sabato 29 dicembre 2012

Passo dei Càmer per il vallone del Camer


Partenza: Vedello (m 1032). 
Itinerario automobilistico: alla fine della tangenziale di Sondrio (direzione Tirano), prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la strada provinciale fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile (semaforo) si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in val Vedello fino alla centrale di Vedello (m 1000, 6 km). Mancano 2,5 km ad Agneda, ma per non avere sorprese (strada senza parapetti), è opportuno, appena si incontra la neve, parcheggiare la macchina e proseguire a piedi o con gli sci fino ad Agneda.
Itinerario sintetico: Vedello (m 1032) - Agneda (m 1228) - diga di Scais (m 1494) - baite Caronno - passo dei Camer per il vallone del Camer (m 2580 ca.).
Tempo previsto: 5 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo o ciaspole. Kit antivalanga. Ramponi e piccozza, corda e cordini utili.
Difficoltà/dislivello in salita:
4.5 su 6 / 1550 m.
Dettagli: OSA+/AD Il canale che porta al circo alto dei Camer presenta tratti fino a 45° e tratti di misto.
Mappe: Kompass n.104 - Foppolo - Valle Seriana, 1:50000


Nel bosco.

Nel canale che porta al circo alto dei Camer.

Nel canale che porta al circo alto dei Camer.

All'uscita del canale che porta al circo alto dei Camer.

Verso il passo dei Camer.

Discesa nel canale che porta al circo alto dei Camer.

La val Masino e il Meriggio dal circo alto dei Camer.





lunedì 24 dicembre 2012

Piz Cavrin Est per il canale NO


24/12/12 Una bellissima sciata su un canale orobico che in pochi hanno avuto la fortuna di vedere in quanto resta nascosto dai contrafforti del piz Cavrin. Pendenze fino a 45°, ma difficoltà contenute.

Partenza: Vedello (m 1032). 
Itinerario automobilistico: alla fine della tangenziale di Sondrio (direzione Tirano), prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la strada provinciale fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile (semaforo) si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in val Vedello fino alla centrale di Vedello (m 1000, 6 km). Mancano 2,5 km ad Agneda, ma per non avere sorprese (strada senza parapetti), è opportuno, appena si incontra la neve, parcheggiare la macchina e proseguire a piedi o con gli sci fino ad Agneda.
Itinerario sintetico: Vedello (m 1032) - Agneda (m 1228) - diga di Scais (m 1494) - baite Cornascio (m 1599) - ex villaggio delle miniere di uranio (m 1936) - sella del Cavrin (m 2470 ca.) - piz Cavrin Est (m 2647).
Tempo previsto: 5 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo o ciaspole. Kit antivalanga. Ramponi e piccozza.
Difficoltà/dislivello in salita:
4+ su 6 / 1617 m.
Dettagli: OSA. Il canale finale presenta tratti con pendenze > 40°.
Mappe: Kompass n.104 - Foppolo - Valle Seriana, 1:50000


Del pizzo Cavrin Est ho già sciato il canale O, una bella discesa a 40° senza speciali difficoltà, ma tale via non permette di partire con gli sci dalla vetta perchè questo canale termina su una selletta e non sul cocuzzolo della montagna.
Nel febbraio 2012 sono stato con Roby Ganassa e Andrea sul pizzo Cavrin , la cima triangolare a m 2547 che segna la fine della dorsale che si stacca verso NO dalla cresta cima Soliva - pizzo Grò.
Dalla vetta, raggiunta per la sella tra piz Cavrin e piz Cavrin Est e da me battezzata “sella del Cavrin”, ho notato un canale che saliva direttamente alla vetta del Cavrin Est. Era lì di fronte a noi, un chiaro invito ad una nuova avventura con gli sci,  ma da quell’angolazione non ne avevamo potuto valutare la pendenza. Il canale, inoltre, non è visibile dal basso.
Il 24/12, con rientro obbligato per il cenone e un pericolo valanghe, al contrario di quanto segnalato, davvero basso, io e il Caspoc' ci siamo tolti lo sfizio di questa discesa.
Il canale NO del pizzo Cavrin Est visto dalla vetta del pizzo Cavrin.

Il piz Cavrin dal canale NO del piz Cavrin Est.

In discesa dalla vetta del piz Cavrin Est.



lunedì 26 novembre 2012

Cresta di Primolo e corno di Braccia (m 2908)


Il Corno di Braccia per la Cresta di Primolo non è una via difficile, ma con neve è l’occasione per scaldare gli attrezzi e godere nel mentre uno scenario delizioso. 


Partenza: Primolo (m 1200). 
Itinerario sintetico: Primolo - canalone delle valanghe - Cresta di Primolo - corno di Braccia (m 2908) - laghi di Sassersa - alpe pRadaccio - Primolo.
Tempo previsto: 10-11 ore in invernale. 
Attrezzatura richiesta: corda (può essere necessaria una calata in doppia da 15 mertri se la neve non consentisse l’aggiramento della penultima torre), imbraco, piccozza, ramponi, ciaspole.
Difficoltà/dislivello: 4.5 su 6 / circa 1700 m.
Dettagli: Alpinistica PD+. In veste invernale vi sono tratti di misto. Canali e pendii fino a 55°, passi su roccia fino al III se ci si mantiene in cresta.


25 novembre 2012
Andrea reduce dai coscritti e io da 2 ore di sonno (sono in chiusura rivista), ci avviamo a mattina inoltrata verso Primolo, da cui, abbandonata l’auto, saliamo al dritto lungo la traccia ripidissima che punta a O, grossomodo parallela al solco del torrente Rovinone. Questa specie di sentiero è consegueza della posa dei cavi per la segnalazione del distacco  valanga dalle pendici occidentali del pizzo di Primolo, evidente montagna, almeno dai  paesi da Lanzada e Caspoggio, che sovrasta l’abitato di Primolo coi suoi m 2739.
Le slavine che scendono da questi versanti non minacciano solo Primolo, ma anche Chiesa in Valmalenco che si è vista più di una volta raggiungere dalla furia della neve.
A m 1900 incrociamo e ignoriamo il sentiero dei Cervi che porterebbe all’alpe Girosso. Seguitiamo al dritto sulla diramazione dx del Rovinone: quella di sx porterebbe al grande vallo ciclopico visibile anche dal fondovalle.
La vallecola, sempre più stretta e ripida, raggiunge la cresta nei pressi di una cimetta erbosa addobbata con paravalanghe (m 2317).
Qui ha inizio la neve su questo versante. Guardando a N della cresta invece la neve si spinge ben più in basso. Il paesaggio è aereo e inquietante, oltre che per gli scempi edilizi della valle, anche per il forte senso di vuoto ed esposizione.
Calziamo i ramponi e armati di picche ci divertiamo per canalini e cornici (stiam sempre in cresta - O) fino alla quota 2479, punto panoramico anche sulla valle di Sassersa e sul vallo ciclopico.
La dorsale piega decisamente a NO. Questo tratto prende il nome di cresta di Primolo e non è altro che la frastagliata lama di rocce rossastre ben visibile anche dalla bassa Valmalenco (Spriana, Torre...).
Non c’è molto da descrivere, se non che l’arrampicata è davvero divertente. Senza via obbligata si procede alternando il tiepido serpentino del versante assolato, alla neve instabile del buio versante N.
Il punto più alto della corona  rocciosa che cinge l’anfiteatro dove c’è il vallo ciclopico è chiamato pizzo di Primolo (m 2739) . Da quassù è poco appariscente e, rispetto al corno di Braccia, che iniziamo a vedere in lontananza, perde ogni importanza.
Da queste parti c’ero salito nel 2007 con MArio. Era la prima volta che usavo le ciaspole e avevamo scelto lo scosceso vallone sx del Rovinone per fare il test!
La cresta si fa pianeggiante e, come spesso accade, qui iniziano i problemi. A dire il vero, quasi tutti sono concentrati nel superamento degli ultimi due spuntoni che precedono la rampa per il testone sommitale del corno di Braccia.
Partiamo dal primo, cioè il penultimo. Se si vuol stare sul filo per scendervi serve una doppia di 15 metri, altrimenti si può disarrampicare sul lato Sassersa (sx). L’ultimo, invece, lo abbiamo salito per un canale-diedro ghiacciato lato Girosso e, una volta scavalcata la sommità, siamo abbiamo dovuto scendere per le instabili placche nevose del lato N. Questo è stato l’unico punto in cui è stata necessaria la corda. D’estate tutte queste precauzioni sono superflue, ma anche la gita non è altrettanto interessante. 
Si è fatto tardi e siamo ai piedi del corno di Braccia. Su per una rampa nevosa, poi poccette e canali verso dx, quindi per cenge, cornici e traversando canali instabili ci riportiamo a sx dove s’erge pure la vetta. Ci arriviamo alle 16, giusto in tempo per il tramonto che preannuncia una discesa calvario nella pietraia di Sassersa, dove le buche tra i massi sono celate dalla neve, che però non è portante. Morale: alle 19, stanchi morti, siamo di nuovo a Primolo.


Panorama dalla cimetta di quota 2317.

Caspoggio, Chiesa e Lanzada dalla cresta di Primolo.

Le cave del sasso dei Corvi.

Edilizia ragionata (!?) a Caspoggio.

San Giuseppe e il gruppo del Bernina, 18mm.

San Giuseppe e i prati della Braciascia, 90mm.

La Braciascia, 250 mm.

Camino ai piedi del pizzo di Primolo. Sullo sfondo la bassa Valmalenco e le Alpi Orobie (foto realizzata con 16mm/f 9).

Spuntoni nel tratto pianeggiante della Cresta di Primolo.

Cornici di neve e il monte Disgrazia.

Preoccupato o ancora ubriaco? Beh, la neve non tiene molto...

Aggiungi didascalia

Verso il Corno di Braccia (mancano ancora gli ultimi 2 spuntoni).

In vetta al corno di Braccia, sono le 16 passate e all’ora tarda si sommano le nebbie e la neve non portante che ricopre le gande della valle di Sassersa (foto realizzata con 8mm/f 9).

Il nostro tracciato visto dal Sasso Nero.

Nel canale-diedro che porta sull'ultimo spuntone prima del corno di Braccia.

Il tracciato di questa gita visto dall'alpe Fontana (2009).

lunedì 19 novembre 2012

Sui monti della Slovenia

Dal 16 al 19 di novembre ho speso qualche giorno a cavallo fra Cividale del Friuli e le alpi Giulie sul versante sloveno.
Sono davvero belle cime, immerse in un ambiente naturale incontaminato e scarsamente antropizzato.
Suggestivi inoltre i corsi d'acqua, dalle acque cristalline che, talvolta, sgorgano dal centro di una parete a causa di diffusi fenomeni carsici.

Dal ponte sul Natisone a Cividale del Friuli, città longobarda.

Dal ponte sul Natisone a Cividale del Friuli, città longobarda.

Case tra i monti sloveni.

Larici abbattuti dal vento.

Sull'altipiano carsico ai piedi della vetta del monte Kanin.

Cavalli nella piana di Caporetto (Kobarid).

Caporetto.

Il torrente Krajarica, dalle parti di Trenta.

Il rifugio Trzaska Koca ai piedi del Triglav.

Il Triglav, la vetta più alta della Slovenia sfiora i m 2900.
In basso si vede il mio spettro di Broken.

Panorama sul gruppo del Triglav.

Il Duomo di Cividale.

sabato 27 ottobre 2012

Passeggiata a Sondalo


Questo è l'itinerario che ho individuato attorno al complesso ospedaliero del Morelli a Sondalo, a cui sarà dedicato il numero 24 de Le Montagne Divertenti.
Un giretto da meno di 3 ore con 400 metri di dislivello e una tipologia di sviluppo tale da adattarsi sia al cammino che alla MTB. Vi allego la mappa (ho tracciato non troppo finemente il percorso) e una foto d'insieme con itinerario e testimonial d'eccezione.
L'ho sperimentato in pantaloncini e direi che tra spine e ortiche, quella della strada asfaltata in molti punti è la sola possibilità.

Ve lo descrivo brevemente:
partenza dal parcheggio adiacente alla chiesa parrocchiale di Santa Maria. È la prima volta che ho l'occasione di vederla da vicino e devo ammettere che è una chiesa fantastica. Da lì sono sceso sulla mulattiera, poi per l'acciottolato che mi ha condotto a Santa Marta.
Seguendo la strada asfaltata verso SE (purtroppo molto trafficata, ma abbastanza ampia per non essere uccisi facilmente) sono andato a Santa Agnese. La chiesetta non è un granché, ma mi pare che si possa ricollegare a opere di fortificazione ben più interessanti... poi il paesaggio sulla conca di Sondalo è davvero suggestivo, come la vista sul Morelli e gli altri complessi sanatoriali.
Tornante e su fino al cospetto dell'Abetina. Qui ho piegato a dx e sono salito verso la pineta di Sortenna passando accanto al Vallesana ed anche ad altre strutture fatiscenti. La strada è sempre asfaltata, ma non passa nessuno ed è piacevole da percorrere. Nel tornante sopra il Vallesana ho incrociato una stradina chiusa pianeggiante:. è quella che usavano i carri funebri per non attraversare tutto il complesso del Morelli e turbare i degenti.
Sempre sulla strada ho raggiunto Sortenna, poi Solezza (ho tentato il vecchio sentiero segnalato sull'IGM che passava per Cazzotto (questo dev'essere un toponimo di quelli storpiati di brutto per italianizzarlo), ma è un muro di spine e ortiche.
Per strada asfaltata ho traversato varie vallette fino alla bella chiesetta della Madonna della Neve e, poco oltre ho imboccato (sx) la sterrata con indicazioni sentieristiche per Sondalo.
Calato a Roncale, il ripido sentiero-acciottolato si è abbassato fino ad incrociare la stradicciola che entra nel complesso del Morelli a ridosso dell'VIII padiglione. Si è nella desolata zona dei padiglioni 6-7-8-9, tutti dismessi.
Tra l'VIII e il IX ho imboccato il percorso vita che mi ha fatto attraversare il torrente sul ponticello con vista sulla sequenza di briglie e condotto alla zona tutt'ora utilizzata del complesso ospedaliero. Sempre nella medesima direzione ho preso la strada che, dopo la galleria, mi ha portato all'ingresso. Presa la strada a dx sono tornato a Santa Maria.


L'anello attorno al Morelli in una fotografia di Giacomo Meneghello con testimonial d'eccezione.
Panoramica su Sondalo da Sant'Agnese

Sant'Agnese.

Strutture diroccate nei pressi del Vallesana.

Sortenna, oggi abitato dalle suore.

Solezzo.

Ca Zot, ovvero case di Sotto, brutalmente italianizzato in Cazzotto, è un nucleo oggi abbandonato nei pressi di Solezzo.

La bella chiesetta della Madonna della Neve.

Nei pressi dei fatiscenti padiglioni 8 e 9, dismessi da anni e bisognosi di manutenzione.

La chiesa di Santa Maria Maggiore.

Santa Marta dai vicoli di Sondalo.

Santa Marta da E.