mercoledì 10 settembre 2014

Traversata del monte Zebrù (m 3724-3740)

La traversata del monte Zebrù vista dal monte Confinale.

Il monte Zebrù è la possente montagna bifida che s'erge tra l'Ortles e il Gran Zebrù, da cui è separato rispettivamente dal Giogo Alto e dal passo di Solda. Per paragone con il più alto vicino, molti lo chiamano Piccolo Zebrù. 
La traversata per cresta dal passo di Solda al Giogo Alto, toccando entrambe le cime della montagna, era un'idea che ci attirava da tempo, tant'è che era nei nostri piani di battaglia sin da quando 2 settimane fa avevamo percorso la Suldengrat.
Leggendo Guido Buscaini,  Guida dei Monti d'Italia. Ortles-Cevedale, CAI-TCI, Milano 1984 pare che la traversata del monte Zebrù sia decisamente meno impegnativa della Suldengrat, ma la prova sul campo ci dà l'autorità di affermare il contrario: si tratta di una cresta ben più lunga e marcia, difficile da proteggere e con passi non banali di misto.

Partenza: baita dei Pastori (m 2168).
Itinerario automobilistico: da Bormio si segue la SS 300 del Gavia verso la Valfurva. Si attraversano così Uzza, San Nicolò , quindi si piega a sx seguendo le indicazioni per Madonna dei Monti, quindi Niblogo, dove termina l'asfalto e il transito libero. Da qui alla baita dei Pastori sono 3 ore e mezzo a piedi lungo la strada sterrata della val Zebrù.
Itinerario sintetico:  baita dei Pastori (m 2168) - rifugio V Alpini (m 2878) - passo di Solda (m 3427) - monte Zebrù cima SE (m 3724) - cima NO (m 3740) - Giogo Alto/bivacco Città di Cantù (m 3535) - rifugio V Alpini (m 2878) - baita dei Pastori (m 2168) .
Tempo previsto: 10 ore per l'intero giro.
Attrezzatura richiesta: corda (almeno 30 m), 3-4 fettucce, un paio di moschettoni, utili 2-3 friend medi, 2 chiodi da ghiaccio, piccozza, ramponi, imbraco e casco.
Difficoltà/dislivello: 5- su 6 / oltre 1800 metri.
Dettagli: Alpinistica D-. Itinerario molto lungo e isolato. Richiesta ottima conoscenza della progressione alpinistica in conserva su cresta. Pendii di neve/ghiaccio fino a 45°-50°, passi su roccia (talvolta molto friabile) di II, III e IV.  Assolutamente da non sottovalutare la discesa per la via normale (crepacci).
Mappe:
- Tabacco n. 08 - Ortles/Cevedale, 1:25.000;  

- Kompass n. 72 - Ortles/Cevedale, 1:50.000. 



Il tutto ha inizio che è ancora notte, dalla baita dei Pastori (m 2168), dove il cane ci abbaia selvaggiamente e ci incita ad andarcene presto. Seguendo il sentiero che taglia i tornantini dell'aerea carrozzabile guadagniamo presto quota dapprima tra i pascoli, poi, oltre il fronte della possente frana scesa qualche anno fa dalla Thurwieser, tra i ghiaioni. A m 2525 vi è uno slargo: da qui un tempo partiva la teleferica per il rifugio V Alpini, ora dismessa e sostituita da una staffetta gip+motocarriola.
Rischiare e il percorso si fa sempre più ripido. Alla nostra dx si illuminano le guglie delle creste calcaree del picco V alpini, mentre alle nostre spalle il sole ha già fatto vista alla cima della Manzina e al monte Confinale.
Qualche tornante ci fa rimontare lo sperone roccioso su cui sorge il rifugio V Alpini (m 2878, ore 2). A parte i custodi non c'è nessuno. Giorgio mi racconta che di tanto in tanto attorno al rifugio si aggira una volpe così domestica da prendere il cibo dalle mani delle persone.
Beviamo qualcosa di caldo e via di nuovo.
Dal rifugio puntiamo a NO verso la selletta di quota 2943, evidenziata da un palo con bandierine tibetane. Dopo poco siamo sul ghiacciaio, sul ramo orientale della vedretta di Zebrù.
Di solito questo ghiacciaio è molto crepacciato, ma oggi le fauci gelate son tutte chiuse.
Il passo di Solda è ben visibile a ENE. Ci portiamo ai piedi della rampa-canale che vince i 200 metri di dislivello per il valico.
La neve è dura, si procede veloci. Giorgio è in formissima e mi tira il collo. Sono un po' preoccupato sia per l'andatura, sia per le previsioni meteo che danno una perturbazione in arrivo quando noi ci stiamo andando ad infilare su una via di cui non conosciamo né lunghezza né difficoltà, o meglio, di cui abbiamo ricevuto commenti molto diversi tra loro.
Raggiunto lo spartiacque con l'alto Adige (passo di Solda, m 3427, ore 2), dedichiamo qualche secondo alla contemplazione della Suldengrat. Quando l'abbiamo fatta settimana scorsa non si vedeva nulla, ora almeno fino alla spalla di quota m 3645 si distinguono tutti i passaggi.
A N c'è il testone nevoso del Mitscherkopf. È sorprendente pensare che gli Alpini durante la Grande Guerra stessero scavando un tunnel nel ghiaccio che dal passo di Solda lo avrebbe dovuto raggiungere! L'opera non fu mai ultimata perchè distrutta dagli imperiali.
Torniamo però alla nostra di guerra. La cresta SE della cima SE del monte Zebrù inizia ripidissima con varie torri. La guida di Buscaini, che la descrive ben più facile della Sulden, dice di aggirare la prima torre da sx. Ci proviamo, ma rischiamo la pelle su cenge piene di blocchi che rotolano nel vuoto alla minima pressione. Dietrofront: il testo è sbagliato!
Tentiamo dall'alto lato, quello dx che guarda Solda. Giorgio ha saputo che si aggira quasi sempre da quel versante.
Constatiamo presto che i suoi informatori sono molto più affidabili dei sacri testi dell'alpinismo.
Cenge coperte di detrito e una breve rampa di rocce e rottami mobili ci fanno aggirare la prima torre e rimontare in cresta subito dopo. Quanto è marcia questa montagna!
Ci si para innanzi una seconda torre addobbata con una cuspide. Appena  a sx di questa scende un diedro: ne raggiungiamo la base e lo sfruttiamo (fino al III+, per l'uscita abbandonare il diedro prima dell'ultimo strapiombo e spostarsi a sx) per raggiungere la cima della seconda elevazione.
Con una dieta che alterna un po' di cresta, un po' di aggiramento lato Solda e qualche breve paretina da arrampicare, arriviamo su un testone roccioso da cui si vede la cima SE.
Le nebbie ci impediscono di valutare chiaramente quanto disti, tuttavia si capisce che d'ora in avanti è perlopiù tutto su neve.
Mentre percorriamo il filo, battendo ogni passo i ramponi con la picca perchè si fa sotto zoccolo, osserviamo con preoccupazione degli scorci sul versante valtellinese della montagna. È tutto marcio e in certi punti scavato a tal punto da rendere fortemente strapiombante la parete.
Presto arriva la cima SE (m 3717, ore 2:30), da cui dobbiamo scendere con molta prudenza all'intaglio successivo da cui riprende la marcia verso NO.
Quando le nubi si aprono possiamo vedere il Giogo Alto e il rosso bivacco Città di Cantù.
Difficoltà son sempre più contenute ci portano alla vetta maggiore (monte Zebrù, m 3740, ore 0:45). Dobbiamo insistere ancora un po' verso O, prima di trovare un punto buono per smontare dalla cresta e prendere il ripido ghiacciaio di dx.
Con attenzione cerchiamo nella luce più piatta e priva di contrasti il punto in cui valicare il grande crepaccio terminale. Ci portiamo infine un po' più a E per scendere al dritto il ripido pendio (40°) che s'abbassa al Giogo Alto (m 3535, ore 0:45), a pochi metri dal quale, su un'affioramento petroso, sorge il bivacco Città di Cantù. Questo è il posto dove stringersi la mano e pranzare in tranquillità: siamo fuori pericolo. Poco lontano da noi, all'inizio della cresta S dell'ortles, vi soo altri baraccamenti.
"Certo che una volta ne avevano proprio voglia di giocare alla guerra!"
Riprendiamo scivolando sulla vedretta dello Zebrù in direzione O, mirando la punta Thurwieser, per poi compiere un arco in senso antiorario attorno al monte Zebrù.
La discesa è quantomai rapida. Torna anche il sole, a tratti cocente.
A circa m 2950 traversiamo sulla pietraia che divide i due settori, da oltre 10 anni distinti, della vedretta dello Zebrù. Passiamo così dal ghiacciaio settentrionale a quello meridionale dello Zebrù, percorso già in salita.
Ne attraversiamo la lingua terminale e, dopo aver camminato tra strane formazioni rocciose grigio-bianche, vediamo le bandierine tibetane che sventolano e ci indicano dove passare per rientrare al V Alpini (m 2878, ore 1:30) e da lì alla baita dei Pastori (m 2168, ore 1:30).

La baita dei Pastori all'alba.
Alba sulla punta Thurwieser.

L'inizio della cresta SE del monte Zebrù dal passo di Solda. Si attacca aggirando da destra la prima torre.
La seconda torre, su cui si rimonta per il diedro (III+) che scende a sx della cuspide.
Oltre la seconda torre incontriamo una placca breve ma non facile da affrontare coi ramponi (IV).
Uno dei caminetti che permette di tornare in cresta dopo aver aggirato uno sperone.
Finito il tratto ripido si ha un'inquietante visione della cima SE.
Traversata dalla cima SE alla NO.
La cima SE dalla cresta successiva.

Verso la cima principale.

Discesa dalla cima principale del monte Zebrù verso il Giogo Alto.
Verso il Giogo Alto.
Il monte Zebrù dal bivacco Città di Cantù.
In discesa dal bivacco Città di Cantù.

La vedretta dello Zebrù, ramo orientale.
Rocce levigate dai ghiacci.


Il rifugio V alpini e la capanna Bertarelli. Sullo sfondo a sx la cima della Manzina e il monte Confinale.
Campo in val Zebrù. 
Baraccamenti dell'AEM in bassa val Zebrù.


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