giovedì 27 febbraio 2014

Monte Brione (m 2542) versante NO

Questa che vi propongo è una gita molto bella perchè permette di compiere un anello tra Prato Valentino e la val Fontana, salendo il monte Brione dalle piste di Prato Valentino (sono 2:30 ore a passo medio) e scendendone il versante NO. Questo ha inizio con un canale (35°) che sfocia in una conca cinta a N dai contraforti della punta occidentale del monte Calighé. Oltre la conca, da cui siamo usciti tenendo la dx, si rientra nel limite della vegetazione e ci si innesta nella valle del Combolo. Sempre restando nel greto del torrente, abbiamo raggiunto Campello in val Fontana affrontando anche tratti ghiacciati. Poi con gli sci siamo scesi fino a Sant'Antonio (m 1200), limite inferiore della neve, da cui ho corso fino a Ponte a recuperare l'auto con cui siamo risaliti a Prato Valentino a recuperare la seconda vettura.
A fronte di 800 metri di salita con le pelli, io e il Caspoc' ne abbiamo sciati ben 1300 in discesa su un tracciato davvero divertente. La neve oggi era polverosa in quota e dura da valanga nel canale che porta a Campello, con tratti di ghiaccio vivo.


Il tracciato di discesa dal monte Brione verso la val Fontana.

Partenza: partenza degli impianti di sci di Prato Valentino (m 1700).
Itinerario automobilistico: dal centro di Teglio, svoltiamo a dx salendo per via Milano e proseguendo (guidati dalle indicazioni per Prato Valentino) lungo via Sagli, fino ad intercettare la strada per Prato Valentino. Percorsi 10 km da Teglio, raggiungiamo la partenza degli impianti di sci di Prato Valentino.
Itinerario sintetico: partenza degli impianti di sci di Prato Valentino (m 1700) - dosso Laù (m 2096) - monte Brione (m 2542, la cima è prossima al capolinea superiore degli impianti) - valle del Combolo - Campello (m 1450) - Ponte in Valtellina (m 500). 
Tempo di percorrenza previsto: 2:30 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo o ciaspole, kit antivalanga, potrebbero essere utili ramponi e piccozza.
Difficoltà: 3- su 6.
Dislivello complessivo in salita: circa 850 metri.
Dettagli: banale la risalita lungo le piste da sci, mentre OS la discesa in val Fontana con tratti ripidi e stretti (canyon sopra Campello). Attenzione alle valanghe perchè il tratto finale della discesa nella valle del Combolo avviene in una specie di imbuto!


 
Le piste di Prato Valentino dalla vetta del Monte Brione.
In vetta; arrivano le nebbie e comincia a nevicare (leggi: questa è l'ultima foto!)





Piz Misaun (m 3249) con discesa dalla Chunetta Sur in val Roseg


Partenza: Parcheggi Stazione Morteratsch  (m 1890)
Itinerario automobilistico: dal passo del Bernina scendere alcuni km in direzione Pontresina fino a trovare sulla sinistra la strada che in discesa entra nella valle del Morteratsch e vi si addentra per circa 1km fino al parcheggio (a pagamento). 
Itinerario sintetico: Stazione Morteratsch (m 1890) - piz Misaun (m 3249) - rifugio Roseg 2000 (m 1999) - Pontresina (m 1772). 
Difficoltà/dislivello in salita: 3 su 6 / 1400 m.
Tempo previsto:   3 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit antivalanga. 
Dettagli:  BSA.

Cartina e traccia GPS by Giovanni Rovedatti


Il piz Misaun rappresenta una interessante gita nel gruppo del Bernina, priva di difficoltà alpinistiche e già di per se più soddisfacente del più conosciuto e frequentato piz Chalchagn. 

Tuttavia ciò che ha reso particolarmente bella questa gita è l'ottimo itinerario ad anello realizzato. Che ha permesso di sfruttare appieno la polverosa Vedretta Ovest con i suoi ripidi pendii e di attraversare due vallate differenti. 


La mia giornata è cominciata assai prima di questa gita, avendo voluto sfruttare le ottime condizioni meteorologiche per una notturna e alba poco sopra al passo del Bernina. Tanto che alle 5 e 30 ero già al passo con - 14. 

Raggiunto al passo da Giovanni Messina alle 8.30, ci siamo recati con una sola macchina alla stazione di Pontresina, dove ci attendevano Giovanni Rovedatti e Adriano al fine di lasciare li la seconda auto per il riento (parcheggio a pagamento).

Verso le 9.15 ci avviamo sci ai piedi dalla valle del Morteratsch, accompagnati da un freddo pungente a cui in questo inverno non eravamo abituati. Guadagnati i primi metri di quota rispetto al fondovalle il freddo cala e ben presto l'arrivo del sole ci "costringe" ad un abbigliamento quasi primaverile che ci accompagnerà per gran parte della salita. Immersi in un bosco rado (e sciabile) di pino mugo guadagniamo abbastanza agevolmente quota risalendo il pendio in direzione SO. 



Oltre il limite boschivo procediamo sempre in direzione SO risalendo il pendio su buona pendenza, con alcune difficoltà dovute alla traccia oggi molto ghiacciata. Il panorama davanti a noi si fa imponente con gran parte delle cime del gruppo del Bernina presenti all'appello.

I pendii si fanno via via più dolci e all'orizzonte compare la vetta del piz Misaun. 




Abbandonata a destra la traccia che porta al piz Chalchagn insistiamo sempre nella stessa direzione fino a risalire un grosso panettone quotato (m 3041). 


Qui siamo costretti a dover perdere alcuni metri di quota per arrivare all'attacco del tratto finale della salita 



che completiamo agevolmente pregustando la discesa. 



Qui per chi non se la sentisse di affrontare la non banale discesa, non si fosse adeguatamente attrezzato con le auto o non volesse rientrare via treno o via pelli di foca è ovviamente possibile il rientro lungo la via di salita. Noi invece siamo grintosi e polverosi, forti anche della presenza di Andrea e Daniela, due valenti Malenchi trovati lungo il percorso. 
La discesa dalla Vedretta "nomale" prevede di imboccarla in direzione NNO verso l'alpe Mandra, ma forti delle tracce domenicali di alcuni scialpinisti decidiamo di scendere le la via più diretta in direzione NOO. Questa via infatti necessita di una perfetta conoscenza del pendio, per superare lo zoccolo roccioso situato tra quota 2450 e 2250 circa che presenta passaggi obbligati.
La prima parte di discesa, lungo la pala, oltre a essere pesantemente tracciata, offriva condizioni di neve non ottimali a scapito delle fotografie.


Ma una volta entrati nella Vedretta le condizioni di neve sono cambiate polverosamente e ci fanno assaporare la libidine che ci attende a breve, ma non subito. Infatti Guadagnato con un veloce diagonale l'ingresso nella Vedretta Ovest ci accorgiamo del ripido canale d'acceso (a occhio 40°), che a causa del fondo fortemente ghiacciato mi ha costretto a diversi poco nobili, ma prudenti, tratti scalettati. 




Da qui in poi 500 metri di polvere a manetta....poche tracce presenti e ampie vallate tutte per noi



 fino a giungere al tratto sopra citato dove è necessario, senza lasciarsi ingannare dal pendio, portarsi leggermente verso destra per poi effettuare uno ampio zigzag di alcune centinaia di metri lungo il pendio aggirando alcune poco visibili barre rocciose sotto di noi. Superato questo tratto si fa visibile il canale finale che ci condurrà fino al rifugio Roseg. 


Qui imbocchiamo le piste da fondo che in circa 8km ci conducono fino a Pontresina dove termina la nostra soddisfacente e completa avventura di oggi.        





   

   
     

lunedì 24 febbraio 2014

Cima delle Saline (m 3074)

                                                             Il tratto finale per la cima

Partenza: San Gottardo - località sopra Sant'Antonio in Valfurva (m 1390 ca.).
Itinerario automobilistico: da Bormio procedere verso Santa Caterina Valfurva (sp 29) per circa 5 km, attraversando gli abitati di Uzza e San Nicolò, fino ad arrivare a Sant'Antonio dove, subito dopo il ponticello sul torrente Zebrù, prendiamo la strada in salita a sinistra che in meno di un km ci porta alla località San Gottardo. 
Itinerario sintetico: San Gottardo (m 1390 ca.) - Baite Cavallaro (m 2168) - Cresta Saline (m 2400) cima delle Saline (m 3074). 
Difficoltà/dislivello in salita: 3,5 su 6 / 1680 m.
Tempo previsto:   4 ore per la salita.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit antivalanga. Spezzone di corda e forse ramponi per la vetta. 
Dettagli:   BSA. Il tratto finale per la vetta vera e propria richiede capacità alpinistiche ed è da affrontarsi con spezzone di corda e condizioni adeguate. 



La cima delle Saline, immeritatamente poco conosciuta, rappresenta una bella gita, priva di grosse difficoltà, ad eccezione del tratto di cresta dove è necessaria un pò di prudenza, in un ambiente che passa dai prati di paese, al bosco fino ad ampie vallate e un panorama che passa da quello tipico del fondovalle fino a quello di alta montagna.

Una gita che rappresenta una valida alternativa al monte Forcellino, offrendo un panorama più vario e ampio come visuale oltre alla possibilità di scegliere pendii a maggiore pendenza in discesa.

Si risalgono i prati (E) della chiesetta di San Gottardo, tagliando anche la strada estiva che risale il pendio a tornanti. Poi si procede piegando leggermente verso destra, addentrandosi nel bosco per poi collegarsi con ampie e assolate radure e gruppi di baite, Gian Longo e Prato San Nicolò le principali. Fino a ricongiungersi con il sentiero estivo ed uscire definitivamente dal bosco raggiungendo la bellissima e panoramica località di Baite Cavallaro (m 2168). 
Con ampi dietrofront si risalgono i prati seguendo la via normale per il monte Forcellino guadagnando altri 100 metri di quota per poi abbandonarla e piegare decisamente a destra (S), passando appena sopra il qui rado limite boschivo e via via abbandonando la val Cavallaro. Seguendo la morfologia del pendio ci si immette in alcune vallette a mezza costa quasi pianeggianti, sempre procedendo verso S, fino a guadagnare la dorsale (E) del Dosso Saline che risaliamo cercando di tenere la linea di salita più vantaggiosa. La pendenza rimane sempre moderata fino a che appare davanti a noi il Dosso Cavallaro (m 2993) punto culminante della dorsale e in lontananza la cima delle Saline, riconoscibile per la forma rocciosa sommitale. A quota 2900 circa abbandoniamo la dorsale per portarci con lunghi diagonali a mezza costa, facendo attenzione alle possibili placche da vento, verso la cresta NO che collega la Cima delle Saline al Dosso Cavallaro. La cresta va percorsa con attenzione (cornici e salti rocciosi) e ci porta brevemente fino ai piedi della rocciosa cima delle Saline dove termina la parte scialpinistica della gita. La cima vera e propria rimane appannaggio di buoni alpinisti, attrezzati con spezzone di corda e condizioni di neve stabile sulla parete rocciosa. La cima altrimenti sarebbe più agevolmente raggiungibile dal versante opposto, seguendo la via estiva che da Santa Caterina Valfurva risale la valle del Pasquale, passando per il lago del Confinale. 
In discesa è possibile seguire la traccia di salita, con ampie varianti alla ricerca di pendii meglio innevati o a maggiore pendenza. Fare attenzione nei tratti della dorsale a possibili rocce affioranti.
Oppure è possibile la variante della discesa dalla val del Rabbioso ( affrontabile anche dal Forcellino ) per poi finire in val Zebrù, all'altezza del rifugio Campo. 

P.s. Le foto fino a sopra Cavallaro sono della gita al Forcellino con (Diego Biancotti, Claudio Baruta, Giovanni Messina e Ivan Rastelli) del 18 febbraio 2014.

P.s. Le foto della cima delle Saline sono del 23 Febbraio 2014 con Giovanni Messina. ( la 3a traccia di discesa è di un solitario scialpinista che ha seguito le nostre tracce fino al Dosso Cavallaro.


                                                              Baite di Gian Longo 

                                            radure boschive




                                          i prati di Cavallaro

                                                               baite Cavallaro

  
                            Dietrofront sopra le baite Cavallaro

                                verso la dorsale della Cresta Saline

                             Sullo sfondo Bormio e la prima parte della Valfurva

                                                                           il panorama

                          
                                          comincia la risalita della dorsale
                           



                     la facile e ampia dorsale della Cresta Saline




             si iniziano a vedere il Dosso Cavallaro e la Cima delle Saline



                 il diagonale a mezza costa per andare a prendere la cresta finale

                                 Il Confinale (m 3371) svetta all'orizzonte                        
                                               la cresta finale 

                                                  il primo tratto di cresta
 
                                                      la facile parte centrale della cresta

                                       gli ultimi metri scialpinistici verso la vetta 




     la vetta ( il primo tatto roccioso non è collegato con la vetta, va aggirato )


                                                         
                                                        Io alle Saline


                                             Il Panorama dalla vetta verso Nord-Ovest
                                                     panoramica a 360° 


La discesa polverosa











La variante di discesa per la val Zebrù