domenica 2 novembre 2014

Due giorni sull'Adamello (m 3539)

Il ponte dei Morti abbiamo trascorso 2 splendide giornate sulle vette dell'Adamello tra ghiacciai, stelle, pareti di granito e temperature solo di poco sotto lo zero, un caldo non comune per il periodo.


Tramonto sull'Adamello dal Corno Miller.

Vi riporto il racconto di Carlo Nani di queste giornate, in cui, a contorno della salita notturna alla vetta dell'Adamello, abbiamo percorso l'itinerario che vedete nella cartina sotto:


 http://maps.kompass.at/#lat=46.143086727952095&lon=10.508080808105422&z=15&s=KOMPASS Touristik

Il sole è ancora lungi dal sorgere quando il telefono si mette a suonare per darmi la sveglia, lo zaino è già pronto dalla sera prima; piccozza  - c'è, ramponi - ci sono, casco e imbraco - pure.., solo la termos di tè bollente deve ancora essere preparata. Scarpe da ginnastica ai piedi e via: Valentina è già fuori ad aspettarmi. Scendo le scale e... cazz... mancano gli scarponi: devo prendere gli scarponi!!!
Salgo in macchina con Vale, destinazione parcheggio dei Trippi dove, scesi dalla macchina aspettiamo i nostri amici nonché accompagnatori Beno e Caspoc con Gioia e Gloria.
Giunti tutti al ritrovo decidiamo che la prima meta da raggiungere è un bar abbastanza mattiniero da farci un buon cappuccino.
Finita la colazione partiamo per la nostra vera destinazione: malga Premassone in val Malga (m 1589) (con sosta per seconda colazione a Edolo).
Scarponi ai piedi e zaini da 12 kg ciascuno (a parte i due stambecchi con lo zaino da 20 kg) partiamo per il lungo avvicinamento alla via attrezzata Terzulli.
Dovete sapere che l'Adamello è come una gigantesca torta nuziale a più piani separati da alti e ripidi gradoni: La prima grande spianata alla malga Premassone, poi le pallosissime e faticose scale del Miller (soprattutto per chi ha cappuccino e brioches che a ogni gradino tentano di uscire dal tuo corpo dalla stessa via da cui sono entrati) che portano al secondo strato della torta dove è collocato il rifugio Gnutti (m 2116). Dal rifugio percorriamo la lunga valle del Miller e attraversiamo l'omonimo pantano dove Beno decide di sfoderare la sua attrezzatura e inizia a scattare foto a noi e al bel paesaggio.
Proseguiamo ed eccoci arrivati all'ultimo gradino della torta che dà sbocco al grandioso PIAN DI NEVE.
Imbrago in vita, casco in testa e inizia la VIA ATTREZZATA TERZULLI.
Ci leghiamo in due cordate da tre: Beno con Gioia e Valentina, Caspoc con Gloria e me. La salita è molto ripida ma tutto sommato fattibile, nei punti un po più ripidi sono state messe delle catene, sempre presenti invece gli ancoraggi dove far passare la corda ed essere sempre in sicurezza. Inizialmente io sono in coda, ma dopo 10 minuti io e Gloria ci scambiamo quindi io divento il secondo in cordata e lei la terza. "Tenete tesa la corda! Corda tesa!" ci continua a ripetere il Caspoc. Ogni volta che raggiungo un ancoraggio devo togliere la corda da questa specie di anello aperto attorcigliato a spirale per poi dare corda al capo davanti e fissarmi alla sicura successiva.
Sali, sali e sali ancora, finche giungiamo ad una bella sosta dove abbiamo lo spazio per sederci e toglierci lo zaino. Il passo dell'Adamello (m 3200) con la sua lingua di ghiaccio è a fianco a noi. Un ultimo ripido strappo e dovremmo essere al pian di neve. La cordata di Beno con Gioia e Vale riparte e noi li osserviamo: sembrano esserci dei rallentamenti nella loro salita che mi mettono un po di perplessità, visto che è la prima volta per me fare cose del genere, ma tutto si risolve velocemente. Partiamo anche noi, supero un punto in cui mi metto a ringraziare Dio per le gambe lunghe che mi ha dato ed eccoci: una distesa sterminata di neve si presenta a noi in tutto il suo scintillante splendore. La salita non è finita in quanto dobbiamo raggiungere il "Grand Hotel BIVACCO UGOLINO UGOLINI".
Personalmente, cotto e stracotto dalla salita, raggiungo stancamente la cresta dove è posta la scatoletta di lamiere del Bivacco.
Dunque eccoci, finalmente!!!!!!!!!!!!! La nostra tana-rifugium peccatorum è posta su una cresta a m 3240, da una parte una sponda ripida precipitante sul Pian di Neve e dall'altra, un baratro spaventoso di almeno 200 metri verticali seguiti da altri 300 metri di ripidissima scarpata.
Il posto è da urlo e penso che io e Vale non finiremo mai di ringraziare i nostri amici per averci portato in un posto così indescrivibilmente bello.
I due stambecchi sono freschi come delle rose e decidono di ridiscendere al pian di Neve e salire sul vicino Corno Miller (m 3372). Nel frattempo le donzelle tentano di rendere accogliente il bivacco (sorprendentemente pulito) e io mi metto a sciogliere neve con il fornelletto per la cena a base di un indimenticabile minestrone liofilizzato.
Inutile descrivere il tramonto visto dall'Adamello, ma chi conosce e soprattutto ama la montagna se lo può immaginare.
Le due guide tornano, Beno si mette a fare il cuoco e noi altri ci accucciamo nei nostri scacchi a pelo, non è freddissimo anzi, quasi si sta bene. Cucinando all'interno del bivacco si fa un po' di umidità e sui sacchi a pelo di me e di Valentina ogni tanto cadono delle goccioline di acqua della condensa fra le giunture delle lamiere. Mentre sono imbozzolato nel mio sacco, Beno si va venire in mente una delle sue mattate ovvero: "ragazzi, che ne dite se ci riposiamo un po', mangiamo il minestrone e verso le 20.30/21.00 ci incamminiamo sotto la luna e raggiungiamo stasera la vetta dell' Adamello (m 3539)??! Altre mappe e fonti riportano la quota 3554: ben 15 metri di differenza. Chissà dove sta la ragione. 


Panorama notturno dal bivacco Ugolini sulle cime di Valtellina.

Io non mi esprimo, anche se nella mia mente spero che qualcuno dica di no: sono cotto e ho le gambe non di ghisa, ma di peltro!!! 
Riposiamo, mangiamo e a turno ci mettiamo a sciogliere la neve e riempire le thermos con tè Russo. Nel frattempo penso: ma chissene, quando mi capiterà ancora di salire sull'Adamello, e per di più di notte?L'idea inizia a risollevarmi lo spirito, sento qualcuno che nel segreto bisbiglia le forti perplessità sulla salita in notturna, ma alla fine siamo tutti e sei a uscire dal bivacco. Devo fare l'ennesima cosa mai fatta, ovvero usare i ramponi e la piccozza. Inizialmente i ramponi non mi danno molta fiducia: è ripido, è buio e soprattutto se dovessi partire tirerei dietro gli atri due miei compagni di cordata, ma, metro dopo metro, acquisto un po' più di fiducia. Scendiamo al pian di Neve, qualche metro in piano e poi su, inizia la salita.
Sarà stata la stanchezza accumulata, sarà stata la quota o entrambe le cose, sta di fatto che sono piatto e ogni 50 metri mi devo fermare a prendere fiato. A un certo punto cambio cordata: siamo Beno, io, Gioia e Vale. Peggio che peggio in quanto Beno, ancora fresco come una rosellina tira, finche a un certo punto sono io che impugno la corda e lo tiro indietro per fare pausa. Sali sali sali, piccozza pronta ad essere piantata a terra nei traversi più ripidi. Sali sali sali e la vetta è nostra. Procediamo con il rituale suono della campana, riposiamo un po', ci sottoponiamo agli esperimenti fotografici del Beno e giù, le nostre gelide cuccette ci attendono. Il rientro è sicuramente meno faticoso, ma il timore di partire in scivolata è più forte con la faccia a valle; fortunatamente la neve è bella compatta, i ramponi tengono alla perfezione e di intoppi non ce ne sono. Davvero la paura non è quella di scivolare, ma di far scivolare con sé anche gli altri legati assieme.
Rientriamo nel bivacco, sembra di stare in Siberia o alla Sirta: le goccioline che bagnavano me e vale non ci sono più, si sono ghiacciate. Ci mummifichiamo nei nostri sacchi e tentiamo di dormire. A un certo punto Vale esclama: "O cazz... mi si è congelata la coperta addosso alla lamiera!!!" Ultimi turni di cottura neve e, uno dopo l'altro, cadiamo nel sonno profondo. Vale no: qualcuno, che abita ad Albosaggia, ha la casa alla Moia di Carona e il nome uguale al mio, si è portato di nascosto la motosega nello zaino e si è messo a tagliare legna!
Il risveglio è bellissimo, i raggi del sole penetrano dall'uscio e irradiano l'interno del bivacco. Beno non c'è: è salito di nuovo sulla cima a fotografare l'alba. Caspoc non vuole stare indietro, si mette gli scarponi e sale anche lui. Ridiscendono e ci prepariamo la colazione più in alto della nostra vita (mia e di vale).
Puliamo da cima a fondo il bivacco, pieghiamo le coperte, ramponi ai piedi, zaino in spalla, piccozza a sinistra e racchetta a destra e ripartiamo. Attraversiamo il pian Di Neve e saliamo all'occidentale dei Corni di Salarno, scendiamo di nuovo nel ghiacciaio, proseguiamo ancora in piano per poi abbandonarlo definitivamente. La nostra guida decide di portarci al bivacco Giannantoni (simile all'Ugolini ma molto più sporco). Sostiamo per rifocillarci (l'arsura è a livelli stellari, l'acqua da neve disseta un cacchio) e Beno va in avanscoperta. Quando torna decide di farci scendere in disarrampicata dritti per la parete a SO del bivacco. Alla vista del percorso che dobbiamo affrontare qualcuno dice: «merda merda merda... mi cago addosso». Io sono un po' preoccupato: non ho mai disarrampicato ne tantomeno mi sono mai calato con la corda, ma mi fido ciecamente del Caspoc che assicura me e Gloria. Per tornare sui ghiaioni serve una calata di una ventina di metri: Beno stende una prima corda (che useremo come corrimano per non infilarci nelle grosse crepe della parete), mentre Caspoc prepara la corda per la calata: prima scende Gioia insultando il moroso per la via scelta, poi Vale, quindi è il mio turno, quello di Gloria e infine, arriva il Caspoc che, dove noi eravamo stati calati tremebondi, lui disarrampica slegato muovendosi come un ragno a 8 zampe.
Inizia la ganda: sassi, crap, corne a perdita d'occhio.
La cosa bella è che scendiamo lungo la valle valle di Salarno quando le macchine si trovano in val Malga. Il gruppo si divide, Beno e Caspoc risalgono 600 m di dislivello, fanno il passo Miller e vanno a recuperare le vetture (se fossimo andati anche noi preso notte al passo), noi invece percorriamo la chilometrica valle di Salarno, ( davvero lunga, sopratutto per i nostri piedi) e giungiamo ai m 1458 dell'albergo Stella Alpina.
Io e Gioia, stufi di puzzare come dei caproni in calore, ci facciamo il bagno nella fontana lì vicino, poi ci sediamo e attendiamo i due stambecchi che, dopo aver fatto tutto in corsa, raggiungono le macchine, percorrono i 40 km di strada che ci separa e ci vengono a prendere.
Per concludere in bellezza ci fermiamo a mangiare al Parco, ristorante lungo la strada che da Edolo sale all'Aprica, dove la proprietaria, provando pietà per i sei viandanti, ci carica di pizzoccheri, cannelloni e dolci a non finire... Beno si mangia 4 fette di torte diverse!!!


Il laghetto del Miller. 
Alta val Miller. Indicata la traccia per il passo dell'Adamello.

Stambecco nei pressi del passo dell'Adamello.
Lungo la ferrata Terzulli.
Sulla ferrata Terzulli.

Ferrata Terzulli.
Lungo la ferrata Terzulli.
Variante d'uscita della ferrata Terzulli. 
All'uscita della ferrata Terzulli.
Passo dell'Adamello. In alto a sx la punta Ugolini.
Verso il bivacco Ugolini.
La cima Ugolini, nei pressi della quale si trova l'omonimo bivacco.
Cordate.
Verso la punta Ugolini.
Ghiacciaio dell'Adamello: sullo sfondo la punta Ugolini.
Ghiacciaio dell'Adamello. Sullo sfondo il corno Miller.
La via di salita dal bivacco Ugolini alla cima dell'Adamello.
Tramonto sull'Adamello.
Il tramonto dal Corno Miller.
L'aguzza vetta del Corno Miller.
Passo dell'Adamello. Sullo sfondo il solco della Valtellina al tramonto.
L'ora blu al bivacco Ugolini.
Notte al bivacco Ugolini.
Ore 22:45. In vetta all'Adamello.
Colazione al bivacco Ugolini.
Il Caspoc lotta con la crema solare.
Discesa dal bivacco Ugolini al ghiacciaio dell'Adamello. 
In vetta alll'occidentale dei Corni di Salarno.
Acrobazie al pian di Neve.
Acrobazie al pian di Neve. 
Discesa dell'occidentale dei Corni di Salarno. Sullo sfondo il Corno Miller.
Pian di Neve.
Bivacco Giannantoni.
Traccia di discesa dal bivacco Giannantoni.
Calata in corda doppia dalle roccette sotto il bivacco Giannantoni.
L'ex rifugio Salarno, in testa all'omonima valle, fu il primo costruito dalla sezione di Brescia del CAI nel lontano 1881. 
È fatto con blocchi di granito e con una grande volta interna. Purtroppo la struttura sta crollando.
La val Salarno dal lago Dossaccio.

NOTA DI BENO
Rispondo qui, allegandovi la lista che abbiamo steso il giorno prima di partire, a una domanda che mi è stata rivolta: cosa avete messo nello zaino per una gita di due giorni in alta montagna alle porte dell'inverno?
Tenete conto che eravamo in 6. Di solito quelli più allenati si fanno carico dell'attrezzatura comune. In questo caso eravamo io (B) e il Caspoc (C).
Io ho usato uno zaino da 90 litri, Gioia uno da 40 (che credo fosse il più piccolo della spedizione). Buona regola è che lo zaino sia sufficientemente capiente da non aver roba appesa in giro a casaccio.


ATTREZZATURA COMUNE
pentola + coperchio (B)
fornelletto con 3 ricariche (B)
accendino con donne nude (B, ma lo porti anche qualcun altro)
corda da 30 m  + piastrina + un paio di moschettoni + 1 paio di rinvii
+ 3-4 fettucce (un set a testa B e C)
fulscét (B)
zucchero 1 kg (C)
bustine di tè (almeno 20 - C)
minestra liofilizzata x 4 (B)
cappuccino in polvere (x10 B)
crema da sole (qualcuno di ricco)
spugnetta + saponetta x pulire pentola (B)


ATTREZZATURA INDIVIDUALE
pantaloni non pesantissimi e meglio se non neri (fan sudare se c'è sole e in foto sono pessimi)
calzamaglia
scarpe da ginnastica leggere x bivacco (opzonali)
3 paia di calze invernali
2 paia di guanti pesanti (meglio se anche copriguanti)
berretta
2 magliette di ricambio
sacco a pelo (almeno 0°C di confort)
guscio
pile e/o piumino
maglia intima lunga o camicia
tazza di plastica o ferro (meglio con manico - si usa sia per minestra
che colazione)
thermos da 1 L (già piena di roba calda alla partenza)
cucchiaio grande
cibo x tutto ciò che non sono cena e colazione in bivacco
ramponi, scarponi, piccozza, imbraco, 1 cordino o 1 fettuccia, 1
moschettone a ghiera, ghette
fazzoletti di carta
occhiali da sole
bastoncini telescopici
frontalino (carico)
casco (utile)
sacchetti di plastica x dividere cibo,rutto,vestiti puliti,vestiti sporchi

nella minestra serale io di solito ci trito dentro pane e formaggio
non esagerate col cibo, col peso dello zaino e evitate attrezzatura
nerdizzante: meglio godersele appieno le cose, che incaponirsi a
condividere immagini in ogni luogo

3 commenti:

  1. Grazie al vostro reportage il week end passato ho effettuato lo stesso giro vostro,condizioni estive,ma con temperature glaciali, ampiamente sotto zero la notte alle ugolini.
    Splendido salire la cima Adamello di notte in modo da essere i soli in cima.
    e poi aver traversata verso il giannantonj il giorno seguente, quando una miriade di alpinisti arrivavano dalla val miller x la cima.
    Siamo stati completamente soli in un luogo iperfrequentato

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