giovedì 10 gennaio 2019

Monte Lema (m 1620)

Il monte Lema è una tondeggiante cima erbosa che s'alza a ridosso del confine tra la provincia di Varese e il canton Ticino. A dirla giusta, la cima è degli svizzeri, dato che in questo tratto il confine sta qualche metro sotto lo spartiacque, sul versante italiano.
Sulla sommità si trovano una grossa croce e un ripetitore sferico. Appena a NE della vetta giunge la funicolare proveniente da Miglieglia.




Salire su questa cima è faccenda semplice e breve, dato che una strada asfaltata da Luino giunge a Pradecolo (m 1158), lasciando meno di 500 metri di dislivello all'escursionista. Se la salita solita passa dall'alpe pian di Runo (m 1332), quindi per la cresta occidentale, in discesa si può percorrere la panoramica dorsale meridionale che tocca il Cücch (detto anche Lemino,  m 1518). Giunti alla baitella isolata am 1363, si piega a dx e si prende il sentiero che corre nella faggeta di lì rientrare per suggestive faggete con un sentiero che all'alpe di Dumenza si trasforma in una pista larga 180 cm, usata per ristrutturare l'alpe.
Sotto l'alpe la via annega letteralmente nello strame, e noi con essa. Si nuota tra le foglie che colmano le vallecole mentre si traversa in piano per tornare a Pradecolo.
La passeggiata porta via 2 ore e mezza.
Dopo che ma l'ha fatta conoscere l'amico Sandro Morandi, originario del Luigo, sono tornato più volte in questo gennaio senza neve, per colmare con splendidi paesaggi il fatto che gli sci fossero costretti a riposare in solaio.

Con Sandro in vetta al Lema il 10 gennaio.

Erboso, in lontananza, il piramidale monte Tamaro che con i suoi m1962 è la montagna più alta della dorsale che dal monte Lema si spinge fino all'estremità N del lago Maggiore. Dal Lema è possibile effettuare un panoramico e semplice percorso di cresta fino al Tamaro, paragonabile per vastità dei paesaggi alla dorsale del Bregagno sopra il  lago di Como.

Il lago Maggiore e il monte Rosa (a sx) dalla vetta del Lema. Su questi prati fino a qualche decennio fa si sciava grazie a un piccolo impianto poi dismesso per atavica carenza di neve.

Annegati nelle foglie sotto l'alpe Dumenza.

Con Gioia saliamo a guardare l'alba dal Lema il 13 gennaio.

Peccato che i 4000 del Rosa e del Vallese siano in parte celati dalle nubi.

Sul temibile monte Lemino.

Foglia sempre tanta.

Molta più di qualche giorno fa nel traverso pianeggiante per Pradecolo.

Artva, pala e sonda obbligatori!

Il 23 gennaio torniamo sul Lema con Dario e Cristina. Sono scesi ben 5 cm di neve. Nebbia ovunque, ma a 20 metri dalla vetta ne emergiamo godendo un singolare panorama. Riconosciamo una ad una le vette di Valchiavenna e val Masino che sbucano all'orizzonte a sx del Disgrazia.

In vetta.

mercoledì 2 gennaio 2019

Val d'Annieviers

Tornando dal capodanno francese a Poitiers io e Gioia facciamo una puntata nella splendida svizzera valle d'Annieviers per una gita di scialpinismo.
Dormiamo in auto dopo oltre 1000 km di guida dovuti anche a un grossolano errore di rotta, per incamminarci all'alba da Zinal senza una meta precisa, ma con la voglia di spingerci ai piedi del Gabelhorn, esteticamente tra le più belle vette delle Alpi.
La gita non ha alcuna difficoltà di rilievo, ma i pendii sui pendii la neve è spesso resa marmorea dal vento e il ghiaccio talora affiora sul Glacier de Zinal. In giro non c'è nessuno.
Quando oramai siamo al cospetto dell'ambita cima, arrivano nebbie e venti gelidi che ci precludono immediatamente il panorama e ci costringono a rientrare, anche da dove siamo mancano ancora 6 ore di guida.

La valle di Zinal, terminale della val d'Annieviers.

Grotta sulla fronte del ghiacciao di Zinal.

A dx il Grand Cornier, imponente 3900.

Su un breve cordolo morenico pelato dal vento.

Al cospetto del Gabelhorn. Siamo poco sopra il rifugio Grand Montet.

A sx il Dent Blanche e il Grand Cornier.

Il Gabelhorn (m 4062).

Si batte ritirata prima di congelare.