domenica 4 febbraio 2024

Sassa di Fura (m 3363), l'ultimo capolavoro del Caspoc'

Oggi abbiamo ripetuto, dopo 8 anni, l'ultima grande salita del Caspoc', una linea che solo il suo talento poteva scovare sulla grande parete SE della Sassa di Fura. Di seguito due righe che ho buttato giù di getto; la descrizione dettagliata la troverete nel n.68 - Primavera 2024 de Le Montagne Divertenti.

La linea del Caspoc' che abbiamo ripetuto sulla parete SE della Sassa di Fura.

In cielo l'ultimo quarto di luna. Sorta tardi, rischiara l'enorme parete senza nascondere le stelle.

Il vento fa scricchiolare alberi scheletrici e ubriachi che s'allontanano dietro di noi.

Sto in silenzio per ascoltare meglio, trattengo pure il respiro. Nulla. Solo i battiti del mio cuore che accelerano e inquietudine. Scappan dalla gabbia i ricordi di otto anni fa, di quand'eravamo qui, la notte, per capire cosa fosse successo al nostro amico, dei mesi a venire e di quando l'abbiamo trovato.

Il sole veste la neve d'oro, il cielo di lapislazzulo e col suo arco scocca lo spicchio di luna contro una cresta. 

Il vento ci concede l'armistizio nel mezzo della parete. Lì agguantiamo il filo d'Arianna lasciato dal Caspoc. Fiduciosi seguiamo quel testamento nell'annichilente labirinto di salti, cascate e rampe.

Si calma l'affanno; siamo in alto, sopra una sequenza indefinita e vertiginosa di terrazzi tra i quali la linea delle nostre impronte si spezza: segmenti disgiunti che la distanza assottiglia e dissolve nel bianco.

«Che intuizione che ha avuto quel matto! Salito da solo e nella metà del nostro tempo... per poi trovare la sua Samarcanda sul semplice versante svizzero.»

«Tu passeresti giù di qui con gli sci?» mi chiede Andrea.

«Io no. Non ho più la testa.» rispondo.

Uno stambecco balena tra le rocce della vetta e i pennacchi di neve. Se non avesse avuto quattro zampe avrei giurato fosse il Caspoc che voleva prendermi in giro: «Mica avrai paura Beno?»

Sassa di Fura. Urliamo di gioia, urliamo di nostalgia.

Sassa di Fura. Quanto vorrei poter riavvolgere il nastro del tempo.


Nella parte bassa della parete.

A m 2500 sorge il sole.

A 3000 metri c'è il tratto più ripido; affiora ghiaccio e le piccozze tornan utili.

Una cengia/ camino nascosa tra le rocce ci fa uscire dal tratto chiave e ci dà accesso ale settore superiore.

Siamo in vetta.

La discesa dalla vetta sul versante svizzero è su neve oscenamente ondulata dal vento.



La linea di salita vista dal passo delle Tre Mogge.

Sotto i m 2500 la neve da ghiacciata si fa fango e nella melma caliamo ai Ciaz de Fura.

La desolazione di una Chiareggio senza neve.