In realtà la mia giornata era partita con altri propositi: quello di andare a far foto al lago della Piodella in val Pilotera. Alle 7:30 però un ingorgo mi aveva bloccato al ponte del Tartano...
Piove e c'è nebbia.
Giro la macchina e salgo a Tartano. Vorrei, come seconda scelta, andare ai laghi di Porcile, ma uscito dalla galleria che porta a Campo Tartano, vedo che di neve ce n'è molta più del previsto.
Le piante, con ancora tutte le foglie verdi, sono piegate o divelte nel centro della carreggiata.
Con qualche gincana vado oltre. A Tartano trovo i pastori che di fretta stanno abbassando mucche e asini. Ci sono 40 cm di neve. La strada della val Lunga non è percorribile: mi tocca sotto l'auto e slittano le ruote.
Parcheggio e provo a salire un po' a piedi, ma la marcia è un supplizio.
Qua e là la gente libera il perimetro della propria casa con le pale.
È pure andata via la luce: un larice è caduto sulla linea elettrica.
Torno a casa meditando se azzardare un'uscita con gli sci.
Due occhiate di sole bastano a convincermi e verso mezzogiorno mi dirigo in Albosaggia per salire sul Meriggio. A m 885, in corrispondenza dl bivio San Bernardo- Campei, un albero ostruisce la carreggiata.
Parcheggio lì la macchina e inforco subito gli sci.
Splende il sole e i rami gocciolano freneticamente.
Alle Bratte un signore sta tagliando le betulle cadute sulla strada e mi ribadisce di non aver mai visto nulla del genere ad ottobre. Ai Campei è tutto bianco, un clima da terre del nord Europa, se non fosse che sotto 30-40 cm di neve si intravedono i gerani fioriti. In un orto ci sono pure le piante di fagioli in abito estivo.
Da qualche comignolo sale il fumo, mentre io disegno la mia traccia sul soffice e vergine manto bianco.
Sotto gli sci ho più di 30 cm di zoccolo: mi sento come un carcerato con le palle ai piedi, ma a differenza dei detenuti assaporo un senso di impagabile libertà.
Oltre Campei sono definitivamente solo. Un capriolo mi attraversa la strada, poi un gallo forcello.
Arrivo al ripetitore già bello stanco e mi trascino fino al passo della Portorella.
È un alternarsi di sole e caldo, per cui mi si appiccica la neve sotto e sopra gli sci, ed ombra e freddo che mi gela addosso il sudore.
Sui rami dei larici ci sono tanti candelotti di ghiaccio che luccicano al sole come addobbi natalizi.
Alla mia sx spicca il colore verdognolo della diga di Scais, in cui si riflette un tratto della val Caronno.
Il Diavolo di Tenda è tutto spruzzato di bianco, mentre il solco della val Venina si apre man mano all'orizzonte.
La vetta è conquistata con sofferenza poco prima delle 16. La croce è ghiacciata, l'aria gelida, misuro 1 metro di neve, ma devo ammettere che a fronte di grossi accumuli ci sono zone quasi prive. Quello di oggi è record assoluto di lentezza, ma aver soffiato agli agguerriti amici di Albosaggia la prima scialpinistica dell'anno al Meriggio è impresa titanica! Già, sono stato aiutato dagli alberi divelti e dal fatto che, a mia memoria, non è mai accaduto che la prima sciata sul Meriggio è realizzabile prima della vendemmia; questo deve aver spiazzato tutti.
Il lago di Venina ai miei piedi è attraversato da nebbie e vapori.
Non ho da bere, per cui mangio neve e cioccolato. C'è un profondo silenzio.
Scelgo di buttarmi giù al dritto per la N, valutandola come unica opzione per una bella sciata, anche se temo nelle sassate sotto gli sci.
Per fortuna ho qui quelli da sfascio, un vecchio paio di Silvretta con attacchi Silvretta di ghisa.
E invece la sciata è grandiosa. Neve soffice e polverosa, che quando lasci correre ti spara tutta in faccia. Non si toccano sassi. Fantastico!
Un po' meno il traverso in piano e la risalita al passo della Portorella.
Scivolo fino ai Campei, con altri tratti di sciata piacevolissima. Secondo i miei calcoli avrei dovuto farmi a piedi fino alla macchina, invece la neve a bordo strada è continua, per cui quando levo gli sci è già per metterli nel baule alla luce radente della sera.
La strada per Tartano: gli alberi piegati dal peso della neve. |
Campo Tartano. |
Cortocircuito bifase sulla linea aerea che serve Tartano, causato da una cima di larice divelta dalla neve. |
Le Bratte (m 1073). |
Fantasmi nel bosco sotto la punta della Piada. |
Baite della Piada, diga di Scais e gruppo del Redorta. |
Lago di Venina e passo di Venina. |
Lago di Venina con nebbie. |
Il lago delle Zocche inizia a ghiacciare. |
Sbarramento e lago di Venina. |
La croce del Meriggio e il gruppo del Bernina. |
A Montagna inValtellina è ancora tutto verde. |
I Campei. |
BELLISSIMO BRAVO BENO
RispondiEliminaComplimenti. Proprio oggi pensavo: vuoi che qualcuno non sia salito al Meriggio?.... Complimenti per le foto, in particolare quella della mia baita alle Bratte (non Bratta).
RispondiEliminaClaudio (Busacc)
Errore corretto.
RispondiEliminaComplimenti a te per la baita, davvero un posto magnifico!
Brau beno! TE fregat i busach!
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