lunedì 5 maggio 2014

Colle del Torrone Centrale (m 3250) per la parete NO e anticima S della cima dal Cantun (m 3348)



Il pizzo Torrone Centrale, stupenda e ardita montagna del bacino del Forno, ha una impressionante parete ghiacciata sul versante NO che culmina ad uno stretto colletto. La leggendaria guida alpina Christian Klucker nel 1891 fu il primo alpinista a raggiungere il colletto e da questo la vetta della montagna. Era accompagnato, come spesso su questi monti, da Mansueto Barbaria, seconda guida, e dallo strafottente cliente Artur Von Rydzewsky.
In questa stagione, con molta neve e ben assestata, crepaccio terminale chiuso e buona volontà, dal colle del Torrone Centrale si può  fare una splendida sciata ripida in uno dei più begli scenari delle Alpi Centrali. 
Noi vi siamo stati oggi partendo da Chiareggio ed entrando nel bacino del Forno per il passo di Vazzeda.
Al termine della gita, per non farci mancare nulla, abbiamo salito anche l'anticima meridionale della cima dal Cantun (m 3348).
Il rientro, per cause di forza maggiore, è stato con 3 sci in due...

La parete NO del pizzo Torrone Centrale segnata dalle tracce dei nostri sci.
Partenza: Chiareggio - pian del Lupo (m 1630).
Itinerario automobilistico: da Sondrio si prende la SP15 della Valmalenco. Arrivati a Chiesa in Valmalenco (12 km) si prosegue per il ramo occidentale della valle fino a Chiareggio (10 km). Oltre il paese si scende al pian del Lupo, nell’ampio greto del torrente Mallero, dove si lascia l’auto.
Itinerario sintetico: pian del Lupo (m 1630) - alpe Vazzeda inferiore (m 1835) - alpe Vazzeda superiore (m 2021) -  passo di Vazzeda (m 2965) - ghiacciaio del Forno (m 2500 ca.) - colle del Torrone Centrale (m 3250) per la parete NO -  ghiacciaio del Forno (m 2750 ca.) - passo dal Cantun (m 3261) - anticima S della cima dal Cantun (m 3348) - ghiacciaio del Forno (m 2500 ca.) - passo di Vazzeda (m 2965) -  pian del Lupo (m 1630).
Tempo  previsto: 10-14 ore a seconda delle condizioni della neve. 
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo e kit antivalanga, casco, corda, imbraco, piccozza e ramponi.
Difficoltà/dislivello: 5- su 6 / oltre 3200 m.
Dettagli: OSA+/PD. In salita basta solo prestare attenzione a che i crepacci siano chiusi. La parete ha una pendenza continua tra i 40° e i 50°. Occorre, ovviamente, neve ben assestata - ma non ghiacciata - per scendere con gli sci in tutta tranquillità. Le difficoltà sono segnalate in base alle condizioni che abbiamo incontrato, a dir poco ottime. 5- è assegnato specialmente per il dislivello tale da sfiancare lo sciatore. L'anticima S della cima di Cantun, invece, non presenta alcuna difficoltà degna di nota (BSA), ma richiede pratica di ghiacciaio per non finire in qualche buco.
Mappe:
- CNS 1:25000 fogli n. 1276 (Val Bregaglia) + n. 1296 (Sciora);
- CNS 1:50000 fogli n. 278 (Monte Disgrazia) + n. 268 (Julierpass);
- Kompass 1:50000 fogli n. 92 (Chiavenna, val Bregaglia) + n. 93 (Bernina).


Eccoci pronti, dopo pochi giorni dalla N della cima di Rossi, a tornare nel bacino del Forno per una nuova super-sciata.
Col Caspoc' parto da Chiareggio che son le 4:20 di notte.
Fa freddo, è tutto ghiacciato, così calziamo i ramponi direttamente a Forbesina e sci in spalla andiam su per il sentiero estivo fin dove questo attraversa il torrente e raggiunge l'alpe Vazzeda Inferiore.
Noi qui ce ne separiamo e risaliamo integralmente la gola colma di neve fino a m 2300 dove la valle si apre.
Ci lasciamo lo spigolo E della cima di val Bona sulla dx e puntiamo all'evidente sella del passo di Vazzeda, che è la seconda sella nevosa da sx lungo la cresta che unisce cima di Vazzeda e cima di val Bona (la sella più a sx e più bassa, spesso raggiunta dalle tracce degli sci, non è valicabile perchè sul versante svizzero precipita con rocce e canali). A m 2600 la neve si fa crostosa e non porta. Via i ramponi e su gli sci.
Arriva l'alba, ma il vento non fa sentire il tepore del sole.
Il cielo presenta striature multiformi che si colorano ai primi raggi dell'alba.
Alle 7:20 siamo al passo di Vazzeda (m 2965, ore 3:30). In perfetto orario: alle 7:30-8 abbiamo appuntamento con Valentino e Roby Ganassa ai piedi del pizzo Torrone Centrale.
Scivoliamo giù per l'ombroso circo tra la cima e il monte Rosso.
La neve è ghiacciata, fa molto freddo.
Raggiunto il ghiacciaio del Forno a m 2500, prendiamo la traccia di sci che sale verso S affrontando un lungo tratto quasi pianeggiate.
Guardiamo la parete NO del Torrone Centrale: maledizione, in 3 l'hanno già scesa e segnata con le loro tracce.
Di curve ne han fatte poche: devono essere dei manici, forse sono i tipi che sono lì in tenda al centro del ghiacciaio.
Ci avviciniamo e, dalla larghezza dei loro sci e valutando le tracce, ne abbiamo conferma.
Pace, di spazio e neve vergine ce n'è ancora tanta. Anzi, grazie mille a questi super discesisti che ci hanno battuto la traccia!
Sono le 8:20 e di Roby e Valentino non c'è neppure l'ombra.
Caspoc' alle 14 deve essere al lavoro, per cui valutiamo se iniziare a salire.
All'improvviso ecco 2 puntini in lontananza. "Saranno loro?"
Li lasciamo avvicinare, e quando ne abbiamo conferma ci prepariamo. Non appena Valentino ci raggiunge gli chiedo la corda, così se mai vorremo andare in vetta ci portiamo avanti.
Si parte!
Io sono scoppiato, oggi non è giornata.
Per fortuna c'è San Caspoc' che fa buchi nella neve.
La traccia dei precursori è stata cancellata dalle valanghe e quindi inservibile se non nei 100 metri su in cima.
Le picche riposano nello zaino perchè la neve è talmente soffice che tornan più utili i bastoncini da sci.
La parete è  lunga (circa 450 metri di dislivello) e faticosissima. Si affonda di brutto.
Dopo aver superato con attenzione il crepaccio terminale, le pendenze di mantengono costanti sopra i 40°, senza peraltro mai arrivare a 50°.
Si preannuncia una bellissima discesa e non troppo impegnativa dati i 60 cm di polvere!
Il colpo d'occhio è formidabile sia sul bacino del Forno, sia sul baratro che man mano s'alza sotto i nostri ramponi.
Sulla sx, oltre un cordolo di neve sbuca la cima di Rosso, poi man mano appaiono tutte le vette del Masino e del gruppo del Bernina, anticipate da una strana inquadratura sul pizzo d'Argento.
In circa 1 ora e mezza di sofferenza siamo al colle del Torrone Centrale (m 3250, ore 3:30), sella su cui culmina la parete.
A O c'è la punta Melzi, a E il pizzo Torrone Centrale. Sul versante S s'abbassa un bel canalone nevoso. Sarebbe interessante fare la traversata con gli sci. Non oggi però...
In preda alle allucinazioni confondo le due vette, sembrandomi quella occidentale la maggiore.
Caspoc' va ad assaggiare la cima, ma con 30 metri di corda, ammesso di riuscire a vincere la prima parete di rocce vetrate (IV?), non riusciremmo mai a calarci da lì!
Non se ne fa nulla. Caspoc' è pure quasi fuori tempo massimo per arrivare puntuale al lavoro, così aspettiamo che Roby e Valentino siano quasi in cima (altrimenti potrebbero esser spazzati giù da una delle inevitabili valanghe provocate dagli sci in discesa).
Li avviso che non si passa e do il via al Caspoc', che in un attimo è già giù a metà.
Nessuno di noi trova il tempo di scattargli una foto.
Tocca a me.
Le gambe sono completamente paralizzate, non rispondono. Che incazzatura.
Le prime 10 simil-curve le faccio come uno che è la prima volta che mette gli sci, dovendomi arrestare anche al termine di ognuna a riposare.
Roby e Valentino mi guardano perplessi.
Dopo una cappottata senza conseguenze, mi torna un po' di elasticità muscolare e va meglio. Avvicino e ingaggio il Caspoc' per scattargli un paio di fotografie. 
Lui tira le curve a tutta, ma si impunta e fa un volo pauroso.
Nessuna conseguenza.
Siamo nella parte bassa.
Caspoc' la scende a mille all'ora. Gli vedo superare il terminale in una nuvola di polvere, poi lo scorgo rotolare lentamente a valle su una valanga.
Credo stia scherzando e proseguo nelle mie diligenti curvette lente, ora più decise e armoniche.
Ad ogni giravolta parte una scarica di neve soffice.
Sento il Caspoc' che mi urla di stare a sx e intanto risale a piedi verso il terminale, nuotando controcorrente il fiume di slavina.
Che sia saltato il ponte sul crepaccio?
Boh.
A 50 metri da lui capisco che ha perso gli sci e le racchette in una caduta e non vuole le sommerga con la neve.
Trova subito 1 sci e entrambe le racchette, ma del secondo attrezzo non c'è nemmeno l'ombra.
Passo il terminale e lo aiuto a cercare.
Sondiamo in lungo e in largo la zona, ma nulla.
Quando dal colle si avviano anche Roby e Valentino scendono nuove valanghe.
Lavati dal fiume di neve proseguiamo nella ricerca.
Niente.
È mezzogiorno e siamo in quattro a perlustrare i 150 metri sopra il terminale, ma senza successo.
Capiamo che non c'è più speranza.
Caspoc' chiama al lavoro e avvisa:  è impossibile arrivare a Chiareggio per tempo.
Mangiamo un boccone poi, mentre Caspoc' fa gli ultimi tentativi di ritrovare lo sci, noi saliamo  lungo l'ampia traccia che porta al passo dal Cantun.
È molto caldo e la neve, specialmente a O, inizia a scaricarsi sui versanti.
Giunti al passo, limitiamo i nostri possibili obbiettivi all'anticima meridionale della cima dal Cantun (m 3348), che tocchiamo per la cresta di neve e roccette che s'alza verso N (nel proseguire tale cresta verso la cima principale, 6 metri più alta, troviamo un passaggio che necessiterebbe una calata in doppia da uno sperone, o di aggirarlo da O su neve bagnata e ripidissima).
Sull'anticima faccio conoscenza con un cameramen che è lì a filmare 3 sciatori freeride, gli stessi che ieri ha sciato la NO del Torrone e che in questo momento stanno filando giù a tutta dall'anticima O del monte Sissone. Che manici!
E tanto per parlare di fenomeni, Roby mi fa notare i pizzi del Ferro, in particolare il loro versante settentrionale dove si trova un ripidissimo scivolo ghiacciato su cui, solo pochi giorni fa, gli stessi ragazzi che il 25 aprile 2013 hanno sceso la N del Disgrazia hanno tracciato una linea spettacolare, purtroppo non visibile da questa angolazione.
Rimessi gli sci mi godo una facile discesa in neve crostosa e trasformata che mi porta dove la grande lingua del ghiacciaio del Forno si raddrizza e corre per chilometri verso N. Qui mi fermo a chiacchierare con i freeriders presso il loro accampamento in fase di smontaggio.
Mi raccontano di esser qui da 2 giorni e di essersi molto divertiti.
Mi chiedono informazioni sul Caspoc' che ha perso lo sci e mi fanno l' "in bocca al Lupo" visto che ci aspetta ancora un lungo rientro.
Raggiungo il Caspoc' che si è portato alla base del vallone per il passo di Vazzeda.
Per ricambiare la sua gentilezza mattutina gli dò un mio sci, così salirà con 2 fino al passo e prenderà fiato in vista della lunga discesa in monosci fino a Chiareggio.
Io ho ancora un po' di energie, sto certamente meglio che stamattina, anche se il mal di testa per il sole e la disidratazione mi infastidisce molto.
La fortuna ci fa trovare una traccia ancora dura, così la tortura degli ultimi 500 metri di salita viene addolcita.
Transitiamo sotto la N della cima di Rosso, incisa da altre 2 tracce che si vanno a sommare alle 2 già presenti stamattina.
Alle 18:00 eccoci al passo di Vazzeda, di nuovo tra luce ed ombra con destinazione ombra.
Aria fredda e versante malenco completamente rigelato, ma oramai è fatta.
Dopo 4 passi e oltre 3200 metri di dislivello positivo con vicissitudini varie arriviamo alla macchina con 3 sci, 2 paia gambe intere e 1 sete fottuta!

Dai ciatté di Vazzeda verso il passo di Vazzeda.
Al passo di Vazzeda. A dx la Valmalenco illuminata dal sole e a sx il bacino del Forno in Ombra.
Gli itinerari per il Torrone Centrale e la cima dal Cantun visti dal monte Rosso nel novembre 2009.
La traccia per la NO del Torrone Centrale vista dal ghiacciaio del Forno.
L'immenso ghiacciaio del Forno dalla base della parete NO del torrone centrale.
L'ombra della cima di Rosso, l'accampamento dei fortissimi freeriders e le minuscole sagome di Roby e Valentino.
Valentino nella parte bassa della parete.
La punta Melzi dal colle del Torrone Centrale. 
Roby e Valentino nella parte alta della parete.
Panorama dal colle del Torrone Centrale. Segnati gli itinerari per raggiungere la base della parete e quello per l'anticima S della cima dal Cantun.
Caspoc' giù a tutta.. forse ha spigolato?
segue un turbine di neve;
una carcassa nella neve,
ma dopo 3 secondi risorge!
Nella parte bassa della parete. 
In salita verso il passo dal Cantun.
Bella vista sul Torrone Orientale incorniciato dal profilo innevato del Torrone Centrale.
Sull'anticima settentrionale della cima da Cantun. Sullo sfondo si scorge la cima principale. 
Al passo di Vazzeda. Di nuovo tra luce ed ombra. Sullo sfondo la cima di Vazzeda.

domenica 4 maggio 2014

Pizzo Dosdè (m 3281) e Sassi Rossi Cima Nord (m 3120)


Partenza: Parcheggio Altumeria della Val Viola P4 (m 2070) / Agriturismo Caricc (m 1990)
Itinerario automobilistico: da Bormio seguire la Strada Statale 301 per il passo del Foscagno fino a località Arnoga dove, in corrispondenza di un tornante, si imbocca inizialmente in leggera discesa la strada per la val Viola. Dopo poco più di 4 km si trova in prossimità della fine della strada asfaltata il parcheggio. 
Itinerario sintetico: Parcheggio Altumeria P4 (m 2070 circa) – bivio rifugio Viola (m 2150 circa, 0:15) – Alpe Dosdè (m 2130, 0:30) – morena del Dosdè (m 2600 circa, 1h 30' ) – pendici pendio dei Sassi Rossi Cima Nord (m 3000 circa, 2h 25 ) - Pizzo Dosdè ( m 3281 circa, 3h ) - Sassi Rossi Cima Nord (m 3120, 0:15' di risalita) - Agriturismo Caricc (m 1990) - Parcheggio Altumeria (m 2070 circa, 0:20' di risalita)
Tempo per l'intero giro: 5 ore circa
Attrezzatura richiesta: kit antivalanga, possibili ramponi per i Sassi Rossi.
Difficoltà/dislivello: 3,5 su 6 / circa 1430 m.
Dettagli: BSA. Pendenze 35°- 40° dalla cima dei Sassi Rossi.

Il Pizzo Dosdè rappresenta una classica scialpinistica in Val Viola apprezzabile soprattutto per il maestoso panorama, impreziosita dall'aggiunta della breve, ma soddisfacente, risalita alla Cima Nord dei Sassi Rossi.


                                                           Pizzo Dosdè al tramonto

                                                        Cima Nord dei Sassi Rossi

Dal parcheggio abbiamo risalito sci in spalle la sterrata che porta in val viola oltrepassando le baite di Altumeria e cominciando poco oltre procedere a mezza costa puntando la strada che in lieve discesa porta verso l'alpe Dosdè (0:15'). Giunti all'Alpeggio (0:30) a seconda dell'innevamento si può scegliere se risalire la vallata mantenendo la sinistra orografica per poi oltrepassare il torrente sfruttando la copertura nevosa nella parte alta del fondovalle oppure sfruttare i due ponti che portano verso il rifugio Federico Dosdè. Guadagnata la parte alta del fondovalle abbiamo iniziato a risalire i pendii Occidentali del pizzo di Selva sempre in direzione Sud tra un rado bosco di larice e alcuni dossi innevati fino a guadagnare un pianoro che sempre procedendo in direzione Sud ci porta verso il ghiacciaio del Dosdè con la pendenza che man mano riprende ad aumentare, rimanendo comunque sempre molto dolce. Giunti a quasi 2600 metri (1:30') di quota invece di procedere verso il ghiacciaio secondo la via classica abbiamo risalito velocemente la morena occidentale per poi seguendone la cresta, sci ai piedi, guadagnare velocemente i pendii SO del pizzo Dosdè e passando ai piedi del canale della Cima Sud dei Sassi Rossi (m 2800 circa, 2h). Risalendo senza traccia obbligata in direzione NE la vallata siamo arrivati alle pendici del pendio NO della Cima Nord dei Sassi Rossi (m 3000 circa, 2:25') . La vetta del Pizzo Dosdè è già da un pezzo visibile di fronte a noi e la risaliamo abbastanza velocemente con io che faccio la spola dalla coda alla testa del gruppo per sfruttare al meglio l'ottima giornata e l'imponente paesaggio. La vetta regala un panorama a 360° su tantissime vette della Valtellina, il chè sopperisce allo scarso lato estetico della stessa, essendo di fatto un ampio pianoro. Due foto e ci siamo lanciati immediatamente in discesa fino alla base della Cima Nord dei Sassi Rossi che dopo aver ripellato in 15' guadagniamo sci ai piedi, grazie all'abbondante innevamento di questa stagione. La nuova discesa ha rappresentato l'unico tratto un pò ripido, 35°- 40° il tratto iniziale, della gita che altrimenti rappresenta una scialpinistica adatta anche ai meno esperti. Guadagnato nuovamente il vallone del Dosdè siamo scesi seguendo la via di salita fino al rifugio Federico Dosdè. Qui in discesa conviene mantenere la destra orografica puntando il bosco in direzione NE e scendere nel bosco, magari ricalcando il sentiero estivo, fino a guadagnare la piana inferiore da cui diventa visibile l'agriturismo Caricc, raggiungibile tramite il ponte sul torrente Viola, dove consiglio di far tappa per un piatto dei migliori sciatt della valle e una meritata birra fresca.
Da qui conviene poi percorrere a piedi la strada che esce dalla valle per circa 10' fino al ponte successivo, in prossimità del quale un sentiero, dalla parte opposta, parte un sentiero che in 10' , intuendo la direzione nel rado bosco, ci riporta al parcheggio o alla peggio nei suoi pressi. 

P.s. Normalmente l'agriturismo Caricc è raggiungibile anche in auto e può rappresentare anche il punto di partenza per la gita, conviene tuttavia documentarsi sulla possibilità di percorrerla con i propri mezzi, magari chiedendo al gestore 0342-985381 / 340.7103835 


                                              La traccia della prima parte di salita ( foto 2013 )

  La traccia della seconda parte per il Dosdè a partire dalla Morena (foto 2012)

                                            Sulla cresta della Morena del Dosdè

    I dolci pendii oltre la Morena, sulla sinistra il pizzo Dosdè, sulla destra la Cima Sud dei Sassi Rossi
                               
                                                                Giochi di ombre...

                                            La Cima Nord dei Sassi Rossi a sinistra

                                            Il tratto finale ( siamo a 3000 metri circa )

                                                Il tratto finale ( siamo a 3000 metri circa )

                                                 Risalendo gli ultimi tratti di pendio

                                           Polvere alla Cima Orientale di Lago Spalmo

                                                              Tutti in fila...verso la cima
                                                  
                                                                 360° dal Pizzo Dosdè

                                                              in discesa dal Dosdè

in discesa dal Pizzo Dosdè

                                                       I ripidi pendii dei Sassi Rossi

                                                 La mia nuova maglia Mello's mimetica

                                                             In vetta ai Sassi Rossi Cima Nord

il pizzo Dosdè visto dalla Cima Nord dei Sassi Rossi

                                     Claudio in discesa dalla Cima Nord dei Sassi Rossi

                                                Cima Nord dei Sassi Rossi ... firmata.

                                                                           Giù a tutta

                                  Uno sguardo al canale dei Sassi Rossi .... coming soon..

                                                         Sullo sfondo il Corno di Dosdè
  

sabato 3 maggio 2014

Pizzo Trevesina (m 2823)

Il pizzo Trevesina dall'alta val Guinzana. In rosso la traccia di salita, in verde quella di discesa.
Finalmente in val Grosina, dove non avevo ancora messo gli sci. Scegliamo la val Guinzana, laterale sinistra della val Grosina Occidentale, meta di Giacomo e Giovanni nelle loro ultime 2 gite.
Saliamo nel pomeriggio, un po' a casaccio, cercando uno tra gli innumerevoli bei percorsi che la valle offre per lo sci. Lo sguardo corre subito sul pizzo Trevesina, posto a S dell'omonimo passo e la cui vetta non presenta difficoltà alpinistiche.
La sciata è incantevole, i luoghi isolati e affascinanti.




Partenza: Ortesei - val Grosina Occidentale (m 1598). 
Itinerario automobilistico: Da Tirano dirigersi verso Bormio e uscire dalla statale a "Grosio". All'uscita percorrere il retilineo fino all'incrocio dove seguiremo a destra, in salita verso il centro di Grosio. Oltrepassato il centro storico prendere a sinistra per Valgrosina - Fusino. Dopo 7,5 km di strada di montagna, arrivati alla località Fusino, prendere a sinistra in direzione Malghera. A Fusino, presso il bivio Malghera-Eita, è possibile acquistare al distributore automatico il permesso di transito. Seguire quindi per Malghera (sx) fino in località Ortesei o dove la strada è sbarrata dalla neve e quindi occorre continuare a piedi. 
Itinerario sintetico: Ortesei (m 1598) - baite Sacco (m 1617) - alpe Guinzana (m 1930) - pizzo Trevesina (m 2823) salito per la cresta N, sceso per il versante E. 
Difficoltà/dislivello in salita: 3+ su 6 / 1250 m. BS+
Tempo previsto:  3:30 ore per la vetta.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit antivalanga, ramponi talvolta utili sulla cresta finale.
Dettagli: BS+. Da affrontarsi con neve assestata perchè la val Giunzana presenta sponde ripide che scaricano sul tracciato. Attenzione al versante E del pizzo Trevesina nella discesa: pendenze fino a 40° nella parte alta.
Per altre gite consiglio il volume "Sci Alpinismo in Alta Valtellina" di Antonio Boscacci.

Io e Gioia ci avviamo da Ortesei (m 1598) che è già mezzogiorno, caldo e ventoso.
Un signore sta spalando la neve dalla carrozzabile. Gli chiedo se non valga la pena aspettare l'azione del sole di maggio anziché faticare. Lui mi dà ragione affermando "Spazzà nef e cupà gent i-è mesté che ai servìs a nient", ma prosegue nella sua azione col badile.
Abbandonata la strada principale e scesi (sx) alle belle baite di Sacco, percorriamo la piana fino al ponticello (1,5 km circa da Ortesei) che ci accompagna sulla dx orografica del torrente della val Grosina Occidentale dove ha inizio la strada per la val Guinzana.
Lungo la rotabile innevata, tornante dopo tornante rimontiamo il versante fino all'ingresso sospeso della valle. Il bosco sempre più rado fa da sipario alla piana che ospita l'alpe Guinzana (m 1943), posta dall'altra parte rispetto al torrente. Mantenendo la sx idrografica vinciamo un primo salto, quindi ci portiamo sulla sx idrografica e traversiamo i pendii nord-orientali del Sasso, sempre generosi nello scaricare grosse valanghe.
Il torrente fragoreggia alla nostra sx incassato in una stretta gola.
Per successivi ripiani e rampe, guadagniamo l'anfiteatro conclusivo della valle, cinto a sx dal pizzo di Sassumero, segnato al centro (S) dal passo di Guinzana, e a dx dal Sasso e dal pizzo Trevesina. Tra i due si trova la bocchetta di Trevesina, nostro faro-guida nell'ultima parte della gita.
Puntandolo ci portiamo sotto alla rampa finale per il valico, quindi pieghiamo a sx (S), scavalchiamo la dorsale che scende dall'anticima settentrionale del pizzo Trevesina, quindi per una ripida vallecola ci portiamo sulla sella tra quest'anticima e un'ulteriore elevazione della cresta settentrionale che ci separa dalla vetta.
Tolti gli sci seguiamo brevemente la cresta, che dopo un su e giù, giunge alla striminzita croce di vetta del pizzo Trevesina (m 2822, ore 3:30 - 4). Il panorama è estesissimo e incantevole, dal Bernina, alle Orobie, alle vette della val Grosina - ma ciò non basta a trattenerci sulla sommità dato il vento assillante e il freddo.
Rimesse le assi ci buttiamo giù a E per la ripida faccia del monte (max 40°).
La neve è fradicia e dopo poche curve parte una bella valanga da sotto i miei sci, ma per fortuna mi divincolo abbastanza facilmente. Arrivati all'altezza delle nostre prime inversioni nella vallecola a N del pizzo, traversiamo sulla sx e ci ricongiungiamo alla via di salita.
La neve è marcia o crostosa, ma ciò non ci impedisce comunque di gustarci la sciata.
Alle baite di Sacco incontriamo degli alpigiani che gentilmente ci offrono un té e ci raccontano con passione delle bellezze e consuetudini della loro valle.



La traccia di salita in rosso e di discesa in verde. A dx si vede la sella nevosa del passo Trevesina.
Le ultime inversioni per la sella da cui parte la cresta finale. 
In vetta.
Le nostre tracce fresche di salita  e discesa su neve fangosa, e quelle più consumate lasciate l'altro ieri da Giacomo e Giovanni. 
Presaccie e la val Piana.
Fioriture a m 1300.