Vigneti in località Ganda. |
Un itinerario alle porte di Sondrio, all’apparenza banale e forse scontato, ma non è proprio così. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla semplicità del percorso il quale, a un attento osservatore, esso rivela numerosi aspetti interessanti e non sempre di immediata comprensione. Tra questi, oltre agli evidenti contenuti storici, culturali e paesaggistici, evidenziamo in particolare quelli geologici e archeologici. Infine, ma non meno importanti, ricordiamo gli aspetti enogastronomici che numerosi si profilano lungo l’intero percorso.
Facile, adatto a tutti e a tutte le età, pensionati, casalinghe/i e studenti, dalle medie in poi sino all’università della terza età; percorribile in ogni stagione e con qualsiasi tempo atmosferico, si svolge interamente sui terrazzi del versante retico, perciò si sconsiglia nel pieno periodo estivo.
Partenza: Istituto Pio XII, Via Carducci, Sondrio (290 m slm).
Itinerario sintetico: Sondrio (via Carducci) – Sassella – Triasso – La Ganda – Castione centro.
Tempo di percorrenza: ore 4 per la sola escursione. Ritorno a Sondrio con bus di linea.
Dislivello complessivo in salita: 330 m.
Dettagli: T - Guide e carte; Gogna A., Miotti G. Guida Turistica della Provincia di Sondrio”, B.P.S. II edizione 2000 - U. Sansoni, S. Gavaldo, C. Gastaldi “Simboli sulla Roccia” Edizioni del Centro, 1999, Capo di Ponte (BS) – F. Monteforte “L’immagine della Sassella” in Notiziario BPS, n. 105, dicembre 2007 - Kompass n. 93 “Bernina – Sondrio” 1:50.000.
Si parte direttamente dal centro di Sondrio, sia per evitare l’uso dei mezzi motorizzati, sia per ammirare le bellezze e vivere emozioni che taluni luoghi ancora suscitano nelle persone particolarmente sensibili. Passando per le vie del centro storico si attraversano le tre piazze principali, poi lungo l’antica via Valeriana prima, successivamente attraverso i terrazzamenti e le nude rocce della Sassella e dei Grigioni, nuove e intense suggestioni si profilano guardando all’orizzonte e sul fondovalle, purtroppo quest’ultimo pesantemente alterato dall’edificazione dissennata di capannoni. Non sono ovviamente questi ultimi che vogliamo acclamare, bensì quegli angoli dimenticati dagli interventi speculativi, in grado di farci sognare una vita sana, dai ritmi lenti e soprattutto più rispettosa dell’ambiente dal quale dipendiamo, fortunatamente, non solo per ricavarne denaro. La speranza è di ritrovare qui le nostre radici, quelle dell’albero che ostinatamente, noi sostenitori della rivista Le Montagne Divertenti, ma non solo, ci ostiniamo a “bagnare” nel tentativo di far sopravvivere, in altre parole la nostra cultura e la nostra identità di valtellinesi.
Itinerario
Suono della campanella alla scuola Pio XII (m 300 ca.); i ragazzi sono pronti, gli ultimi accordi col preside e ci incamminiamo verso N. Il meteo non promette bene e il cielo non lascia alcuna speranza. Fiduciosi nella sorte (acqua dalle 14), adottiamo il piano B che prevede il rientro col bus delle 13.30 da Castione. Imboccata via Piazzi, svoltiamo per piazza Campello. Tempo per due note sulla storia della piazza, sulla chiesa del Suffragio (demolita), palazzo Pretorio e poi giù per Corso Italia. Altra sosta in Piazza Garibaldi sulla quale prospettano importanti edifici ottocenteschi e il fantasma del teatro Pedretti. Ma il nostro sguardo punta alto verso Triangia e l’imponente convento di S. Lorenzo (sorto sulle fondamenta dell’antico castello di S. Giorgio) e la forra del Mallero.
Imboccata via Dante continuiamo diritti sino a Piazza Cavour (già Piazza Vecchia), in passato molto animata, sede del mercato cittadino e delle più importanti fiere. Attraversiamo il torrente Mallero e uno stop s’impone per rimirare il castel Masegra, i possenti argini realizzati solo dopo l’alluvione del 1834, il ponte levatoio a ricordo del disastro del 1987. Imbocchiamo via Romegialli, un tempo spina dorsale dell’antica contrada Cantone, ricca di edifici storici. In piazzetta Carbonera, entriamo al civico n. 4 del Palazzo omonimo (XVI sec.) per osservare l’interessante portico con volte a vela sormontato da logge ad archi e colonne dei due piani superiori. Prendiamo via De Simoni, quindi a dx (200 m) via E. Bassi al cui inizio s’impone la Cappella dell’Annunziata o Madonna della Rocca (1713), la prima di una serie di 15 dedicate ai Misteri del Rosario e che sarebbero dovute sorgere lungo la via Valeriana costituendo il “Sacro Monte della Sassella”, al quale i fratelli Francesco Saverio e Giovan Battista Sertoli dedicarono le loro energie all’inizio del ‘700. Dal rione di Cantone sino alla chiesa della Madonna della Sassella si sarebbe snodata la Via Matris della Vergine del Rosario, partecipe dei misteri dolorosi, gaudiosi e gloriosi di Cristo e della salvezza.. Ne vennero realizzate sei delle quali ne rimangono solo quattro.
Oltrepassiamo Largo Stella per continuare su via F. S. Quadrio sin dove attraversa la provinciale per la Valmalenco, quindi ci immettiamo su via Valeriana. Nei pressi di un’azienda vitivinicola, mentre guardiamo gli arditi terrazzamenti e la teleferica di servizio, un’anziana signora si avvicina e ci racconta di quando ancora molto giovane arrancava su quelle scalette per lavorare i vigneti. Dai suoi occhi traspare il piacere nel vedere tanti ragazzi unito a un pizzico di nostalgia dei bei tempi di gioventù. All’incrocio con via D. Lucchinetti, facciamo notare, sparsi tra gli ultimi prati, i resti del vecchio tiro a segno, muti fantasmi del periodo fascista (seconda metà degli anni ’30).
Dietro lo stadio, addossata a un rustico, incontriamo la seconda cappella, che priva di alcun dipinto, passa quasi inosservata.
All’inizio della salita per Triasso, la terza cappella pare contribuire al faticoso sostegno dei terrazzi soprastanti. Anch’essa di forma ottagonale, l’interno è vuoto. Al tornante, abbandoniamo l’asfalto e imbocchiamo l’antica via che tra i vigneti porta al santuario della Sassella. Saliamo gradatamente tra rocce lisciate e montonate dall’azione erosiva dei ghiacciai sui quali sapientemente i nostri antenati hanno costruito i muri dei terrazzi messi a vigna. L’Adda scorre sotto di noi, tra gli alti pioppi ai piedi del conoide di Albosaggia, ultimi resti dell’antica boschina. In una valletta poco prima del santuario incontriamo la quarta e ultima cappella, detta degli Apostoli (1713-14; forse disegnata da Pietro Ligari) e dedicata alla Pentecoste; le dodici statue lignee di G. B. Zotti, rappresentanti la Vergine e gli Apostoli recanti sul capo la fiammella dello Spirito Santo, per ragioni di sicurezza sono stati trasferiti al civico museo di Sondrio. Beno rallenta con un gruppetto per spiegare alcune regole della ripresa fotografica.
La chiesa della Madonna della Sassella (m 299), è chiusa, non possiamo ammirare gli affreschi di Andrea De Passeris (originario di Como, importante per i numerosi interventi in valle) che arricchiscono l’interno. Ci accontentiamo del bel panorama e della Torre della Sassella, parte di un progetto incompiuto del 1720 che prevedeva la sistemazione della piazza e la realizzazione di diversi fabbricati a uso deposito per le merci durante le fiere e i mercati. La piazza è stata dotata recentemente di pavimentazione idonea per accogliere i SUV che qui si radunano per le fiere dell’ostentazione.
Riprendiamo il cammino che inerpicandosi tra le case ci porta nei soprastanti vigneti. Una recentissima strada in cemento, come uno sfregio in viso deturpa la bellezza di questo luogo. Ma l’economia agricola reclama a gran voce interventi come questi a proprio sostegno!
Triasso, recuperiamo le forze presso la piazzola realizzata per chi frequenta la via dei terrazzamenti.
Poco avanti, l’odore intenso delle vinacce buttate come concime tra i filari di una vigna, offre motivo per parlare di vinificazione e torchiatura, già ricordi di gioventù per i meno giovani.
Terrazzi a picco sul fondovalle tra enormi massi e rocce affioranti, fazzoletti di terra risicati e sorretti da possenti muri a secco, panorama a 360 gradi sulle Orobie, dal Legnone sino al gruppo del Baitone, sono ottimi spunti per stimolare approfondimenti sulla bellezza del creato, sui concetti bello/brutto di talune opere dell’uomo.
Una breve deviazione ci conduce in località La Ganda (m 519) dove sulle rocce ai piedi di un rustico ammiriamo le incisioni rupestri considerate di maggior pregio storico ed estetico del circondario di Sondrio (oltre 80 figure tra antropomorfi, segni circolari e sistemi complessi di coppelle, attribuibili all’età del Bronzo medio-tarda). Un pannello nelle vicinanze ci aiuta alla lettura delle raffigurazioni.
Spuntino nei pressi della fontana dove è stata predisposta un’area picnic per i frequentatori della strada dei terrazzamenti. Attraversiamo un castagneto da frutto, altra sosta per parlare di questa coltura andata persa, della sua importanza nel recente passato, dei risvolti sociali ed economici che il suo abbandono ha comportato. Un campo appena arato, occasione per un altre considerazioni. Cerchiamo di interpretare presente e passato, così scopriamo che è un’altra vigna che se n’è andata, e con lei la sua storia. In lontananza si profilano l’abitato di Castione e le sue chiese. Il terrazzo panoramico in aggetto, con affacci orientati e pannello esplicativo, offre nuovi spunti per interpretare il territorio, le sue forme e il costruito. Non sfugge l’impianto del nuovo vigneto sottostante a giropoggio. Raggiungiamo il nucleo del paese e imbocchiamo la vecchia via acciottolata che, preceduta dalla fontana pubblica, scende ai luoghi di culto. Camminiamo cauti tra i vecchi edifici prospicienti stretti corti e collegati tra loro da trune e ballatoi. Visitiamo una vecchia cucina con focolare al centro del locale, senza camino, pochi arredi, ambiente tipico della famiglia contadina.
Giunti all’ossario prendiamo la duplice scala che ci immette nel piccolo sagrato della chiesa parrocchiale dedicata a S. Martino, in posizione dominante al centro del paese.
Sono quasi le 13 quando consumiamo il pranzo al sacco sotto le arcate del portico del settecentesco Oratorio dei Confratelli.
Alle 13.30 arriva giusto in tempo il bus di linea mentre si avvia velocemente la pioggia annunciata dalle previsioni meteo.
Sin qui tutto bene, non ci resta che darci appuntamento per la primavera prossima, stesso luogo, per concludere l’itinerario con la visita al mulino della Rosina a Vendolo e le Piramidi di Postalesio.
Una delle cappelle che avrebbe dovuto costituire il sacro monte della Sassella. |
Rocce montonate alla Sassella. |
Il santuario della Sassella. |
A Ganda. |
Ganda. Nei pressi delle incisioni rupestri. |
Nei castagneti di Castione. |
Il centro di Castione. |
Il centro di Castione. |
Spiegazioni sulle vecchie architetture valtellinesi. |
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