La Motta di Scais da Montagna in Valtellina. Indicata la traccia di salita per il versante N. |
Mattinata libera, quindi parto col Caspoc' per fare una cima che si vede dalla finestra di casa mia a Montagna: la Motta di Scais, un cupolone erboso alto m 2416 da cui si gode un panorama grandioso. La montagna è la prima elevazione dello spartiacque che divide la val d'Ambria dalla val Vedello e ai suoi fianchi si appoggia il muraglione della diga di Scais.
La via normale di salita si svolge sulla faccia E, così noi per fare i bastian cuntrari scegliamo di compiere la salita per il versante N, proprio quello che s'affaccia sulla Valtellina. Se il tempo tiene e smentisce le previsioni nefaste, vorremmo poi buttarci giù per il ripido versante O, una delle più interessanti sciate della zona con pendenze che superano i 40° e i passaggi non sempre facili da individuare. Questo fianco è valangosissimo e si inabissa per ben 800 metri fino al lago Zapello, termine delle ostilità e deposito della furia delle slavine.
Motta di Scais, versante da ONO (foto scattata dal pizzo Meriggio). Segnati i tracciati di salita per il versante N e di discesa per quello O. |
Partenza: centrale di Vedello (m 1000).
Itinerario automobilistico: alla fine della tangenziale di Sondrio (direzione Tirano), prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la strada provinciale fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile (semaforo) si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in val Vedello fino alla centrale di Vedello (m 1000, 6 km). Mancano 2,5 km ad Agneda, ma per non avere sorprese (strada senza parapetti), è opportuno, appena si incontra la neve, parcheggiare la macchina e proseguire a piedi o con gli sci.
Itinerario sintetico: centrale di Vedello (m 1000) - Agneda (m 1228) - Motta di Scais per il versante N (m 2416) - discesa per la faccia O - lago Zapello - Ambria (m 1325) - centrale di Vedello (m 1000).
Tempo previsto: 4 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo o ciaspole. Kit antivalanga.
Difficoltà/dislivello in salita: 4 su 6 / 1416 m.
Dettagli: OSA. Il versante O è piuttosto ripido con pendenze fino a 45° e punte anche superiori in brevi rampe che raccordano i vari tratti del versante. Assolutamente da evitarsi con neve non assestata.
Mappe: Kompass n.104 - Foppolo - Valle Seriana, 1:50000
Nel fresco delle prime luci del mattino abbandoniamo il Panda alla centrale di Vedello (m 1000) e proseguiamo assonnati sulla carrozzabile per Agneda (m 1228, ore 0:30).
Appena oltre il paesino, pieghiamo a dx (OS) e saliamo su per ripidi pratoni. Al limite del pascolo entriamo in un fitto bosco d'abeti che ci obbliga a parecchie inversioni per districarci tra le piante e guadagnare quota. Poco sopra i m 1400 attraversiamo la trincea scavata per liberare i binari del trenino di servizio che collega il Redoch (capolinea superiore del carrello che sale dalla centrale di Vedello) alla diga di Scais.
Ancora bosco sempre più in piedi, finchè la vegetazione si dirada e i larici prendono il sopravvento. Insistiamo a SO fino a guadagnare grazie a una ripida scarpata la cresta NNO della Motta di Scais. Siamo appena a N della quota 1998, termine del tratto roccioso dello spartiacque.
Ora perdersi è impossibile, dobbiamo solo prestare attenzione e aggirare sui fianchi le impennate del filo. Sotto di noi a sx c'è la diga di Scais e a dx la val d'Ambria.
Si ravana un po' perchè è ripido e la neve è sì polverosa in superficie, ma sotto è piuttosto dura e scivolosa.
Alternandoci alla battitura della traccia, eccoci sull'anticima, posta nei pressi del grande ometto di pietra, quindi, sempre sulla medesima dorsale raggiungiamo la vetta (Motta di Scais, m 2416, ore 3:30).
Il tempo non è male. Nevica e c'è il sole. La cresta prosegue sul pizzo Medù per poi alzarsi ai m 2536 del pizzo Cerec, la più alta vetta di questa catena.
A sx (E) vi sono i pendii che digradano fino alla baita Grasso, quindi in val Vedello. Di qui sale la normale e scendono grosse valanghe.
A dx (O) c'è la ripida faccia orientale del monte da cui non sale nessuno e da cui scendono valanghe ancor più grosse.
Un enorme distacco di fondo è ben visibile 300 metri più in basso.
Vorremmo sciare tutti i pendii di questa montagna, siamo iper eccitati e tristi nella consapevolezza che dovremo fare una scelta.
Alla fine optiamo per la O, la faccia più ripida; tanto oggi la neve è stabile e ben sciabile anche su pendenze sostenute.
Parto io e allestisco un set fotografico, quindi è il turno del Caspoc' che sfreccia giù per il costone.
La neve è un po' dura; appena sotto la superficie e partono piccole ed innocue valanghe superficiali.
Persi i primi 250 metri di dislivello (che dopo la prima rampa si adagiano sui 40°) pieghiamo a sx e ci immettiamo nel vallone che scende tra la Motta e il Medù (35° con brevi tratti molto più ripidi in cui bisogna scendere a salti o derapando su neve talvolta gelata). Di qui perdiamo altri 300 metri di dislivello, per piegare nuovamente a dx. Con un lungo traverso ci portiamo verso la testa (N) del lago Zapello evitando la barra rocciosa che protegge la val d'Ambria.
Che culo: itinerario trovato al primo colpo e gran sciata! Abbiamo i sorrisi stampati in volto.
In basso la neve è già bagnatissima, leviamo le giacche per non fare la sauna e ci affrettiamo ad abbandonare la val d'Ambria prima che venga giù tutto. Raggiunta Ambria, per la strada battuta siamo nuovamente alla macchina. Sono le 11:20.
Nel rientro troviamo un cantiere sulla strada.
In attesa che la carreggiata venga liberata, notiamo sull'altro lato della valle una capra bianca incengiata sopra un precipizio. È lì ferma immobile, forse ha bisogno di aiuto. Ne discutiamo con gli operai che ci indirizzano alla stalla del pastore per avvisarlo.
Ci andiamo.
Il pastore ci ringrazia, affermando che però la capra probabilmente non è sua e che contatterà il presunto proprietario. Nel mentre chiacchieriamo in mezzo a decine di capre, pecore e mucche, vediamo un agnello biricchino che, fingendo indifferenza, va a tettare le capre rubando il latte ai capretti e, pur pagando lo scotto di qualche cornata, si riempie la pancia.
"L'è fürbu", dice il pastore, poi ci chiede dove siamo andati (lui carica su al Grasso). Subito ci apostrofa come matti perchè dalla Motta vengon giù le peggio valanghe che ostruiscono la val Vedello! Sorridiamo dicendo che siam scesi dall'altro versante.
"Amò pegiu!"
Polvere nei boschi sopra Agneda. |
Ravana ravana ... 1 metro di neve fresca |
Sulla cresta NNO della Motta di Scais. |
In vetta, m 2416. |
Caspoc' nel primo ripido tratto della faccia O. |
Caspoc' nel primo ripido tratto della faccia O. |
Giù verso la val d'Ambria. |
Il tracciato nella parte bassa visto dalla val d'Ambria. Sullo sfondo da sx Omo, Rondenino e Aga. |
..... ha ragione l'agricolo, quello è il versante che scarica le più imponenti slavine della valle. Lo scorso anno c'erano i "vendui"a luglio e di neve non ne ha fatta come quest'anno.
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