domenica 6 aprile 2014

Pizzo di Coca (m 3050) - canalone NO


"È l'impresa di ghiaccio più nota
delle Alpi Orobie" 
Con pendenze che superano i 50°, 
chiuso in un ambiente selvaggio,
il canalone si spinge verso 
il cielo per milleduecento metri
di dislivello per terminare 
su una sella a pochi metri
dalla cima valtellinese 
del pizzo di Coca. 



Il pizzo di Coca da Mara.

Oggi, 6 aprile 2014, il canalone del Coca è stato per me, Giovanni e il Caspoc' una gita scialpinistica di ripiego decisa in fondo alla val d'Arigna; avevamo infatti in mente un altro canale ripido sul vicino Scotes, ma la neve lì non era sicura a causa del caldo. Un cambio programma eccezionale: la neve ottima, sicura e a tratti polverosa, ha oltremodo agevolato la discesa facendola sembrare priva di difficoltà e attenuando ogni timore reverenziale nel tuffarsi giù nel vertiginoso versante NO della montagna.

Il tracciato della NO dalla punta di Santo Stefano (giugno 2009).


L'inizio del canale può esser considerato a quota m 1750 ca. quando, prima del bivacco Resnati, comincia a delinearsi il vallone racchiuso a E dalla tetra cresta N del Coca e a O dalla morena dello Scimùr.  A quota 2450, nei pressi di un isolone roccioso, il vallone si biforca e il ramo principale, quello che va a sx, è considerato il canalone vero e proprio e sale a una sella (m 3000 ca.) poco distante dalla vetta valtellinese del pizzo di Coca (m 3040 ca.) (l'altro ramo è stato sciato nel 2012 dal bravo Mario Vannuccini). 
Il canalone fu salito per la prima volta l'11 settembre 1889 da Antonio Cederna, con le guide Baroni e Valesini. Essi arrestarono la loro ascensione, reputandola la vetta principale, all'anticima settentrionale. La prima ripetizione della via fu di Giovanni Bonomi in compagnia di Bruno Galli-Valerio (2 agosto 1894): "Cinque ore e mezzo dopo aver lasciato l'alpe Piöda, toccammo la cima. Nell'ometto trovammo i biglietti del Cederna, il solo che sia salito prima di noi dal versante nord.
Negli ultimi anni, d'estate, il canalone si spezza in più punti e il tratto superiore svanisce lasciando delle piodesse difficilmente percorribili. Per questo è consigliabile salirlo in primavera o a inizio estate, ma solo con neve perfettamente assestata. La discesa con gli sci richiede, oltre ad una ottima tecnica, anche fortuna: la neve deve essere tanta e non gelata; lasciate gli sci a casa se sono già scese le valanghe disseminando il pendio di numerosi meteoriti di ghiaccio che impediscono una scivolata sicura.




Partenza: centrale Falk di Armisa in località ca Pizzini (m 1041).
Itinerario automobilistico: da Sondrio si prende la SS38 in direzione Tirano. Appena prima di Chiuro, in località Casacce (5 km dalla fine della tangenziale di Sondrio), si esce a dx in direzione di Arigna/Briotti. Si attraversa l'Adda e si segue la strada comunale per Arigna/Briotti fino in località Fontaniva (km 14 da Sondrio) dove c'è un trivio (tornante). Si va dritti senza fare la curva e ci si addentra in val d'Arigna per un paio di chilometri fino alla centrale di Armisa, dove si parcheggia. 
Itinerario sintetico: centrale di Armisa (m 1041) - Foppe (m 1360) - Pradaccio (m 1458) - baite Michelini (m 1499) - morena “Scimur” - passaggio nei pressi del bivacco Resnati - ghiacciaio dei Marovin - pizzo di Coca per il canalone NO (m 3050) .
Tempo previsto: 6-7 ore per la vetta.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit antivalanga, corda, imbraco, ramponi, casco, piccozze (da neve e non ricurve da ghiaccio).
Difficoltà/dislivello: 4.5 su 6 / oltre 2100 m (valutazioni fatte in base alle condizioni di neve ottime trovate oggi).
Dettagli: AD- / OSA+. Itinerario molto lungo con tratti ripidi su neve (50°), creste di neve o roccia (possibili passi di II+). Va affrontato solo con neve sicura e buona preparazione fisica. 
Mappe: Kompass foglio n.104, 1:50000.



Obbiettivo del giorno era una linea sulla N del pizzo di Scotes (m 2978). Era un po’ che la studiavo e l’innevamento sembrava essere tale da permettere sia la salita con le picche, che la discesa con gli sci...
Il sabato mi dedico al giardinaggio, dato che dobbiamo rimandare la partenza a causa delle nuvole notturne che hanno impedito il rigelo. Da giardiniere maldestro, però, faccio un volo col decespugliatore e mi ammacco  gamba e braccio sx. Che fesso!
La sera vado in macchina fino a Teglio per scrutare col binocolo il canale dello Scotes, poi mi faccio riportare la macchina a casa da Nicola e Gioia e, per riprendere mobilità agli arti, torno correndo. Quando è caldo il ginocchio non fa più male e se corro mi passa l'ansia per la gita di domani: non sto più nella pelle!
Sveglia alle 3:30, ritrovo ai Trippi alle 4 e col Panda di Giovanni saliamo in val d’Arigna nel buio più pesto.
Ci sbarazziamo della macchina alla centrale d’Armisa (m 1041), niente neve e parcheggio deserto. La solita pallosa pista di cemento/neve/ghiaccio fino alle Foppe (m 1360), a metà della quale riusciamo a calzare gli sci. A Pradaccio la neve si fa importante e a Michelini (m 1499, ore 1:20) le baite sono letteralmente sotterrate dalla coltre banca. I profili delle vette che chiudono la valle sono rischiarati dall’inquinamento luminoso che proviene dalla bergamasca. Il mio frontalino non funziona e nell’addentrarci a mezza costa lungo il sentiero estivo ho qualche problema di equilibrio.
Quante neve, e quanto marcia: non ha rigelato niente, si vede che è stato coperto anche questa notte. Il taglio del fianco della montagna è un po’ arrischiato e scivolosissimo. Spesso rotoliam giù con la neve bagnata, così decidiamo di abbassarci quasi nel fondovalle e da lì riprendere la marcia.
Lo Scotes è lassù  a dx, fiero, ma il vallone della Pioda per accedervi è quantomai minaccioso, specialmente perchè esposto a E e perciò soggetto a riscaldarsi ai primi raggi del sole.
“Che facciamo?”, ci chiediamo perplessi.
“Non ha rigelato niente, con questa neve è un rischio passar su per di lì, specialmente perchè fra un po’ sorgerà il sole e può venir giù tutto”.
“Nord del Coca o passo di Coca, tanto per non buttar la giornata?”
“Canalone del Coca”, rispondiamo a Giovanni io e il Caspoc’, e così puntiamo dritti a S verso il bivacco Resnati.
Sarò ripetitivo, ma va ribadito: la quantità di neve è impressionante, tant’è che non si vedono neppure le morene del Marovin!
Il bivacco Resnati è 400 metri più in alto, una piccola scatola rossa addossata a un grosso masso, proprio là dove il vallone del Lupo si divide da quello del Marovin.
Ma oggi non ce n’è traccia: è tutto sotterrato dalla neve, sbuca solo il sassone che lo protegge, addobbato con un grande cappello bianco.
All’altezza del bivacco Resnati (m 1920, ore 1:40) sulla sx inizia a definirsi il canalone.
La salita può essere divisa in tre blocchi.
Il primo è quello che, addentrandosi nello scuro vallone fra le rocce del Dente di Coca e del Coca stesso, raggiunge l’isolone roccioso a circa m 2450. Fin qui è tutto facile. Pendenze sui 30°/35°, neve crostosa, aria fredda che soffia giù dal canale mentre l'alba illumina lo Scotes. Saliamo con gli sci ai piedi e con una miriade di inversioni. C’è anche una recente traccia di altri sci che ci fa compagnia.
Quindi pieghiamo a sx per un solco gelato che ci fa entrare nella seconda parte del canale (40°), più ripida . Neve compatta, alle volte dura: leviamo gli sci e procediamo armati di ramponi. Non ci sono più altre tracce.
Una strozzatura tra le rocce indica la fine del secondo terzo e l’inizio del settore finale. Saliamo al dritto, con la neve che da dura diventa crostosa ed infine polverosa, addolcendo il senso di vertigine dato dalla forte pendenza (oltre 45°). Dopo 5 ore e mezza di fatica tocchiamo il colletto di neve sulla cresta che divide val d’Arigna dalla val Morta. Veniamo accolti dal tepore del sole che ci rallegra ben di più che tetra val d'Arigna.
Sono un po' scoppiato e le ammaccature sulla carrozzeria mi infastidiscono un po': dovrei capire che prima di una gita impegnativa bisogna riposare e non massacrarsi di lavoro e sport. Ma tante volte il tempo mi pare così poco che mi metto in testa di fare più cose di quelle che il mio fisico è in grado di reggere. Non credo imparerò mai la lezione.

Siamo tutti euforici: il canale è in condizioni super per essere sciato!
Io abbandono gli sci al colletto, mentre Giovanni e il Caspoc' tengono lo zaino fino alla cima valtellinese del Coca e si guadagnano altri 30 metri di sciata che non avevo previsto!
Per la neve della sponda sx (lato val Morta) aggiriamo e saliamo il testone della cima valtellinese del Coca, quello che Bruno Galli Valerio, in una discussione con Freshfield, avrebbe ritenuto opportuno nominare punta d'Arigna del pizzo di Coca. Da qui seguiamo l'affilata cresta di neve e roccia (II) che porta al punto culminante (pizzo di Coca, m 3050, ore 3).
Della croce di vetta nemmeno l'ombra: è sommersa da metri di neve. Il paesaggio è bellissimo. Alle nostre spalle tutte le vette delle alpi Retiche, tra cui spicca - oltre la sinuosa cresta appena percorsa - la sagoma inconfondibile del Disgrazia.
In basso a SE c'è il lago del Barbellino tutto gelato. A S si nota la Presolana. A O vi sono le tracce di sci di un solitario che ha sceso il versante che porta al lago di Coca partendo proprio dalla vetta.
Tornati alla vetta valtellinese, io mi riporto subito al mio zaino per immortalare Giovanni e il Caspoc’ impegnati nei primi 30 metri della discesa prima di entrare nel canalone. Dei controluce davvero spettacolari!
All’imbocco del canale il Caspoc’ è talmente euforico (e bravo a sciare) che decide di entrarvi con un salto dalla cornice e poi pistar giù a velocità folle per i primi 100 ripidi metri.
La sua prestazione leva anche a me e Giovanni ogni timore e, anche se più morigerati, ci gettiamo nel pendio senza la benché minima paura.
E così fino in fondo, con una sciata bellissima dove solo la strozzatura centrale, di neve un po’ dura, ci richiede qualche attenzione in più perchè gli sci saltellano.
È una sensazione unica quella di sciare accompagnati dalle scariche di neve che scivolano a valle per il tuo passaggio.
“Alla faccia della gita di ripiego!”, grida Giovanni.
"Il canale in condizioni così favorevoli non lo troveremo più finché masticheremo ancora coi nostri denti!", aggiungo io.
Sotto i m 1900 la neve diventa prima crostosa, poi fango e il rientro per la val d’Arigna è piuttosto noioso.
Scegliamo di rimanere nel fondovalle, destreggiandoci tra le grosse valange scese ieri e cariche di piante e terra.
Raggiunta la diga del Forno, risaliamo lungo la strada. La neve appiccica talmente che si procede in salita senz nemmeno rimettere le pelli!
Verso l’1 siamo già alla macchina, dove incontriamo un ragazzo di Zogno che è salito da solo al Druet, facendo da spettatore alla nostra discesa.
Siamo affamatissimi!


Canalone NO, m 2300.
m 2400, ai piedi dell'isolone roccioso che segna la fine del primo 1/3.
Su per il canale verso la strozzatura.
Parte alta.
All'uscita
Fuori dal canale verso la cima valtellinese.
Verso la vetta bergamasca del pizzo di Coca.
In vetta. Sullo sfondo la cima valtellinese.
La vetta bergamasca vista da quella valtellinese.
La vetta bergamasca vista da quella valtellinese.
Caspoc' e Giovanni in discesa dalla vetta Valtellinese del Coca. Foto scattata dall'imbocco del canalone.
Caspoc' e Giovanni in discesa dalla vetta Valtellinese del Coca. Foto scattata dall'imbocco del canalone.
All'imbocco del canalone.
Canalone, parte alta (45°).
Oltre la strozzatura centrale.
Parte centrale, sullo sfondo lo Scotes.
Giù a tutta; sullo sfondo il Dente di Coca.
Trova il Resnati...
Pensionati in val d'Arigna.
Rana risvegliata dal caldo e dalla stagione degli amori va a spasso nella neve x raffreddare i bollenti spitriti.




6 commenti:

  1. Alla faccia della gita di ripiego.
    Complimenti per per l'impresa ben documentata.

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  2. Che invidia quanto avrei voluto esserci!!!!! Complimenti

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  3. Bellissima gita fatta sabato grazie a voi apripista. Abbiamo seguito due ragazzi bergamaschi che hanno puntato la forcella a dx della cima valtellinese per poi abbassarci sul versante sud ovest e risalire alla cima bergamasca. In discesa nel canale c'era forse un po' meno polvere ma sempre buon grip. Bellissima gita, ambiente selvaggio, parte alpinistica, bel dislivello, sci ripido, ravanage iniziale e finale. Tutto quello che ci vuole per una giornata di grande soddisfazione!

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  4. Sono felice che qualcuno abbia colto la pala al balzo.
    Chissà se il vento di stanotte rovinerà definitivamente la neve anche a nord...
    Buone gite

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    1. La palla volevo dire, ma stavo scrivendo l'itinerario dello Scotes per la pala e mi son confuso (;-)

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  5. Ciao, stavamo pensando ad un'escursione al Resnati... secondo voi è accessibile tra 10/15 gg o è ancora sommerso dalla neve? Sarà possibile pernottare lì?
    Grazie, Alberto

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