mercoledì 11 febbraio 2015

Il pizzo Scalino (m 3323) con il periplo del Painale


(relazione e immagini di Luciano Bruseghini)


Era una vita che desideravo percorrere la val Fontana e salire al pizzo Scalino con gli sci e finalmente l’11 febbraio sono riuscito nell’impresa in compagnia di Beno e Stefano. Grazie all’ottima conoscenza della zona da parte di Beno, organizziamo una super uscita che, oltre a portarci in vetta al piccolo Cervino malenco, ci consentirà di compiere anche il periplo del pizzo Painale.


La parte di itinerario in val Fontana vista dal monte Calighé.
Il tracciato in val di Togno visto dal monte Foppa.


Fonte Swisstopo (http://map.geo.admin.ch).




Partenza: tornante sopra Sant'Antonio in val Fontana (m 1300 ca.).
Itinerario automobilistico: da Sondrio prendere la strada Panoramica per Teglio (SP21). Si passano Montagna (al km 2), Poggiridenti (al km 4) e Tresivio (al km 5,5). Giunti a Ponte, alla chiesetta di San Gregorio (al km 9), svoltare a sx per Teglio (SP76). Dopo una breve salita, immettersi sulla strada a sx che porta in val Fontana (al km 9,4). Si attraversano i meleti appena oltre la chiesetta di San Rocco si ignora la svolta sulla sx per San Bernardo. Si seguita sulla stretta via asfaltata che s'addentra in val Fontana. Passato il ponte di Premelé si sale in direzione del rifugio Erler/Pian Dei Cavalli.. Arriviamo inauto fino a ca. m 1300, poi la strada diviene innevata e percorribile con gli sci.
Itinerario sintetico: tornante sopra Sant'Antonio (m 1300 ca.) - rifugio Erler (m 1450) - pian dei Cavalli (m 1500) - alpe Campiascio (m 1682)- alpe Forame (m 2168) - rifugio Cederna-Maffina (m 2582) - pizzo Scalino (m 3323) - val Painale fin nei pressi del rifugio De Dosso (m 2200 ca.) - passo di Vicima (m 2841) - alpe Vicima (m 2133) - alpe Basalone (m 1629) - Selva (m 1450) - tornante sopra Sant'Antonio (m 1300 ca.).
Difficoltà/dislivello in salita: 4 su 6 / 2850 m.
Tempo previsto: 9-11 ore per l'intero giro procedendo di buon passo.
Attrezzatura richiesta: da scialpinismo, kit antivalanga, ramponi e piccozza.

Dettagli: OSA. Il tratto più ripido è la discesa dal pizzo Scalino in val Painale dove si superano di poco i 40°. Occorre ottima capacità di orientamento e conoscenza delle vallate



Purtroppo quest’anno a bassa quota le precipitazioni nevose non sono state abbondanti, quindi riusciamo a portarci in auto fino a quota 1300 metri nei pressi dell’alpeggio di Baite Sant’Antonio. Da qui la strada è ben innevata e possiamo procedere con gli sci ai piedi. Percorriamo la gola mantenendoci nel fondovalle: il sole non ci raggiunge e la temperatura è di -3°C, ideale per fare scialpinismo. Ammiriamo i numerosi e invitanti valloni che ci circondano e che vorremo rimontare per effettuare divine discese con gli sci. Superiamo il noioso Pian dei Cavalli e dopo un breve tratto nel bosco sbuchiamo all’alpe Campascio (m 1682), ultimo avamposto abitato nella stagione estiva. Qui termina anche la carrareccia e inizia il sentiero. Cominciamo a guadagnare quota seriamente risalendo un ripido tratto nel bosco. Qui perdiamo il sentiero e quindi ci spostiamo lungo il greto del torrente: con diverse manovre da equilibristi fra grossi massi, lastre di ghiaccio e un breve tratto a piedi superiamo l’ostico pendio. Ora la valle si amplia e con un lungo traverso in costa ci portiamo nei pressi dell’alpe Forame (m 2160). La neve farinosa del tratto boscoso ha lasciato il posto a quella dura e compatta come il marmo, che le lame degli sci scalfiscono appena e che ci costringe a continui zig-zag per non scivolare. Davanti ci si para l’imponente parete est del pizzo Painale baciata dal sole mentre noi siamo ancora immersi nell’ombra, fortunatamente. Vincendo alcuni dossoni  e piegando verso N raggiungiamo i pendii illuminati. Inizialmente siamo ben felici di essere riscaldati, ma ben presto rimpiangiamo l’ombra in quanto fa talmente caldo che sembra il mese di maggio: la neve inizia a diventare moscia e pesante e si attacca alle pelli fornendo un fastidiosissimo zoccolo. Occorrono diverse soste per bere e rifiatare ma, con tenacia e molta fatica, a mezzogiorno, dopo cinque ore di estenuante cammino raggiungiamo la spalla del pizzo Scalino. 
Con stupore notiamo che nessuno è transitato dalla via normale lungo il ghiacciaio, probabilmente per la brutta neve ventata che si incontra lungo il percorso.

Dopo una breve sosta per ristorarci, lasciamo sci e zaini e ci avviamo a piedi per la vetta. Preferiamo calzare i ramponi visto la neve dura che caratterizza il primo tratto di ascesa. 
Foto di gruppo alla croce (pizzo Scalino, m 3323) e poi giù veloci al deposito sci perché la giornata è ancora lunga. Inforcate le assi ci avventiamo ora per una ripida discesa (40°) di un centinaio di metri, che ci conduce in val di Togno. Sul pendio inclinato troviamo neve abbastanza buona, anche se forse un po’ troppo molle, che ci consente comunque di abbassarci in tranquillità. Poi la situazione cambia e incontriamo un bel po’ di crosta infida che mette a dura prova le nostre capacità sciistiche; soprattutto Stefano tribula parecchio perché ha sci da gara super leggeri che in quelle condizioni sono difficili da domare. Fortunatamente sui pendii che ci conduco verso l’alpeggio la situazione migliora e il fondo torna duro e compatto (Beno trova addirittura cinque metri di polvere!). Con un ampio traverso alla base della parete N del pizzo Painale ci portiamo in un pianetto a quota 2200 metri. 
Rimesse le pelli ci avventuriamo lungo la valle incassata tra il pizzo di Gombaro e la vetta di Ron. Inizialmente le pendenze sono accettabili e procediamo spediti, poi man mano che guadagniamo quota l’inclinazione aumenta e questa neve sempre marmorea ci costringe a numerose inversioni: solamente Beno che intelligentemente ha con sè i rampanti riesce a procedere speditamente. Un po’ per la stanchezza e un po’ perché stufi di questo tipo di neve, optiamo per l’adiacente passo di Vicima (m 2840) invece che per la vetta vera e propria. Dall’intaglio precipita una bella costa con neve sempre ventata che ci permette un’appagante cavalcata. Solamente quando raggiungiamo un tratto ancora baciato dai raggi solari troviamo neve più morbida che ci consente qualche esaltante curva in scioltezza. 
Un ultimo superbo declivio sotto l’alpe Vicima e poi eccoci a “ravanare” nel bosco dove di polvere ce ne è veramente poca e spesso le solette sfiorano rocce e rami. In breve sbuchiamo sui pascoli dell’alpe Basalone dove il fondo erboso costituisce un’ottima base. Attraversato il torrente, un ultimo tratto lungo la strada ed eccoci di ritorno all’auto dopo aver percorso 30 km con 2850 metri di dislivello!


Alpe Campiascio (m 1682), in alto la cresta di Vartegna e il monte Gardé.
Ravanando nel torrente sopra l'alpe Camiascio per superare il gradone basale della val Forame: neve ventata e fondo a tratti ghiacciato.
Si apre la val Forame con sullo sfondo il pizzo Painale.
Ai piedi della parete NE del pizzo Painale.
Verso il pizzo Scalino.
Il rifugio Cederna-Maffina e, sullo sfondo, la valle dei Laghi con, a dx, il pizzo di Malgina e la cima di Ganda Rossa, mentre a sx il pizzo di Sareggio in testa all'omonima valle.
Verso il pizzo Scalino: neve ventata e dura, ma un caldo boia!
In rosso la linea di salita al pizzo Scalino, in verde quella di discesa lungo il canalino che porta in alta val Painale (val di Togno). 
Verso la spalla dello Scalino: vietato scivolare!
Dal colletto alla vetta il fondo ghiacciato e le troppe rocce affioranti ci costringono a proseguire a piedi.
Emozionante discesa in val Painale con, sulla dx, la catena monte Foppa - pizzo Scalino.
La linea di discesa dalla vetta dello Scalino.
Ripelliamo e su al passo di Vicima. Sulla dx la triade punta Corti - vetta di Ron e Corna Brutana.
Salendo al passo di Vicima (dx). Sulla sx il vallone che condurrebbe, attraverso i ghiacciai del Gombaro, alla punta di Vicima.
Gli ultimi menti per il passo su neve dura al limite della tenuta.
Il secondo gran premio della montagna: il passo di Vicima (m 2841), dove giungiamo dopo ben 2850 m di dislivello positivo.
Discesa dal passo di Vicima verso la val Vicima.
Neve dura, a tratti crostosa.
Il tracciato di discesa dal passo di Vicima visto dall'alpe Vicima.


Passo e val di Vicima con il nostro tracciato di discesa. In corrispondenza della scritta "Val Vicima" si trovano i resti dell'alpe Vicima.

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