giovedì 4 luglio 2013

Spigolo Vinci al pizzo Cengalo (integrale)

Spigolo Vinci integrale

Il tracciato dello spigolo Vinci al pizzo Cengalo (integrale).
Stupenda cresta della val Porcellizzo che digrada a S del pizzo Cengalo, per la precisione a S della sua anticima meridionale: la punta Angela (m 3215). Il suo terzo superiore, a cui negli  viene dato impropriamente il nome di Spigolo Vinci, è la via più frequentata della val Masino. Ce lo ha confermato Mimmo Fiorelli, il gestore del rifugio Gianetti. 
Oggi con Giorgio e Bubu abbiamo ripetuto integralmente la salita di Alfonso Vinci, Elia Bernasconi e Paolo Riva del 16 agosto 1939, dal piede S della cresta alla punta Angela. Uno sviluppo di 750 metri con 19 tiri di cui 9 si trovano nel frequentato settore superiore. C'è da dire però che proprio lassù in alto la cresta si mostra in tutta la sua bellezza e spettacolarità.
Uniche note dolenti: la neve che ci ha nascosto la prima calata e ci ha fatto scendere lungo i vecchi chiodi le prime 3 doppie e la mia macchina foto che aveva sia la pila interna, che quella di scorta, scariche!!!

Attenzione: la guida Masino-Bregaglia. Regno del Granito di Andrea Gaddi ha una relazione completamente sbagliata dello spigolo Vinci integrale. Ne descrive infatti la salita alla prima torre, ma poi, magicamente, questo tratto si innesta in quello finale ignorando i 5 tiri e mezzo del settore centrale, dove vi sono due fessure atletiche (V+).


Alba sullo spigolo Vinci al pizzo Cengalo in val Porcellizzo.
Alba sullo spigolo Vinci.

Partenza: Bagni di Masino (m 1172), ma per non massacrarsi di faticaconsiglio di pernottare al rifugio Gianetti (m 2534 - tel. 0342 645161).
Itinerario automobilistico: 6 chilometri dopo Morbegno in direzione Sondrio, appena oltre un ponte, all’altezza del paese di Ardenno, girare a sx e seguire per val Màsino. Ci si inoltra nella valle lungo la strada provinciale e si raggiungono i nuclei abitati di Cataeggio e Filorera. Proseguendo si costeggia il Sasso di Remenno (nota palestra di arrampicata sportiva) e si arriva a San Martino (14 km). Nel paese, al secondo tornante, lasciare a dx la strada per la val di Mello, proseguendo diritti per 4 km fino ai Bagni di Màsino (m 1172).
Tempo previsto: 10 ore per l'intera via. 3 ore per salire in Gianetti, 1 ora di avvicinamento. 1-2 ore per le calate. In totale dalle 15 alle 20 ore.
Attrezzatura richiesta: 2 corde da 60 metri, cordini anche lunghi, casco, moschettoni, discensore, imbraco, serie di nut e friend fino al 3, scarpe da roccia.
Difficoltà/dislivello: 5.5 su 6 / 2100 metri
Dettagli: TD (assegnerei TD- alla sua versione parziale), passi di V+ e VI grado. 19 lunghezze. Sempre ben proteggibile, ma mai banale.
Discesa: in doppia sulla via Carosello. La prima calata delle 7, se non c'è neve come oggi, è molto evidente nei pressi di punta Angela (spuntone con cordoni e maillon, poi spit) oppure si prosegue facilmente tra blocchi fino alla cima del Cengalo e si scende dalla via normale (versante O).

Mappe:
- Kompass n. 92 -  Val Chiavenna - Val Bregaglia, 1:50000
- Valmasino. Carta Escursionistica, 1:30000
- CNS. foglio 1276 - Val Bregaglia, 1:25000

Guide: Mario Sertori e Guido Lisignoli, Solo granito, ed. Versante Sud, Milano 2007- 2009 (è in preparazione la nuova edizione aggiornata - manca però la descrizione del Vinci integrale).
Bibliografia: Le Montagne Divertenti n.14, Spigolo Vinci, articolo a cura di Mario Sertori.

Mappa a cura di Matteo Gianatti.

Sono le 4 di mattina che ci incamminiamo dai Bagni (m 1172). Io, Giorgio e Bubu, ragazzo di Valfurva - ex atleta del fondo che ora si dedica a roccia  e ghiaccio.
Alla luce delle pile frontali seguiamo il sentiero per la Gianetti. Corte Vecchia, le Termopili, il Pianone, quindi altri 600 faticosi metri di dislivello tra pascoli e granito ci depositano nel piazzale del rifugio Gianetti (m 2534, ore 3:30). Sono le 6:15, è già chiaro. C'è molto vento, umido (ha piovuto stanotte) e il termometro appeso accanto all'ingresso segna +6°C.
Ciò mi conferma che ieri abbiamo fatto la scelta giusta: permutare la salita alla N dell'Ortles con lo spigolo Vinci al Cengalo: senza rigelo quella parete ghiacciata diventa una roulette russa, in cui però nel caricatore c'è solo un colpo su 6 a salve!
All'interno del rifugio non c'è anima viva. Dormono tutti.
Aspettiamo facendo asciugare calze e magliette. Bubu fotografa i quadri e le fotografie disposti ordinatamente sulle pareti che illustrano la storia dell'alpinismo su questi monti.
"Facciamo colazione qui, ci facciamo riempire le borracce e partiamo."
Ore 7. Tutto tace.
"Vedrete che il Mimmo adesso arriva, nei rifugi mica si dorme fino a tardi!"
Ore 7:15. Rumori sulle scale. Si affaccia al salone da pranzo un signore altro e magro in calzoncini, mentre le sue figlie sono di fuori a prender vento gelido in canottiera e pantaloncini.
Capiamo che sono o stranieri, o perfettamente adiabatici.
Ore 7:30. Il sole inizia a filtrare dai vetri e a scaldarci. "Avranno fatto sbornia ieri sera qui al rifugio e non riescono a svegliarsi!"
Non abbiamo altra scelta che attendere. Almeno la colazione la dobbiamo fare.
Alle 7:50, finalmente, appare il Mimmo.
"Si dorme qui, è?", esordisco.
"Se non c'è nessuno che deve partire presto io dormo, mi piace dormire!", scherza il Mimmo.
"Dovevi chiamarmi, così vi servivo subito e potevate ripartire senza perdere troppo tempo. Adesso è davvero tardi per il Vinci."
Poi, quando comunico a Mimmo che vogliamo fare l'integrale, accelera tutte le operazioni della colazione. È molto molto tardi.
"Dieci ore, ci stiamo dentro", aggiungo.

"Sì", risponde il Mimmo poco convinto.
Caffè e latte, pane e marmellata e via verso la nostra avventura.
Dal rifugio traversiamo a ENE puntando alla base dello spigolo S del Cengalo. Non ci si può sbagliare. La neve a tratti porta, a tratti ci ingoia.
Alla base dell'estrema propaggine meridionale della cresta (m 2800 ca.), ne attacchiamo la faccia occidentale una ventina di metri più a N dello zoccolo.
Facili fessure (III+) ci portano su una selletta erbosa, panoramica e baciata dal sole. Mancan solo le ragazze in bikini che ti versano da bere!
Uno spuntone era attrezzato per la sosta. Qui ci vestiamo per la scalata e mettiamo gli scarponi nello zaino. Quella che segue è, almeno da quello che ho potuto vedere in rete, l'unica relazione completa della salita integrale. Spero la memoria non mi tradisca, anche se non mi ricordo tutte le misure dei tiri! A volte, quando il gioco era semplice, puntavamo ad esaurire la corda evitando le soste intermedie. 
Vi prego di segnalarmi eventuali correzioni.

Spigolo Vinci al pizzo Cengalo integrale - tracciato completo e difficoltà
Dal secondo all'ultimo tiro dello spigolo Vinci integrale, così come lo abbiamo salito noi. Sono numerate le soste.
Tra la sosta 2 e la 3, perciò, si sviluppa il 2° tiro. Il Vinci classico si innesta sulla sosta 11 attraverso un facile canaletto lato Gianetti (50m, III).
La foto è scattata dalla parete S del Badile l'11 ottobre 2009.


Lo spigolo Vinci per morfologia può essere diviso in 3 settori: il primo che scavalca la I torre della cresta, il secondo che s'insinua tra le frastagliature della sezione centrale (soste attrezzate a spit) fino alla forcella a cui sale il canale da cui parte il terzo, quello comunemente percorso. Quest'ultimo tratto è stato ripulito dagli spit abusivamente piantati da guide svizzera e vince l'impennata finale della cresta con 9-12 tiri di corda su roccia spettacolare.

SETTORE 1 (ore 2:30)
Inizio io da capocordata. Faremo una manciata di lunghezze a testa per non incasinarci a scambiare le corde. Siamo all'ombra, la roccia è bagnata e lichenosa, perciò scivolosissima. A dx e a sx della vetta del versante O del torrione scendono due marcate incisioni verticali che disegnano la parete in tutta la sua altezza. La via esce in cresta grossomodo a ridosso del solco di dx.



I primi 5 tiri dello spigolo Vinci al pizzo Cengalo - versione integrale
Spigolo Vinci: il primo settore vince e scavalca la prima torre della cresta con 5 tiri di corda (III, IV, V+,V+, III-).
Il primo tiro inizia sul gradino inferiore della cresta a cui si arriva senza bisogno di corde.
1° tiro:
obliquiamo verso sx per placche e fessure fino ad una selletta dove attrezzo una sosta su spuntone (40 metri, IV-).

2° tiro:
a sinistra della sosta saliamo in verticale per placche lavorate finchè sulla dx, ai piedi di un camino/diedro, attrezzo una sosta attorno ad uno spuntone (50 m, IV+).

3° tiro:
mi getto nel camino, bagnato e verticale (un paio di chiodi, di cui uno subito dopo la sosta) che, impreziosito da uno strapiobino finale, fa uscire in cresta. Finalmente il sole, ma il mio turno è finito (30 m, V+).

4° tiro:
Bubu traversa a dx (lato Gemelli) su una placca esposta (chiodo), quindi sale una specie di camino e torna sulla cresta,  per la quale raggiunge la vetta della torre e scende per facili placche sul versante opposto (V+, poi III, 60 m).

SETTORE 2 (ore 2:30)
Incomincia dalla sella dopo la prima torre. Vi si trovano spit e soste.

5° tiro:
sceso alla breccia (aggirare lo sperone nel mezzo da sx), per una simpatica fessura sullo spigolo Bubu prosegue fino a un pianerottolo dov'è una sosta su chiodi (60 m, IV+).

6° tiro:
appena a sx del filo, poco sotto un tettuccio, c'è un chiodo seminuovo. Bubu lo raggiunge con arrampicata tecnica (fessura, aderenza), quindi si porta a dx e afferra la fessura atletica ed esposta che s'impenna allargandosi fino al pianerottolo inclinato sovrastante. A sx del filo ci sono dei chiodi di sosta (35 m, V+).

7° tiro:  di trasferimento fino ad una guglia con legata sopra una corda con nodi. III. Non ricordo la misura.

8° tiro: 
inizia il mio secondo turno. Giorgio non si sente bene, non tirerà da primo, ma stoicamente tiene comunque duro. Salgo in cima al pinnacolo capendo l'inutilità della mia mossa, e anche dell'ingannevole corda! Non si va oltre senza far delle doppie.
Tornato alla sosta, scendo per il canale lato Gemelli, quindi rimonto la cresta nella breccia appena dopo la torre e, continuando da lì senza particolari difficoltà raggiungo una sosta attrezzata a spit (50 m?, IV-).

9° tiro: 
uno spit luccica in basso a dx del successivo gendarme. Lo raggiungo disarrampicando sulla placca, quindi mi porto alla base di una parete verticale alta una decina di metri incisa da due fessure.
Rimontarle è un esercizio piuttosto atletico (chiodo e protezione a friend agevolissima), specialmente perchè mettendo un friend, il rinvio mi si aggancia ad una delle fettucce che avevo a tracollo e quasi mi strangolo. Sosta comoda su spuntone (40 m, V+).

10° tiro: 
scendo brevemente per un colatoio sulla sx, quindi, dietro l'angolo, seguo una lama esposta orizzontale che mi deposita su una placca inclinata verso il Badile. La attraverso abbassandomi e, dietro l'angolo, rimonto in cresta e aggiro dal lato orientale (occhio alle corde che si incastrano!) l'ultimo torrione che mi divide dall'inizio del Vinci classico. Poco sopra la sella si trova la sosta su chiodi (40 m, III+).

SETTORE 3 (ore 5)
La via si impenna e affronta gli ultimi 220 di dislivello e svela i passaggi più spettacolari. Non ci siamo ancora fermati, solo qualche sorso d'acqua al volo perchè temiamo di non farcela  a finire la via. La sete è tanta, ma la fretta di più, anche se quando sei in sosta puoi tirare il fiato e ammirare degli scenari davvero unici!

11° tiro:
salgo per facile canale/camino (chiodo intermedio) fino ad un comodo pianerottolo con sosta (2 chiodi con cordone). (30 m,  III+).

12° tiro:
continuo verso l'alto a destra della sosta superando una placca verticale tagliata da una fessura, quindi lungo lo spigolo fino alla base di uno sperone (55 m, IV poi  III).

13° tiro:
Bubu prende la testa. Aggirando da sx lo spuntone, riguadagna la cresta alla base del tiro chiave della via (sosta attrezzata, 35 m, IV-).

14° tiro:
siamo sulla famosa Schiena di Mulo, un pilastro giallastro, liscio e improteggibile nei primi metri, poi inciso da una fessura tecnica dove tra chiodi e friend non si rischia più nulla. Scrive Mario Sertori in merito: "Nelle prime ripetizioni e a tutti gli anni ’60 per superare senza rischi il primo sprotetto tratto della Schiena di Mulo venne usato un grosso filo di ferro uncinato lungo alcuni metri, che permetteva di arpionare il primo chiodo, distante appunto un po’ di metri. Se ne trova testimonianza in alcune foto d’epoca. " 
Al termine della fessura ci portiamo a dx dove grazie a un diedro, con fessura-museo (10 metri) dotata di cunei di legno, si esce su un ballatoio (40m, VI).
Io, distratto, non m'accorgo che Bubu ha messo un friend nel diedro, così come un pollo passo su dritto per il pilastro d'aderenza, da cui sono costretto a disarrampicare per non incastrarmi con le corde.
Per evitare pendoli ai secondi di cordata, in questo tratto è bene ravvicinare le protezioni.

15° tiro:
ci spostiamo a sx su roccia scura e con forme incredibili, per risalire una specie di diedro che ci riporta in cresta ai piedi di un torrione strapiombante lavorato con nicchie arrotondate. Siamo su un pulpito con sosta attrezzata a cordini su una caratteristica clessidra naturale (30 m, IV+). 

16° tiro:
Bubu scende a sx. Non vi sono altre soluzioni! Traversando ancora in quella direzione, dopo una fascia di funghi scuri, è ai piedi del diedro Nero. Atletico, con provvidenziali lame e una mitragliata di chiodi arrugginiti, forse messi per chi non ne ha più e vuol mungere l'impossibile. È, a nostro avviso, il tiro più bello. La corda finisce pochi metri sotto la sosta attrezzata, quindi Bubu ne improvvisa una (60 m, VI-).

17° tiro: 
è di nuovo il mio turno. Punto alla cresta. Rivio nella sosta ufficiale e aggiro la successiva prominenza dal lato orientale. Ecco che mi si para innanzi il Salto Giallo, l'ultima delle fatiche di Ercole! Non l'avevo tenuto in conto ed ero partito troppo a cuor leggero, non badando a rendere scorrevole la corda. Si tratta di un bello e faticoso  pilastro con fessura sul lato dei Gemelli da vincere in Dulfer (vari chiodi). La sosta è sul successivo pianerottolo, dove uno spuntone si presta ad essere abbracciato dalle fettucce (55 metri, V+).

18° tiro:
dopo 3 metri sullo spigolo, entro a sx in una specie di corridoio ascendente con piccole lame. Salto la prima sosta  attrezzata su chiodi alla base di un tetto (30 m) e mi sposto sulla sx (chiodo) con un passo d'aderenza, quindi vado ad esaurire la corda alla successiva sosta su chiodi posta sullo spigolo (60 m, IV+). 

19° tiro:
la via si adagia e semplifica, guidando fino ad uno spuntone con cordini. Ma il punto culminante è a dx. Lo tocchiamo direttamente per il filo. Non so se la via passa di qui, ma almeno ho l'occasione di fare l'ultimo passaggino interessante di questa lunghissima giornata: un ristabilimento che porta ad una placca inclinata, da cui una microcengia girata a ovest regala il blocco più alto (III+, V- il solo passo per la cuspide finale, 60 m).

Siamo sulla punta Angela, così battezzata in onore della madre del conte Aldo Bonaccossa che per primo tentò (1925) senza successo di scalare integralmente questo spigolo. Fu la Schiena di Mulo a fermarlo. Raggiunse comunque per cenge e vie da camoscio la punta  che intitolò a sua madre.
Sono le 18:45. Tira un vento maledetto, c'è neve e nebbia.
Non troviamo la prima calata, così torniamo indietro sullo spigolo dove c'erano i cordini e ci buttiamo giù per la parete O. Probabilmente abbiamo sbagliato la linea di discesa.
Fatto sta che con un po' di tribolamenti in 4 calate siamo sulla cengia intermedia della parete. Che goduria essere sulla neve con le scarpe da arrampicata!
Anche Giorgio non dice più di stare bene, ma è appeso alle soste tremante e stanco. "È stata lunga oggi!" Annuisco battendo i denti e asciugandomi il naso.
A sx (guardando verso valle) c'è un ometto di pietra provvidenziale. Proprio lì sotto partono le ultime 3 calate che ci depositano, senza ulteriori problemi, sui nevai.
Il cielo è più limpido, le nebbie giocano con Badile e punta Sertori le cui sagome sono proiettate nel cielo dalle luci radenti del tramonto.
Ore 22 passate: siamo in Gianetti a berci la nostra birra media, l'unica vera pausa da stamattina alle 9!
Ci dilunghiamo in chiacchiere col Mimmo, tant'è che solo alle 23:30 ripartiamo alla luce delle pile frontali.
Stanchi e contenti spendiamo le ultime energie sul lungo sentiero per i Bagni, dove approdiamo all'1 di notte.
Gita splendida, che si assapora al massimo forse solo in questa versione integrale. Limitandosi all'ultimo ripetutissimo tratto di cresta si perde certamente il senso d'avventura. I primi 10 tiri sono una sorta di anticamera che colma i cuori di aspettativa mentre la prua finale della punta Angela si fa sempre più vicina e incombente.

La cresta S dei pizzi Gemelli dallo spigolo Vinci.
La prima torre dello spigolo Vinci al Cengalo.
Spigolo Vinci, settore centrale, I tiro. In alto si vede la punta Angela, capolinea della via.
VI tiro.

Fessura atletica (V+ al secondo tiro del II settore dello spigolo Vinci).
La parte finale del tiro precedente. 
La corda incastrata che segna l'inizio del VIII tiro. Non seguitela, ma aggirate lo spuntone!
Le fessure verticali del IX tiro.
XII tiro.
Sosta con vista Badile. 
Il diedro con cui termina il tiro della Schiena di Mulo.
La parte iniziale dello Spigolo Vinci dalla sosta oltre la Schiena di Mulo.

Nebbie sul Badile
All'uscita del Diedro Nero. 
Giorgio impegnato sul Salto Giallo.

Le lame del XVIII tiro. 
In vetta alla punta Angela.
A caccia delle doppie. 
Tramonto sul Badile dalla cengia intermedia della via Carosello.

2 commenti:

  1. ahi ahi..... fare una via del genere con la batteria scarica è già grave di suo, ma avere scarica anche la batteria di riserva è proprio mostruoso.....
    ora noi poveri mortali come facciamo a farci una precisa idea dello spigolo? vabbè che alcuni anni fa su LMD (autunno 2010 mi pare) vi era la relazione.... cmq complimenti
    CB

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    1. Ecco pubblicate anche quelle di Bubu...
      la prossima volta di batterie ne porto almeno 3!!!

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