domenica 8 settembre 2013

Monte Gruf (m 2936)


Monte Gruf, lago di Novate e Novate Mezzola.

È forse la vetta più panoramica della val Codera, ben visibile sia dal lago di Como che da quello di Novate.
Chissà che figata salirvi a dormire e aspettare il tramonto e poi l'alba!
Domani metton bello solo mezza giornata: l'alba sarà infuocata.

Il Brasca (25 marzo 2012).

Codera e il monte Gruf  (25 marzo 2012).

La valle Piana con la neve (25 marzo 2012).

Così convinco Gioia, e dopo aver acquistato una tela cerata da 6 euro dal ferramenta , alle 12:30 ci incamminiamo da Novate (Mezzolpiano - m 280) verso la vetta del Monte Gruf, lontanissimo e 2600 metri più in alto.
Caldo, calsissimo mentre contiamo i 42 tornanti nel bosco, salutiamo la vecchia ruspa abbandonata e quindi Avedé. Si scende, si sfruttano delle gallerie para massi, poi il cimitero, quindi la fantastica Codera (m 825, ore 2).
Qui inizia la strada, grazie alla quale con le gip vengono smistate le merci giunte fin quassù con la teleferica.
Speriamo mai venga costruita la strada per Codera, speriamo questo paradiso silenzioso rimanga tale e incontaminato.
Speriamo la follia dell'uomo non arrivi a realizzare opere tanto inutili, tanto dannose.
Chi sale a Codera lo fa per vedere un paese senza auto, se queste ci fossero non salirebbe più.
Lungamente, diretti a N, attraversiamo la valle con inquietanti scorci sulle selvagge tributarie.
A Saline la val Codera piega a E fino al rifugio Brasca (m 1304, ore 1:30).
Lo sviluppo è fatto, ora rimane il dislivello!
5 minuti oltre il Brasca individuiamo il solco della valle Piana sulla sx, e, guadato il torrente Codera, vi entriamo.
Pietraie, pietraie, desolate pietraie in questa faglia tettonica riempitasi di detrito.
Qui il geologo Sante Ghizzoni, autore con Guido Mazzoleni del bellissimo volume Itinerari mineralogici in Val Codera,  che conosceremo al Brasca domani, ci dirà si trovano minerali endemici. Questa faglia, tra l'altro, è la stessa da cui si generano le risorgenze delle acque termali del Masino.
Per ora che siamo ancora ignoranti, la valle Piana ci pare solo un faticosissimo e angusto canyon ripieno di rottami variopinti e instabili da cui ogni tanto affiora un po' d'acqua per rifocillarci.
Incontriamo alcuni salti di roccia costituiti da grandi blocchi che sbarrano la strada (passi di II). Quello a m 2350 ca. è un po' più rognoso, così ci affidiamo a una rampa di roccia ed erba sulla dx (E) che ci porta sulla vasta distesa di pietrame della valle Piana al di fuori del canyon.
La nostra scelta è inconsapevolmente saggia; infatti, più in alto, il solco è ancora colmo di neve e non sarebbe stato percorribile con le scarpe da ginnastica, nostra unica calzatura.
La bocchetta di valle Piana è ben visibile in alto. Il sole è stato portato via dalle nebbie che vengono spinte sui pendii da un ventaccio umido. Alle 19:20 siamo alla bocchetta di valle Piana. Inquietante è la prospettiva sullo spigolo O del monte Conco.
Prendiamo a sx sulla ganda appena sotto i contrafforti del Gruf, finchè, in corrispondenza di un masso sotto cui vi è una specie di grotta, troviamo il canale che sale sulla cresta NE del Gruf.
Di tanto in tanto costruiamo degli ometti di pietra che ci serviranno l'indomani per scendere qualora la visibilità sia scarsa.
Un po' sullo spigolo, quindi tagliando per cenge fino al canale che porta direttamente a pochi metri dalla vetta (passi di II-), vinciamo la gara col buio e alla 19:55 siam su (monte Gruf, m 2936, ore 5) .
Io sono ancora in mutande, ma il vento mi fa subito vestire. Accanto all'ometto c'è un piccolo spazio sul ciglio del precipizio che bonifichiamo per stendervi i materassini. Alle 21 ci corichiamo strigliati dal vento e senza aver goduto di alcun panorama.
Nei sacchi a pelo si sta bene.
Gioia ha il mio Gormosson, io sono in un Camp Essential che fa cmq il suo dovere.
Gioia si accorge di essere sul ciglio del precipizio solo alle 22, quando le nebbie si sono sciolte e stiamo cercando la stella polare in un cielo incredibilmente limpido.
Così facciamo cambio di posto prima che voli giù di sotto.
A mezzanotte inizia a piovere e ci nascondiamo sotto il telo impermeabile, che affranchiamo con qualche sasso e incastriamo sotto i materassini.
In vento lo scuote in continuazione e le gocce d'acqua completano il concerto che ci tiene svegli.
Guardo l'orologio ogni mezz'ora.
Smetterà l'acqua, o almeno il vento... macché!
Niente foto: ho portato macchina, obiettivi e cavalletto per niente!!!!
Alle 6 mi rallegro: 1 ora e si parte.
Il pensiero mi fa addormentare, così sono le 8 che ci tiriamo in piedi e in 3 minuti facciamo gli zaini e scendiamo rapidi nelle nebbia prima che il freddo ci immobilizzi.
Le capre sono a 200 metri da noi, non hanno freddo, non cercano riparo e ci dimostrano quanto siano superiori all'uomo!
La discesa è un calvario in mezzo alla nebbia e ai massi che rotolano, tanto che per scendere al Brasca ci vuole quanto a salire! Per fortuna ieri abbiamo fatto gli ometti, così non  perdiamo mai la bussola.
Al rifugio pranziamo ottimamente con una spesa davvero irrisoria. I ragazzi che gestiscono son molto allegri e ospitali. Nel tavolo accanto al nostro vi sono cercatori di funghi e di minerali, tra cui Sante Ghizzoni che ci parla un po' della val Codera e dei sui minerali, oltre che della grande frana che ha coinvolto la valle Piana qualche anno fa, rendendola di difficile accesso. Ci racconta che si era pure formato un lago in val Codera.
Siamo di ritorno a Novate sudati e puzzolenti che sono le 16 passate.
Che ravanata!

La bocchetta di valle Piana e il fendente occidentale del monte Conco.
Le desolate pietraie dell'alta valle Piana.
Il monte Gruf dal Sasso Manduino.
Il lago di Novate e sulla dx, imbiancato, il monte Gruf.



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