Itinerario automobilistico: Da Sondrio dirigersi verso Tirano fino al paese di San Giacomo di Teglio. Ivi svoltare a destra oltrepassando il passaggio a livello, proseguire per alcune centinaia di metri per poi svoltare nuovamente a destra, seguendo per Castello dell'Acqua. Poco prima di giungere in paese svoltare a sinistra per Paiosa - Val Malgina. A Paiosa (m 690) termina la strada asfaltata ed è possibile procedere solo con un 4x4 fino ai pressi delle Baite Colombini (m 1030). Attenzione ai pochi parcheggi disponibili.
Itinerario sintetico: Baite Colombini (m 1030) - Baita la valle (m 1176) - Quota 2550 verso il passo dell'Omo della Malgina (m 2621) - Diavolo della Malgina (m 2925).
Difficoltà/dislivello in salita: 3,5 su 6 / 1900 m. BSA+
Tempo previsto: 6 / 7 ore.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit antivalanga, consigliabili rampant in caso di neve molto gelata per il "canalone" , ramponi per il tratto finale ).
Dettagli: Gita da affrontare solo con i pendii sovrastanti il canalone scarichi, dato il carattere valanghivo dello stesso, o condizioni di neve particolarmente sicure. Consigliabile infatti effettuarla a primavera inoltrata, dato che nel canale la neve rimane solitamente fino a giugno.
La discesa va effettuata prima che il sole scaldi eccessivamente i pendii sovrastanti il canalone.
Una di quelle "ravanate" orobiche che non può mancare nel curriculum dello scialpinista da ravano.
Una scialpinistica che racchiude doti da trekker, da sciatore di ogni tipo di neve (dai lisci pendii trasformati, ai blocchi di slavina, alle ripide pendenze del tratto che scende dalla vetta), da alpinista nel tratto finale. Notevole sia per la lunghezza che per il carattere selvaggio e incassato della valle.
Ricordo ancora quando arrivato in Valtellina alcuni anni fa vidi da Sondalo quella piramide innevata sullo sfondo e iniziai a chiedere che montagna fosse. Il suo nome da allora mi ha sempre affascinato, ma non avrei detto, allora, che un giorno ci sarei salito. Sono passati alcuni anni, ho imparato a sciare o meglio a scendere e quel giorno finalmente è arrivato con grande soddisfazione.
Partecipanti : Giovanni, Giorgio, Diego, Claudio, Cesare, Paolo.
Parcheggiata l'auto nei pressi delle Baite Colombini verso le 6:20 procediamo a piedi sci in spalla lungo il sentiero fino alla Baita la valle (m 1176, 0:25) dove mettiamo finalmente gli sci anche se per pochi metri dato che è necessario effettuare il facile passaggio del torrente. Avanziamo quindi tra rado bosco fino a guadagnare la vallata e procedere scegliendo il percorso più agevole lungo la slavina di fondovalle. Risaliamo su dolce pendenza la vallata, sempre su slavina, fino a imboccare il "canalone della Malgina" (m 1400 circa, 1:00) che conduce fino al passo dell'Omo della Malgina (m 2621). Qui la pendenza si fa più sostenuta ( 25° - 30° nella prima metà, 20 - 25° con alcuni tratti più facili nella seconda metà) e anche la risalita a causa del fondo slavinato e in parte ghiacciato si fa più difficoltosa, tanto da mettere a dura prova la tenuta delle nostre pelli.
Il "canalone" sembra interminabile, e poco oltre metà, quando ci sembra di intravederne la fine, ci accorgiamo che altre rampe ci attendono.
Poco prima di arrivare al passo, (quota 2550 circa, 3:00) usciamo dal canale risalendo la sponda destra, Ovest, per guadagnare i pendii settentrionali che portano alla spalla Est del Diavolo. (Quanto mi piace dire così).
Anche questo tratto presenta pendenze di 30° o superiori, ma ci consente di raggiungere la spalla abbastanza velocemente e di aprire lo sguardo verso il panorama bergamasco. Stando verso la sponda meridionale aggiriamo alcune rocce e risaliamo il ripido pendio fino a guadagnare nuovamente la spalla dove abbiamo deciso, data la forte pendenza e trattandosi comunque di tratti esposti, di procedere a piedi sci in spalle fino alla vetta. Raggiunta in poco più di 4 ore complessive.
Con differenti condizioni può essere vantaggioso, negli ultimi 200 metri di dislivello, scegliere vie alternative rimanendo maggiormente lungo i pendii settentrionali.
Dopo una meritata sosta in cima e senza particolare fretta, dato che il sole aveva tardato a far visita al manto nevoso e non volevamo trovare il canale troppo ghiacciato, ci avviamo in discesa sci ai piedi, ripercorrendo l'itinerario di salita che ci è sembrato, oggi, quello migliore.
Superati alcuni tratti con forte pendenza ( 35-40°) e in parte anche un pò esposti sul filo di cresta, guadagniamo il pendio settentrionale che ci riporta verso il canale e ci permette finalmente di lasciare un pò correre le punte degli sci. Nella parte alta e nel canale la neve è stata ottima, nella seconda parte di discesa la presenza di cumuli, avvallamenti e blocchi da valanga ha messo più alla prova le nostre doti di sciatori orobici. La camminata finale ha avuto poi un sapore particolare, da sciatore avventuriero, come forse in molti e secondo me a torto, han perso la voglia di essere.
i pendii settentrionali per guadagnare la spalla
ripidi pendii iniziali
i pendii settentrionali che portano al canalone
il canalone inizia a stringersi e impennarsi
il tratto finale del canalone
La discesa va effettuata prima che il sole scaldi eccessivamente i pendii sovrastanti il canalone.
Una di quelle "ravanate" orobiche che non può mancare nel curriculum dello scialpinista da ravano.
Una scialpinistica che racchiude doti da trekker, da sciatore di ogni tipo di neve (dai lisci pendii trasformati, ai blocchi di slavina, alle ripide pendenze del tratto che scende dalla vetta), da alpinista nel tratto finale. Notevole sia per la lunghezza che per il carattere selvaggio e incassato della valle.
Ricordo ancora quando arrivato in Valtellina alcuni anni fa vidi da Sondalo quella piramide innevata sullo sfondo e iniziai a chiedere che montagna fosse. Il suo nome da allora mi ha sempre affascinato, ma non avrei detto, allora, che un giorno ci sarei salito. Sono passati alcuni anni, ho imparato a sciare o meglio a scendere e quel giorno finalmente è arrivato con grande soddisfazione.
Partecipanti : Giovanni, Giorgio, Diego, Claudio, Cesare, Paolo.
Parcheggiata l'auto nei pressi delle Baite Colombini verso le 6:20 procediamo a piedi sci in spalla lungo il sentiero fino alla Baita la valle (m 1176, 0:25) dove mettiamo finalmente gli sci anche se per pochi metri dato che è necessario effettuare il facile passaggio del torrente. Avanziamo quindi tra rado bosco fino a guadagnare la vallata e procedere scegliendo il percorso più agevole lungo la slavina di fondovalle. Risaliamo su dolce pendenza la vallata, sempre su slavina, fino a imboccare il "canalone della Malgina" (m 1400 circa, 1:00) che conduce fino al passo dell'Omo della Malgina (m 2621). Qui la pendenza si fa più sostenuta ( 25° - 30° nella prima metà, 20 - 25° con alcuni tratti più facili nella seconda metà) e anche la risalita a causa del fondo slavinato e in parte ghiacciato si fa più difficoltosa, tanto da mettere a dura prova la tenuta delle nostre pelli.
Il "canalone" sembra interminabile, e poco oltre metà, quando ci sembra di intravederne la fine, ci accorgiamo che altre rampe ci attendono.
Poco prima di arrivare al passo, (quota 2550 circa, 3:00) usciamo dal canale risalendo la sponda destra, Ovest, per guadagnare i pendii settentrionali che portano alla spalla Est del Diavolo. (Quanto mi piace dire così).
Anche questo tratto presenta pendenze di 30° o superiori, ma ci consente di raggiungere la spalla abbastanza velocemente e di aprire lo sguardo verso il panorama bergamasco. Stando verso la sponda meridionale aggiriamo alcune rocce e risaliamo il ripido pendio fino a guadagnare nuovamente la spalla dove abbiamo deciso, data la forte pendenza e trattandosi comunque di tratti esposti, di procedere a piedi sci in spalle fino alla vetta. Raggiunta in poco più di 4 ore complessive.
Con differenti condizioni può essere vantaggioso, negli ultimi 200 metri di dislivello, scegliere vie alternative rimanendo maggiormente lungo i pendii settentrionali.
Dopo una meritata sosta in cima e senza particolare fretta, dato che il sole aveva tardato a far visita al manto nevoso e non volevamo trovare il canale troppo ghiacciato, ci avviamo in discesa sci ai piedi, ripercorrendo l'itinerario di salita che ci è sembrato, oggi, quello migliore.
Superati alcuni tratti con forte pendenza ( 35-40°) e in parte anche un pò esposti sul filo di cresta, guadagniamo il pendio settentrionale che ci riporta verso il canale e ci permette finalmente di lasciare un pò correre le punte degli sci. Nella parte alta e nel canale la neve è stata ottima, nella seconda parte di discesa la presenza di cumuli, avvallamenti e blocchi da valanga ha messo più alla prova le nostre doti di sciatori orobici. La camminata finale ha avuto poi un sapore particolare, da sciatore avventuriero, come forse in molti e secondo me a torto, han perso la voglia di essere.
i pendii settentrionali per guadagnare la spalla
ripidi pendii iniziali
i pendii settentrionali che portano al canalone
il canalone inizia a stringersi e impennarsi
il tratto finale del canalone
Il canalone è sempre un'avventura stupenda. Io mi sono fermato al Passo dell'Omo ma sono partito a piedi da Castello, quindi la mia parte l'ho fatta... ;-)
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