Il Blinnenhorn visto dal ghiacciaio di Gries. |
- Ebbene, principe, Genova e Lucca son divenute appannaggio della famiglia Bonaparte. No, vi prevengo, se mi direte ancora che non avremo la guerra, se vi permetterete di assumere le difese di tutte le turpitudini, di tutti gli orrori perpetrati da quell’Anticristo, - chè per tale lo tengo, in fede mia! - non vi guarderò più in viso, non vi avrò più per amico, non sarete più, secondo voi dite, il mio schiavo fedele. Orsù, sedete: vedo che vi ho spaventato a dovere: sedete e raccontate.
Così parlava nel Luglio 1805 Anna Scherer, damigella di onore ed intima della imperatrice Maria Feodòrovna...
Così inizia Guerra e Pace, il romanzo lungo per antonomasia, che mi seguirà in questa chilometrica ascensione. So infatti che raggiungere da qui il Blinnenhorn, cioè il Corno Cieco, la più alta vetta della val Formazza, è una maratona che richiede il giusto accompagnamento letterario.
Al solito la campagna per l'arruolamento di aitanti giovani gitanti è andata deserta, pur avendo esteso la categoria dei giovani fino ad annoverare i sessantenni.
Al solito la campagna per l'arruolamento di aitanti giovani gitanti è andata deserta, pur avendo esteso la categoria dei giovani fino ad annoverare i sessantenni.
© swisstopo.ch |
Partenza: All'Acqua (m 1614).
Accesso:da Lugano si segua la A2 verso il passo del San Gottardo fino ad Airolo (86 km). Qui si esce e si percorre la val Bedretto per 11 km, fino alla località All'Acqua, cioè fin dove la strada per il passo della Novena viene abitualmente pulita. Vi è un piccolo spiazzo dove parcheggiare appena prima della sbarra che chiude la strada. Da Lugano occorre circa 1 ora e un quarto d'auto.Itinerario sintetico: All'Acqua (m 1614) - capanna Corno Gries (m 2338) - passo del Corno (m 2485) - Griessee (m 2386) - Blinnenhorn o Corno Cieco (m 3374).
Tempo di percorrenza: circa 7 ore la salita. Calcolarne 3 per il rientro, molto variabili a seconda dell'innevamento.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit autosoccorso in valanga, ramponi e piccozza. Utili i rampanti. D'ordinanza si dovrebbero avere corda e imbraco sul ghiacciaio.
Difficoltà: 4 su 6 (la semplicità della gita è contrastata dal suo sviluppo).
Dislivello: circa 2000 m, sviluppo notevole.
Dettagli: BSA. Gita lunghissima, senza particolari difficoltà. Breve tratto a 35° per la vetta, per il resto pendenze miti. Attenzione sul Griesgletscher, apparentemente innocuo, ma chi lo ha visto d'estate sa che è una distesa di crepacci.
Mappe:
- CNS.
Arrivare in val Bedretto da Lugano richiede 1 ora e 15 minuti d'auto. Davvero svelto.
Giungo a All'Acqua, qualche chilometro a sera di Bedretto e lascio la macchina nel piccolo spiazzo che precede la sbarra: la strada per il passo della Novena è infatti chiusa al traffico fino a giugno.
Sono a m 1600 e c'è già tanta neve.
Un' auto targata Berna ospita due sciapinisti dormienti. Gli sci e gli scarponi sono ordinatamente raggruppati sotto il veicolo. Poi arriva un'altra auto mentre io sono indaffarato a preparare lo zaino. Dopo poco mi si avvicina il conducete e mi confessa di essere un abbonato de Le Montagne Divertenti. Che coincidenza! Lui è di Como. La val Bedretto da Como è molto più vicina della Valtellina, dove lui ha casa a Teglio.
Quando gli dico che voglio andare sul Blinnenhorn non accenna nemmeno a volermi accompagnare, anzi mi ribadisce quanto sia lunga e come convenga aspettare l'apertura della strada fino al passo. Io ho qui la cartina e ho contato 20 quadretti. Mi pare fattibile e non mi lascio scoraggiare. Poi aggiungo, quasi a giustificarmi per esser in procinto di compiere una gita illogica: «Almeno col passo della Novena chiuso non c'è in giro nessuno!»
Ci salutiamo cordialmente e mi avvio a O a bordo strada. Un po' vado con gli sci in spalla, ma poi mi rompo e li metto ai piedi. Mi superano due veicoli di operai svizzeri che stanno andando a pulire la strada.
Finito questo primo ripiano della valle, due tornanti di strada, che puntualmente taglio a costo di incengiarmi sopra un alto muraglione, portano al successivo ripiano a m 1900. Mi consolo nel vedere che la pendenza è poca, ma non nulla: in discesa non dovrò spingermi.
Fa un freddo maiale. Dinanzi a me la lunga dorsale del Nufenenstock fa da diaframma e divide in due la valle. A dx si va al passo della Novena, a sx in val Corno.
Il vento si fa terribile. Metto addosso tutti i vestiti, moffole di lana e copriguanti, ma comincio a dubitare della riuscita della gita: in alto c'è un compatto tappo di nubi, segno dell'incazzatura di Eolo.
Fregandomene che non si vede niente, prendo a sx e salgo in val Corno, mentre gli operai sono in basso con le frese a liberare la strada. O almeno ci stanno provando anche se i risultati stentano a vedersi.
300 metri di dislivello su neve bellissima e il vento magicamente si placa e le nuvole si sciolgono. Sono un po' tramortito dall'uragano, ma mi tolgo la giacca e mi godo il sole per un attimo, seduto davanti alla capanna Corno Gries (m 2338, ore 2).
La pausa non è tanto per riposare, ma perchè mi si è fatto ghiaccio tra le pelli e gli sci e continuo a perderle. Fesso che ho usato quelle senza colla, che so avere questo difetto, ma mai avrei pensato sarebbe stato tanto freddo. A maggio!
Per fortuna il sole picchia forte e scioglie il ghiaccio, consentendomi di rimettere le pelli e avviarmi per la lunga valle che con pendenza impercettibile sale al passo del Corno (m 2485, ore 0:30).
Al passo prendo uno spavento: sulla dx sbucano all'orizzonte le enormi gambe di quel che di primo acchito mi pare un gigantesco ragno di metallo che corre verso di me. Mi sale il cuore in gola: che cretino che sono. Aver dormito solo 1 ora stanotte mi dà le allucinazioni. Quelle cose di metallo altro non sono che le pale eoliche sopra la diga di Gries.
Di fronte a me c'è il grande ghiacciaio di Gries, circondato da varie cime poco appariscenti da questa distanza. La maggiore è il Blinnenhorn, il mio obiettivo. Sulla sx, ai piedi della bella cima triangolare della punta dei Camosci c'è la larga sella del passo di Gries, il più agevole valico per la val Formazza.
Sceso al lago (m 2350), che in questa stagione è in secca come dimostra l'alto muraglio scoperto, ripello e dopo più di due chilometri su pendenze ridicole, piego a sx e salgo una rampa del ghiacciaio che spiano solo verso i m 3000. Sulla dx iniziano a far capolino i 4000 del Vallese, capeggiati dall'acuminato Finsterararhorn. Alla mia dx il Rothorn, ovvero il corno Rosso, come chiaro dal colore delle sue rocce.
Fa molto molto freddo e il vento torna a infastidire. Ci saranno 10 gradi sotto zero e la pausa pranzo è necessariamente veloce.
Mi infilo quindi a sx nella larga sella pianeggiante tra il Rothorn e il Blinnenhorn, che in val Formazza è detta gran sella del Gries. Così facendo mi porto a S del Blinnenhorn, a cui accederò da questo versante prima per un pendio, poi per la cresta SO.
Una volta capita la traiettoria migliore, mentre il vento fa sparire ogni traccia del mio passaggio, gli occhi mi si chiudono e mi rannicchio per terra per recuperare un po' di sonno. Crollo letteralmente abbracciato allo zaino e mi faccio un'ora di penichella in una situazione di rara scomodità.
Uscito dal provvidenziale letargo, taglio il pendio, guadagno la cresta, dove devo mettere i ramponi per giungere in vetta dato che il vento ha fatto ghiacciare l'ultima rampa.
Una croce di legno che ne riporta il nome, sancisce che questa è la vetta del Blinnenhorn (m 3374, ore 4). Il punto culminante, da cui apprezzare anche il ghiacciaio di Gries, è appena più a E.
Attorno a me cime a predita d'occhio, da quelle più note della val Formazza, all'Aletschorn salito l'anno scorso, agli altri famosi 4000 del vallese, a montagne di cui ignoravo fino ad ora l'esistenza.
Me la prenderei con calma, tanto devo partire non prima delle 6 da All'Aqua se voglio schivare il traffico dei frontalieri, ma il vento non è del mio stesso parere e mi caccia.
La discesa è bella, una bella sciata, seppur del tutto banale e a tratti talmente poco ripida da impedire di disegnare serpentine. Pena il doversi spingere.
Il rientro, che implica una ripellata dal lago al passo del Corno dura complessivamente tre orette. Gli operai se ne sono già andati, anche lo sciapinista comasco, mentre i due dormitori sono ancora via con gli sci.
- È un soggetto nervoso e bilioso, - disse Larrey.
- Non guarirà.
Il principe Andrea, insieme con gli altri feriti incurabili, fu abbandonato alle cure degli abitanti.
Recita intanto Guerra e pace. Siamo nemmeno a un quarto del libro! Questo è la prova che la gita è stata sì lunga, ma si può fare di meglio.
Così, dopo 10 ore che non vedo anima viva, mi rimetto in macchina, sfilando contromano rispetto alla chilometrica colonna di camion e auto che attendono il loro turno per accedere al tunnel del San Gottardo.
Arrivare in val Bedretto da Lugano richiede 1 ora e 15 minuti d'auto. Davvero svelto.
Giungo a All'Acqua, qualche chilometro a sera di Bedretto e lascio la macchina nel piccolo spiazzo che precede la sbarra: la strada per il passo della Novena è infatti chiusa al traffico fino a giugno.
Sono a m 1600 e c'è già tanta neve.
Un' auto targata Berna ospita due sciapinisti dormienti. Gli sci e gli scarponi sono ordinatamente raggruppati sotto il veicolo. Poi arriva un'altra auto mentre io sono indaffarato a preparare lo zaino. Dopo poco mi si avvicina il conducete e mi confessa di essere un abbonato de Le Montagne Divertenti. Che coincidenza! Lui è di Como. La val Bedretto da Como è molto più vicina della Valtellina, dove lui ha casa a Teglio.
Quando gli dico che voglio andare sul Blinnenhorn non accenna nemmeno a volermi accompagnare, anzi mi ribadisce quanto sia lunga e come convenga aspettare l'apertura della strada fino al passo. Io ho qui la cartina e ho contato 20 quadretti. Mi pare fattibile e non mi lascio scoraggiare. Poi aggiungo, quasi a giustificarmi per esser in procinto di compiere una gita illogica: «Almeno col passo della Novena chiuso non c'è in giro nessuno!»
Ci salutiamo cordialmente e mi avvio a O a bordo strada. Un po' vado con gli sci in spalla, ma poi mi rompo e li metto ai piedi. Mi superano due veicoli di operai svizzeri che stanno andando a pulire la strada.
Finito questo primo ripiano della valle, due tornanti di strada, che puntualmente taglio a costo di incengiarmi sopra un alto muraglione, portano al successivo ripiano a m 1900. Mi consolo nel vedere che la pendenza è poca, ma non nulla: in discesa non dovrò spingermi.
Fa un freddo maiale. Dinanzi a me la lunga dorsale del Nufenenstock fa da diaframma e divide in due la valle. A dx si va al passo della Novena, a sx in val Corno.
Il vento si fa terribile. Metto addosso tutti i vestiti, moffole di lana e copriguanti, ma comincio a dubitare della riuscita della gita: in alto c'è un compatto tappo di nubi, segno dell'incazzatura di Eolo.
Fregandomene che non si vede niente, prendo a sx e salgo in val Corno, mentre gli operai sono in basso con le frese a liberare la strada. O almeno ci stanno provando anche se i risultati stentano a vedersi.
300 metri di dislivello su neve bellissima e il vento magicamente si placa e le nuvole si sciolgono. Sono un po' tramortito dall'uragano, ma mi tolgo la giacca e mi godo il sole per un attimo, seduto davanti alla capanna Corno Gries (m 2338, ore 2).
La pausa non è tanto per riposare, ma perchè mi si è fatto ghiaccio tra le pelli e gli sci e continuo a perderle. Fesso che ho usato quelle senza colla, che so avere questo difetto, ma mai avrei pensato sarebbe stato tanto freddo. A maggio!
Per fortuna il sole picchia forte e scioglie il ghiaccio, consentendomi di rimettere le pelli e avviarmi per la lunga valle che con pendenza impercettibile sale al passo del Corno (m 2485, ore 0:30).
Al passo prendo uno spavento: sulla dx sbucano all'orizzonte le enormi gambe di quel che di primo acchito mi pare un gigantesco ragno di metallo che corre verso di me. Mi sale il cuore in gola: che cretino che sono. Aver dormito solo 1 ora stanotte mi dà le allucinazioni. Quelle cose di metallo altro non sono che le pale eoliche sopra la diga di Gries.
Di fronte a me c'è il grande ghiacciaio di Gries, circondato da varie cime poco appariscenti da questa distanza. La maggiore è il Blinnenhorn, il mio obiettivo. Sulla sx, ai piedi della bella cima triangolare della punta dei Camosci c'è la larga sella del passo di Gries, il più agevole valico per la val Formazza.
Sceso al lago (m 2350), che in questa stagione è in secca come dimostra l'alto muraglio scoperto, ripello e dopo più di due chilometri su pendenze ridicole, piego a sx e salgo una rampa del ghiacciaio che spiano solo verso i m 3000. Sulla dx iniziano a far capolino i 4000 del Vallese, capeggiati dall'acuminato Finsterararhorn. Alla mia dx il Rothorn, ovvero il corno Rosso, come chiaro dal colore delle sue rocce.
Fa molto molto freddo e il vento torna a infastidire. Ci saranno 10 gradi sotto zero e la pausa pranzo è necessariamente veloce.
Mi infilo quindi a sx nella larga sella pianeggiante tra il Rothorn e il Blinnenhorn, che in val Formazza è detta gran sella del Gries. Così facendo mi porto a S del Blinnenhorn, a cui accederò da questo versante prima per un pendio, poi per la cresta SO.
Una volta capita la traiettoria migliore, mentre il vento fa sparire ogni traccia del mio passaggio, gli occhi mi si chiudono e mi rannicchio per terra per recuperare un po' di sonno. Crollo letteralmente abbracciato allo zaino e mi faccio un'ora di penichella in una situazione di rara scomodità.
Uscito dal provvidenziale letargo, taglio il pendio, guadagno la cresta, dove devo mettere i ramponi per giungere in vetta dato che il vento ha fatto ghiacciare l'ultima rampa.
Una croce di legno che ne riporta il nome, sancisce che questa è la vetta del Blinnenhorn (m 3374, ore 4). Il punto culminante, da cui apprezzare anche il ghiacciaio di Gries, è appena più a E.
Attorno a me cime a predita d'occhio, da quelle più note della val Formazza, all'Aletschorn salito l'anno scorso, agli altri famosi 4000 del vallese, a montagne di cui ignoravo fino ad ora l'esistenza.
Me la prenderei con calma, tanto devo partire non prima delle 6 da All'Aqua se voglio schivare il traffico dei frontalieri, ma il vento non è del mio stesso parere e mi caccia.
La discesa è bella, una bella sciata, seppur del tutto banale e a tratti talmente poco ripida da impedire di disegnare serpentine. Pena il doversi spingere.
Il rientro, che implica una ripellata dal lago al passo del Corno dura complessivamente tre orette. Gli operai se ne sono già andati, anche lo sciapinista comasco, mentre i due dormitori sono ancora via con gli sci.
- È un soggetto nervoso e bilioso, - disse Larrey.
- Non guarirà.
Il principe Andrea, insieme con gli altri feriti incurabili, fu abbandonato alle cure degli abitanti.
Recita intanto Guerra e pace. Siamo nemmeno a un quarto del libro! Questo è la prova che la gita è stata sì lunga, ma si può fare di meglio.
Così, dopo 10 ore che non vedo anima viva, mi rimetto in macchina, sfilando contromano rispetto alla chilometrica colonna di camion e auto che attendono il loro turno per accedere al tunnel del San Gottardo.
Salendo in val Corno, sguardo verso E. |
La capanna Corno Gries |
Dai pressi del passo del Corno, la vedretta di Gries e il tracciato per il Blinnenhorn |
Lo sbarramento del lago di Gries e le pale eloliche nei suoi pressi. |
A m 3100 sul ghiacciaio di Gries. |
La linea di salita al Blinnenhorn vista dai pressi della gran sella del Gries. |
Panorama sulla gran sella del Gries. |
Panorama dalla vetta del Blinenhorn. |
L'aguzzo prospiciente Finsterarhorn. |
In vetta tengo ben stretti gli sci perchè non me li porti via il vento! |
Ultimo sguardo sul Blinnenhorn. |
Rietro al passo del Corno. |
Neve stupenda a m 2200. |
Quanta neve a m 2000, tanta da sommergere le baite di Cruina. |
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