato per la vetta del Combolo visto dal monte Calighè.

Finalmente, dopo tanti anni che l'avevo in mente e un fallito tentativo notturno del 2010, ho raggiunto e sceso con gli sci la vetta del Combolo (m 2902) dalla val Fontana  in compagnia dell'amico Giovanni. Gita super!
Non è un'escursione difficile, ma molto lunga e abbastanza ripida nell'ultimo tratto (max 40°), nonchè molto tecnica nella prima parte dove si vince per uno stretto bosco il salto roccioso che sospende la valle del Combolo.
E allora perché nessuno la fa? Forse per la difficoltà ad individuare il tracciato, forse perché gli scialpinisti snobbano la val Fontana, forse per i pendii spesso interessati da grandi valanghe... forse perché pochi conoscono questo paradiso per lo scialpinismo o forse, come avevo già scritto una volta, perché son luoghi troppo belli per chi si accontenta delle solite gite affollate!



Partenza: siamo riusciti a salire qualche tornante oltre il ponte di Premelè (m 1100 ca.).
Itinerario automobilistico: da Sondrio prendere la strada Panoramica per Teglio (SP21). Si passano Montagna (al km 2), Poggiridenti (al km 4) e Tresivio (al km 5,5). Giunti a Ponte, alla chiesetta di San Gregorio (al km 9), svoltare a sx per Teglio (SP76). Dopo una breve salita, immettersi sulla strada a sx che porta in val Fontana (al km 9,4). Si attraversano i meleti appena oltre la chiesetta di San Rocco si ignora la svolta sulla sx per San Bernardo. Si seguita sulla stretta via asfaltata che s'addentra in val Fontana. Si parcheggia appena al di là del ponte di Premelé (in assenza di neve si può proseguire in auto verso il rifugio Erler).
Itinerario sintetico: Sant'Antonio (m 1200) - Campello/rifugio Erler (m 1450) - alpe Combolo (m 1994) - monte Combolo per il versante S  (m 2902)
Difficoltà/dislivello in salita: 3.5 su 6 / oltre 1800 m.
Tempo previsto: 6 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, rampanti, kit antivalanga, ramponi e piccozza potrebbero tornare utili.
Dettagli: OSA. Pendenze fino a 40°. Da affrontarsi solo con neve assestata!

Mercoledì ero sul monte Calighè, sognando invece di essere in cima alla montagna che avevo di fronte: il monte Combolo. Ho appurato che le condizioni della neve e dei pendii erano perfette, o meglio, sicure. Che la neve fosse difficile e pesante ben lo sapevo, ma il mio desiderio era di trovarmi nei selvaggi scenari del vallone del Combolo, o godere dello splendido panorama che si ha dalla vetta, salendo su un terreno vergine, senza nè tracce, nè voci altrui.
Per questo non ho mai pubblicato la foto che attestava le condizioni del versante, nella fantasiosa convinzione che altrimenti qualcuno avrebbe disegnato una traccia a scalfire la perfezione di quella pala a SE della vetta.
La sera prima di partire sento Giovanni, che era poco convinto perchè il bollettino valanghe si presentava preoccupante: accumuli da vento sui versanti S e lastroni che partono con breve sovraccarico.
Io invece ero ottimista e sarei comunque  partito per la meta prescelta. 
Ciò basta a convincere anche Giovanni, e alle 8 meno 10 stiamo marciando sulla poca neve che copre il fondo della val Fontana. Poca, ma gelata e portante. Presto arriva Campello (m 1450), dove si trova il rifugio Erler, dedicato al finanziere Massimo Erler e gestito dagli Alpini di Ponte in Valtellina.
Di qui prendiamo a dx e puntiamo a E al margine tra il bosco e la radura, dove un ripido pendio ci alza di 150 metri, quindi sulla sx troviamo il passaggio per rimontare il gradino basale della valle del Combolo.
Altri 150 metri tra alberi e malefici maross ci accompagnano in cima al dosso di quota 1700 (ometti di pietra, ore 1:30). Un traverso nel fitto bosco di larici ci regala il centro della valle del Combolo, dove il greto del torrente d'inverno muta la sua funzione in colatoio valanghivo.
Il sentiero salirebbe per la pecceta sulla sx, ma noi insistiamo nel solco e con innumerevoli e strettissime inversioni guadagniamo  200 metri di quota, per uscire a sx e trovare al margine superiore di un'ampia radura i ruderi dell'alpe Combolo (m 1994, ore 1): stallone e baite diroccate, ma con una struttura più defilata a N che i cacciatori hanno recuperato e tutt'ora utilizzano come ricovero. Mi han detto che è dagli anni '60 che qui non si montican più le mucche.
La valle del Combolo a queste quote si divide infrangendosi contro la cima occidentale del monte Calighé. Il ramo di sx raggiunge la conca tra il Combolo e le cime del Calighè, mentre quello di dx punta al monte Brione e nella parte superiore lambisce l'arrivo dello skilift superiore di Prato Valentino. Discutiamo così sulla convenienza di fare una bella traversata che aggiri interamente il massiccio del Calighé, o che vada da Prato Valentino alla val Fontana per la valle del Combolo.
Giunge il sole che infrange i -6°C, mentre prendiam quota e usciamo dal limite delle piante. Due ondulazioni variano l'orografia del sinuoso fondovalle e anticipano la grande conca tra il Combolo e il monte Calighé. Alle nostre spalle il panorama si apre splendido sulla val Vicima e sul massiccio della vetta di Ron. Pure il pizzo Calino si mostra con un profilo alquanto ardito.
Ai piedi della bocchetta Combolina, pieghiamo a sx dove ci attendono gli ultimi 400 metri di dislivello su una pala piuttosto ripida e soggetta al distacco di grosse valanghe.
Le inversioni si fanno sempre più strette finchè a metà pendio, proprio nel tratto più ripido (40°), alcuni lastroni da vento ci suggeriscono di proseguire per due brevi frangenti a piedi e così sollecitare un po' di meno il manto.
Nel settore alto la pendenza scema decisamente.
Il vento che stamane perseguitava le cime e sollevava altissimi penacchi, s'è ora placato e solo una brezza leggera ci accoglie in cresta. Siamo sulla sella tra il Combolo e la sua anticima orientale (m 2850), caratterizzata dall'impressionante lama rocciosa su cui corre la famigerata via Cornelius. A N precipita la Svizzera.
Per fortuna il nostro Combolo è ben più docile e si lascia salire facilmente assi ai piedi. In questi ultimi metri la neve è poca e gelata. Alle 13:30 siamo in vetta al Combolo (m 2902, ore 3).
Paesaggio superbo e amplissimo, cielo terso e tanta gioia di essere in cima con gli sci e aver appurato che ciò è possibile con moderate difficoltà.
In discesa la neve è molto pesante e richiede buona gamba.
La crosta non porta, finché a m 2300 veniamo premiati da 300 metri di polvere stupenda. Più giù torna l'inferno della crosta. Sciata difficile e di cattiveria, poi sotto i m 1500 il rigelo e la pioggia hanno reso la crosta portante e, senza più molto patimento, in un pomeriggio caldissimo, scivoliamo fino alla macchina.

Per chi è interessato anche a GPS e altre diavolerie ecco la relazione multimediale di Giovanni:
http://www.camptocamp.org/outings/489208/it/piz-combul-monte-combolo-dalla-val-fontana-per-la-baita-del-combolo#images

Il tracciato per la vetta del Combolo visto dall'alpe Vicima.
Nella parte alta della valle del Combolo. Sullo sfondo la cima orientale del Calighè (foto G. Rovedatti).
Alla base della pala finale (foto G. Rovedatti).
Sulla pala (foto G. Rovedatti).
Alla sella che precede la vetta. Alle spalle di Giovanni, l'anticima E del Combolo, per cui corre la temuta via Cornelius.
Gli ultimi metri per la vetta (foto G. Rovedatti).
A pochi metri dalla vetta su neve gelata. Sullo sfondo l'Adamello.
In vetta col vento e lo splendido panorama sul gruppo del Bernina.
Pistaaaa: oltre un lastrone da vento, ai piedi della pala finale si apre un fantastico scorcio sul gruppo della vetta di Ron (foto G. Rovedatti).
Ai piedi della pala finale si apre un fantastico scorcio sul gruppo della vetta di Ron e le punte degli sci finiscono sotto la crosta infame!
Polvere nella valle del Combolo (foto G. Rovedatti).
Il rifugio Erler.
Traccia di salita dal rifugio Erler alla valle del Combolo. Tratteggiata la linea di discesa (foto G. Rovedatti).



mercoledì 22 gennaio 2014

Monte Calighè cima occidentale (m 2698)

Il monte Calighè è la cima bifida che separa la valle dei Cavalli dalla valle del Combolo. Offre una piacevole gita a chi cerca qualcosa in più rispetto alla classica risalita degli impanti di sci di Prato Valentino.
Oggi ho raggiunto la punta occidentale, la più elevata e panoramica delle due, anche se per scopi sciistici sarebbe più opportuno dirigere le proprie assi verso l'altra.

Il monte Calighè e il tracciato di salita visti dal dosso Laù.
Partenza: partenza degli impianti di sci di Prato Valentino (m 1700).
Itinerario automobilistico: dal centro di Teglio, svoltiamo a dx salendo per via Milano e proseguendo (guidati dalle indicazioni per Prato Valentino) lungo via Sagli, fino ad intercettare la strada per Prato Valentino. Percorsi 10 km da Teglio, raggiungiamo la partenza degli impianti di sci di Prato Valentino.
Itinerario sintetico: partenza degli impianti di sci di Prato Valentino (m 1700) - dosso Laù (m 2096) - monte Brione (m 2542, la cima è prossima al capolinea superiore degli impianti) - monte Calighè cima occidentale (m 2698). 
Tempo di percorrenza previsto: 3:30 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo o ciaspole, kit antivalanga, potrebbero essere utili ramponi e piccozza.
Difficoltà: 3 su 6.
Dislivello complessivo in salita: circa 1000 metri.
Dettagli: banale la risalita lungo le piste da sci, mentre BSA il tratto finale. Un po' ripido il pendio finale (35°). Se si segue la cresta è un po' esposta. Non andare oltre il monte Brione se il manto nevoso non è perfettamente assestato: zona soggetta a grossi distacchi.




Mi avevano promesso un'alba infuocata, ma questa non è arrivata, allora, dato che mi ero svegliato di notte per raggiungere dalla partenza degli impianti di Prato Valentino (m 1700) il dosso Laù - mia postazione fotografica - ho deciso di proseguire fino al monte Brione, oltre l'arrivo dello ski-lift conclusivo degli impianti di Prato Valentino (m 2500 ca, ore 2:30)
Salendo ero uscito più volte dal tracciato delle piste, deducendo che la neve, benchè copiosa, era perfettamente assestata. Perchè non proseguire? Qui in cima ero arrivato giusto l'atra notte con la luna. Sopra di me svettavano fiere le due cime del bifido monte Calighé, bella montagna della costiera del Combolo.
Così mi sono abbassato di una cinquantina di metri nella valle dei Cavalli (dx, E) per aggirare lo sperone roccioso della cresta S della punta occidentale del monte Calighè, e ho risalito con innumerevoli inversioni il pendio che conduce alla sella tra le due cime della montagna. Oltre 250 metri di dislivello su neve faticosissima. Qua e là affioravano rocce. Una grossa valanga aveva già bonificato il versante. 
Presso la massima depressione tra le due cime, ho piegato a sx e raggiunto una sella più piccola e più elevata, da cui, litigando con neve e roccette, sono presto giunto sulla massima elevazione del monte Calighé (2698, ore 1).
Paesaggio superbo, specialmente verso la valle del Combolo e la val Vicima. I miei occhi non si scollavano più da quei pendii, avrei voluto essere ovunque e poter sciare ogni canale, ogni versante. Ma presto un colpo di vento mi ha portato via i guanti - giù nel vuoto della parete O - e ricordato che, anche se inebriato dallo sci, dovrei stare più attendo.
Per fortuna la temperatura era mite.
La discesa si è rivelata molto bella, neve pesante ma gradevole :questa è la ragione per cui mi sono abbassato decisamente di più nella valle dei Cavalli in discesa rispetto alla salita. Ho quindi ripellato fino al capolinea dello ski-lift dove ad attendermi c'erano sole e caldo.
La sciata conclusiva lungo le piste è stata un po' noiosa, alternando neve crostosa, a neve gelata o pesante. Le piste era affollate di scialpinisti: sembrava di essere a Rimini d'agosto. Nessuno però si è spinto sulle mie tracce, nonostante queste lo avrebbero portato sugli unici pendii che valevano la pena d'essere sciati. E pensare che la scammellata a batter traccia fino in vetta era già stata fatta!

La val Malgina vista  nella notte di lunedì 20.1 dal dosso Laù.
L'alba del 22.1 sul pizzo di Coca.
Ponte in Valtellina dal monte Calighé.
Da sx, monte Disgrazia (m 3678), Corna Brutana (m 3059), vetta di Ron (m 3136) e punta Corti (m 3073).
Panorama dalla vetta del monte Calighè.
Dal capolinea degli impianti.
Il tracciato di salita visto dal dosso Laù.


martedì 14 gennaio 2014

Nivotour

Approfittando dell'abbondante nevicata del 14 gennaio 2014, sono andato con Matteo Gianatti a catturare qualche immagine del versante Retico imbiancato dalla coltre bianca.
L'omotermia e l'aria secca del giorno precedente hanno inaspettatamente portato la neve fino a quote basse. A Teglio, nei pressi della torre de li beli miri ne abbiamo misurati 40 cm.
Chiese e palazzi venivano esaltati nei colori e nella bellezza delle loro linee dalla luce ovattata e dai fiocchi che cadevano copiosi.
Scrive a proposito Matteo Gianatti:
In venti giorni è caduta tanta acqua quanta ne cade normalmente in tutto l'inverno. La pioggia cumulata da dicembre ad oggi (quindi in appena un mese e mezzo) supera sia la media primaverile che quella estiva.

In montagna metrate di neve. Ecco la situazione aggiornata (altezza massima odierna - 20.01.2014, fonte ARPA):

  • Madesimo-Alpe Motta (m 1880) 186 cm
  • lago Truzzo (m 2064) 205 cm
  • Pescegallo (m 1845) 248 cm
  • Carona-Carisole (m 1950) 208 cm
  • lago Reguzzo (m 2440) 338 cm
  • alpe dell'Oro (m 2040) 135 cm
  • Palù-funivia (m 1921) 188 cm
  • Palù (m 2155) 214 cm
  • Campo Franscia (m 1545) 112 cm
  • Campo Moro (m 1970) 166 cm
  • passo Marinelli (m 3025) 293 cm
  • Valbondione (m 1802) 266 cm
  • Aprica Magnolta 205 cm
  • S. Giacomo-passo Mortirolo (m 1728) 163 cm
  • Cam Boer-Valdisotto (m 2114) 105 cm
  • Cancano (m 1930) 151 cm
  • La Vallaccia (m 2650) 227 cm



La chiesa di San Gottardo a Somasassa ripresa con una focale di 8mm.
La chiesa di San Gottardo a Somasassa.
La chiesa parrocchiale di Teglio. 
La chiesa di Sant'Antonio, quando oramai è buio.
Magari ce ne fosse così tanta di neve!
La chiesa di San Fedele a Poggiridenti. Proprio in questa serata si festeggiava il 500 anno della separazione della parrocchia di Poggi da quella di Montagna.
Altro scorcio su San Fedele con una focale di 135mm.
La chiesa di Sant'Antonio a Montagna e il castel Grumello.
La chiesa di San Siro a Bianzone.

sabato 11 gennaio 2014

Cima occidentale di Caronella (m 2850)

L'ombrosa testata della val Caronella è coronata dal monte Torena (m 2911) e dalle cime di Caronella, sulla cui occidentale abbiamo diretto le nostre mire scialpinistiche. Si tratta di una salita di medio impegno che si conclude appoggiandosi al versante bergamasco del monte.
Purtroppo il paesaggio è sempre rovinato da un imponente elettrodotto che attraversa la valle e che all'incirca ricalca la linea di salita fino al passo di Caronella.

Il tracciato per il passo di Caronella dalla val Caronella a m 2350, dove con la sonda abbiamo misurato 2 metri di neve al suolo.

Partenza: Carona (m 1145).
Itinerario automobilistico: da Sondrio, percorrendo la SS 38 in direzione di Tirano, a 10 km circa dal capoluogo ci si ritrova a San Giacomo di Teglio. Qui bisogna svoltare a dx (indicazione per Castello dell’Acqua e Carona), superare un ponte sul fiume Adda e proseguire verso Carona (sx - a dx sale la strada per Castello dell’Acqua).
Dopo circa 11 chilometri, ignorate diverse deviazioni, si arriva a Carona, dove si lascia l’auto.Il paese oggi frazione di Teglio, un tempo importante centro agricolo nelle Orobie orientali. 
Itinerario sintetico: Carona (m 1145) - Prà di Gianni (m 1339) - Prà della Valle (m 1363) - alpe Caronella (m 1858) - passo di Caronella (m 2612) - cima di Caronella occidentale (m 2850).
Tempo di percorrenza previsto: 5/6 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: sci o ciaspole, ramponi, piccozza, kit antivalanga.
Difficoltà: 3+ su 6.
Dislivello in salita: 1705 m.
Dettagli: la cresta finale è un po' aerea, OSA la discesa dalla vetta per il versante SO dove la pendenza sfiora i 40° per un breve tratto, BS invece per il passo di Caronella.


Carona, m 1145, frazione di Teglio, è uno dei tanti paesi/villaggi non più abitati tutto l'anno della sponda orobica. Chiesa, municipio e case ben tenute e destinate a brevi vacanze. Una volta il paese era un nodo cruciale dei collegamenti tra Aprica e val Seriana. Oggi a di queste antiche percorrenze rimane solo una scritta su un muro ad indicare il crocevia. Le carovane di merci sono state rimpiazzate da imponenti tralicci dell’alta tensione che portano oltre la dorsale orobica gli elettroni eccitati dalle acque valtellinesi e svizzere.
Arriviamo a Carona dove il ghiaccio impone di parcheggiare l'auto. Sono in astinenza da gite con gli sci: le ultime uscite, tra cui un tentativo a un fantastico canalone in val Fontana, si sono risolte in poca neve e sciate che non arrivavano ai 1000 metri di dislivello.
Sci ai piedi abbandoniamo il paese entrando nella valle Caronella (dx) e seguiamo il percorso della strada che con larghi tornanti sale fino a Pra di Gianni (m 1339).
Attraversato il torrente, incrociamo il classico itinerario di consolazione per la malga Dosso (m 1892) e la cima Lavazza (m 2411). Noi invece pieghiamo a dx e seguiamo il corso del torrente. Attraversiamo da N a S tutto il lungo piano che porta a Pra della Valle (m 1363), tranquilla e bucolica piana erbosa attraversata da un fresco torrente dove amano sostare d’estate frotte di feticisti del pic-nic. Fin qui le nostre orme si sono sovrapposte a quelle di qualche fenomeno con la gip che ha voluto testare l'aderenza del suo fuoristrada sulla neve.
Su una baita c'è un bizzarro cartello che avverte i malintenzionati del fatto che la zona è videosorvegliata. Saliamo nel bosco per infine spostarci sulla sx idrografica dove un tratto ripido tra gli abeti ci eleva sopra il gradino roccioso che interrompe la valle e dà origine una maestosa cascata.
Su pendenze più dolci ci introduciamo nella parte alta della val Caronella dominata dal monte Torena e dalle cime di Caronella, dove l’edificio dell’A.E.M., anticipa la malga Caronella (m 1858, ore 2:30), alle cui spalle, nascosta da piccole formazioni rocciose, si distende l’ampia alpe Caronella, tutt'oggi caricata d'estate come testimoniano cartelli di vendita di prodotti caseari. 
Seguendo i tralicci della corrente prendiamo a dx in direzione del passo di Caronella.
Grosse masse di neve accumulate nel fondovalle ci ricordano che fino a 3 giorni fa il pericolo valanghe era 4 e che grosse masse spontaneamente sono rovinate a valle dai ripidi costoni laterali. Per evitare i tratti più ripidi, puntiamo inizialmente al passo dell’Omo, via di accesso per la contigua val Bondone, quindi pieghiamo a sx, e, seguendo sempre i soliti tralicci, dopo vari dossi arriviamo al passo di Caronella nei pressi del quale vi è il rifugio A.E.M. 
Scendiamo di qualche metro in bergamasca, dove la cima di Recastello e il lago superiore del Barbellino fanno capolino. Ci portiamo ai piedi del versante SO della cima occidentale di Caronella, che attacchiamo da sx (O) per rimontarne la cresta occidentale prima dell'anticima O. 
C'è molto caldo e il vento a tratti ha liberato le rocce, lì pronte a rigarci gli sci.
Sulle cresta vicine i camosci si rincorrono e cercano un po' di fieno selvatico.
Ai piedi della vetta, una breve rampa impone anche all'accanito Giovanni di levare gli sci prima di abbracciare l'ometto di vetta (cima occidentale di Caronella, m 2850, ore 3).
C'è un bel paesaggio e anche un bel vuoto sul lato valtellinese. Scruto i vari canaloni che si inabissano a N e che dalla val Caronella mi erano parsi sciabili. Ma oggi nessuno è ispirato.
Per la discesa prendiamo per qualche metro la cresta S a piedi, poi inforchiamo le assi e dopo una decina di imprecazioni causa sassate, entriamo nella vallecola colma di neve che ci riaccompagna sulla traccia dell'andata che seguiamo anche in discesa.
Sul versante valtellinese del passo di Caronella ci manteniamo a dx, ai piedi del versante delle cime di Caronella, per calare nella conca dell'alpe attraverso un ripido canale valanghivo colmo di neve e da lì su neve sempre peggiore, gelata e piena di gobbe, torniamo all'auto.


Le cime di Caronella e l'impattante elettrodotto che segna la valle.
Sulle Retiche il tempo è brutto, mentre nelle Orobie sono sole e caldo a farla da padroni.
Val Caronella.

Verso il passo di Caronella.
In rosso la linea di salita, in azzurro quella di discesa per il ripido versante SO viste dal passo di Caronella.
In rosso la linea di salita, in azzurro quella di discesa per il ripido versante SO.
Verso l'anticima.
Il ripido pendio per l'anticima.
L'anticima.
Quasi in vetta.

Giovanni in vetta.
In discesa dalla vetta.
Dalla vetta: i primi 50 metri sono a piedi che non c'è neve e affiorano sassi trita-sci ovunque!