giovedì 15 agosto 2013

Pizzo Rondenino (m 2747) - cresta N


Pizzo rondenino - il tracciato della via Longo - Martina

Si tratta di una via super selvaggia che vince il possente sperone N del pizzo Rondenino, al centro della testata della val d'Ambria. Sono oltre 600 metri di dislivello, ma non si incontrano problemi seri.
Passi su roccia fino al IV obbligatori e difficoltà concentrate nei primi 200 metri, poi se si vuole arrampicare un po' si deve andare a cercare i passaggi o si è costretti a passeggiare.
Isolamento garantito.

Partenza: bivio sopra Vedello (m 1050 ca.). 
Itinerario automobilistico: alla fine della tangenziale di Sondrio (direzione Tirano), prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la strada provinciale fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile (semaforo) si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in val Vedello fino alla centrale di Vedello (m 1000, 6 km).  Si continua sulla strada sterrata e, meno di un km oltre la centrale, si giunge al tornante dove c'è il bivio Ambria-Agneda. Si parcheggia nei pressi del tornante.
Itinerario sintetico: bivio sopra Vedello (m 1050 ca.) - Ambria (m 1325) - lago Zappello - baite Dossello (m 1593) -  pizzo Rondenino (m 2747) - pizzo Poris (m 2712) per cresta N -traversata al monte Aga (m 2720) passo di Cigola (m 2486) - passo Brandà - lago Venina - Ambria (m 1325) - bivio sopra Vedello (m 1050 ca.). 
Tempo previsto: 3 ore per l'avvicinamento - 4 ore la via - 4 ore per il rientro dalla val Venina. 
Attrezzatura richiesta: corda (almeno 30 metri), casco, fettucce, friend fino al 3, cordini.
Difficoltà/dislivello: 4+ su 6 / circa 2600 m.
Dettagli: Alpinistica AD Passi di IV grado. Roccia generalmente buona, anche se con tratti friabili.
MappeKompass n.104 - Foppolo - Valle Seriana, 1:50000






Quattro pellegrini raggiungono Ambria al mattino. È ferragosto e nel paesino brulica di vita. Tanti anziani sono sugli usci delle case che chiacchierano, le donne fanno i mestieri o curano i fiori che abbelliscono i davanzali.
Prendiamo a sx la val d'Ambria, constatando che i frutti dei sorbi degli uccellatori sono già maturi. Rossi fiammanti.
Una volta ho bevuto la grappa fatta col sorbo ed era davvero squisita. Si potrebbe provare a farla.
Vanno messi in una damigiana a macerare con un sifone per l'uscita dei gas che, immerso in un secchio, impedisce all'aria di rientrare. Almeno, a Castello dell'Acqua, un signore stava adottando quel metodo per la grappa di pere.
Incontriamo un po' di manzetti alla centrale di Zapello, poi le mucche si fanno sempre più fitte e segnalano il lago di Zapello, oggi ridotto ad una misera pozza infestata di zanzare.
Percorriamo tutta la piana della valle, salutiamo i pastori alle baite Zapello. Son lì a fare il burro.
La scena è simile ad una vecchia foto di Alfredo Corti di 80 anni fa http://www.archiviocorti.it/Sites/171/WebExplorer/Archivio%20Corti/1024/AC-SV-0626.jpg che riprendeva la lavorazione nella vicina alpe Cigola. Oggi di pastori se ne contan solo 2, mentre allora erano 5.
Gioia e Mario ci salutano: vanno proprio su all'alpe Cigola a raccogliere mirtilli. Io e Lele facciamo la via: ci ritroveremo entro le 17 in cima al monte Aga.
Il pizzo Rondenino è quello in centro alla testata della valle, quasi anonimo se confrontano coi vicini pizzo del Diavolo e monte Aga. Ha un possente sperone che scende a N e individua il vallone glaciale compreso tra Rondenino e Aga, mentre  sul versante orientale sono le vaste e scure placconate a disegnare la montagna.
Puntiamo per faticose gande al punto più basso dello sperone N e da lì saliamo quasi cento metri sulla dx finchè vi è un grosso sasso (molto grosso) e un settore di roccia chiara.
Attacchiamo qui per placche poco ripide di roccia inaspettatamente solida, dato che siamo nelle Orobie.
Dopo esserci spostati un poco a dx dello spigolo nel primo tratto, lo riguadagniamo e lo seguiamo con buona verticalità per un centinaio di metri.
Qui si trovano i passaggi più ostici (IV), poi la via non è più obbligata e , se si vuole arrampicare, si devono cercare i passi più belli.
Una relazione diceva che i chiodi da roccia sono indispensabili. In realtà il martello a me è servito solo per farmi dei lividi sulle gambe. Se si accetta qualche protezione un po' distanziata, friend e cordini sono più che sufficienti. Poi c'è qualche chiodo in loco.
In cima al primo sperone della cresta, seguono un paio di intagli. La via è aerea, ma nessuna difficoltà. Andiamo in conserva solo a scopo esercitativo.
Le scarpette riposano nello zaino e saliamo con le scarpe da trekking e in conserva. A 50 metri dall'innesto sulla cresta Aga-Rondenino (che si trova ben lontano dalla vetta del Rondenino), traversiamo a sx in parete e per cenge e placche fessurate (III+ max). Risaliamo in cresta solo a un centinaio di metri dalla vetta, che vinciamo appoggiandoci al versante bergamasco dove necessario.
Alle 15 sono per la terza volta in 11 mesi in vetta al Rondenino. Troppe!!
Mi aspettavo una via ben più impegnativa, anche alla luce del nome degli apritori. A guardarla dal basso o dall'Aga, non si direbbe tanto semplice. Le nebbie oscurano il paesaggio.
Stretta di mano e,  per cenge e roccette bergamasche ben sotto lo spartiacque, ci dirigiamo (O) al monte Aga, dove gli altri ci aspettano col pranzo.
Pennichella, passo Cigola, salita al passo Brandà, pennichella due distesi sui prati fioriti e baciati dal sole. Arriva un bel tramonto accompagnato dai nostri fantasmi di Broken, poi giù verso il forno del ferro. La notte ci coglie al lago Venina, dove una splendida luna si specchia nell'acqua.
Quando alle 21 siamo ad Ambria, il cielo è rischiarato dal grande falò di ferragosto e l'atmosfera resa gioiosa dalla festa.
Quant'è bello vedere rivivere questi luoghi. Oggi più di ogni cima, mi è piaciuto sentire le voci entusiaste dei bambini che gettavan legna nel fuoco. Pareva di essere in uno degli splendidi racconti di Bruno Galli Valerio, ma tutto è svanito quando ho visto il parcheggio tristemente pieno di auto pronte a fuggire da questo sogno.

Inquietante visione dei roccioni basali della cresta occidentale del pizzo dell'Omo.

Dettagli della parte bassa della via ripresi dall'alpe Cigola. I due puntini siamo io e il Lele. 
Un po' sopra.

La via ripresa dal lago Zapello, 
Lele alla ricerca di una fessura divertente su cui arrampicare in un tratto altrimenti scevro di ogni difficoltà.

Scendendo dalla prima torre. 
Una camino porta sulla terza torre.
Bello esteticamente, ma senza problemi.
Inquietante visione della cresta appena percorsa dall'anticima E del monte Aga.
Lo spettro di Brocken al passo Brandà.

Il forno fusorio della val Venina. Qui venivano squagliate le rocce ferrose estratte dalle cave ancora ben visibili sulla dx orografica. Pur con periodi di inattività, i giacimenti furono sfruttati dal 1300 al 1874, quando vennero abbandonati definitivamente perchè divenuti sconvenienti anche a causa del clima inospitale (Piccola Età Glaciale). In quegli anni la valle si presentava inoltre priva di alberi, perché questi vennero indiscriminatamente impiegati nelle carbonaie.


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