domenica 24 giugno 2018

Gridone (o monte Limidario - m 2188)

Il Gridone, incorniciato da nebbie e rododendri.

Il lago Maggiore è diviso tra Svizzera, Piemonte e Lombardia. In particolare il confine tra Piemonte e Svizzera è costituito dal Gridone (o monte Limidario - cioè "di confine"), una vetta  rocciosa che morfologicamente ben si distingue dalle cime a carattere collinare che orlano il lago. Lo abbiamo raggiunto prendendo il traghetto da Luino, sulla sponda lombarda e, attraccati a Cannobio, vincendo i quasi 2000 metri di dislivello della sua dorsale SE (i cartelli lo danno a 6:45 ore e per stare nelle tempistiche bisogna essere ben allenati!). Al ritorno ci siamo tuffati su Brissago da cui l'ultimo pullman di giornata ci ha condotto a Cannobio. Qui l'ultimo traghetto - quello delle 19 - ci ha riportato a Luino.
Splendide le fioriture lungo il percorso. Dai rododendri sopra i m 1700, al bosco sacro di Mergugno, una foresta pura di maggiociondolo dove solo alcuni faggi secolari si intercalano all'essenza principale. Oggi tutti i maggiociondoli erano fioriti, così in discesa abbiamo corso tra migliaia di pendenti dorati che ci hanno fatto per un attimo scordare che, se avessimo perso il bus delle 18, avremmo dovuto passare la notte in Svizzera perché non ci sono più altri mezzi per rientrare in Italia!

©swisstopo.ch
Il tracciato di giornata. © swisstopo.ch

Partenza: Cannobio (m 200).
Itinerario automobilistico: raggiunta Luino (VA) in auto si prende il catamarano per Cannobio.
Itinerario sintetico: Cannobio (m 200) - Sant'Agata (m 464) - San Luca (m 600) - Marcalone (m 860) - monte Giove (m 1298) - Scierz (m 1235) - monte Faierone (m 1715) - Punta Fronzina (m 1699) - passo Percardugine (m 1646)Cruit (m 2095) - Gridone (m 2188) - bocchetta di Valle (m 1947) - rifugio Al Legn (1729) - Mergugno (m 1035) - Brissago (m 196).
Attrezzatura richiesta: -.
Difficoltà/dislivello: 2,5 su 6 / oltre 1600 m.
Tempo previsto: 11 ore.
Dettagli: T3. Gita molto lunga (oltre 20 km). Dal monte Faierone a Cruit si incontrano tratti su roccia attrezzati con catene. Il sentiero è piuttosto sporco. Il versante svizzero invece è ben tracciato (alcune catene in discesa dal Gridone) e meglio manutenuto.

Mappe: 
- Kompass Lago Maggiore, 1:50000.

Il catamarano da Luino è colmo di passeggeri e così stretto sull'imbarcazione rimpiango quasi di non essere tra gli atleti che sfilano accanto al castello di Maccagno, dove si sta svolgendo una gara podistica.
Sbarchiamo nel bel borgo lacustre di Cannobio, che ricorda i paesini del ramo di Como del Lario, presentandosi con una muraglia di vecchi edifici variopinti che s'affacciano al lago.
C'è il mercato e una ressa incredibile di gente. Cerchiamo di sfuggire velocemente a quella baraonda e, imboccata la SS 34, superiamo il torrente Cannobino, allo sbocco della valle omonima, e presto siamo all'inizio del sentiero selciato che sale a Sant'Agata e già reca indicazioni per il monte Limidario, qui dato a 6:45 ore. Curva dopo curva, gradino dopo gradino, prendiamo quota nel fitto del bosco. incontriamo anche alcune famiglie a passeggio. La via è larga e ben tenuta. Oltre le case di Campeglio, tagliamo ripetutamente il biscione asfaltato fino a raggiungere la frazione di Sant'Agata, la cui importanza è evidenziata dalla grande omonima chiesa secentesca.
Sfilando tra le case, riprendiamo la marcia nel bosco spostandoci a SO e raggiungendo l'isolata chiesa di San Luca.
A breve guadagniamo la lunga dorsale SE del monte Limidario. L'alpe Macalone (m 860), coi suoi prati sfalciati, sorge su un dosso panoramico che s'affaccia al lago Maggiore e ospita un agriturismo e il B&B da Attlio.
La strada da asfaltata si fa sterrata e prosegue verso il monte Giove. Il sentiero un po' la taglia, un po' la segue prendendo quota nel bosco di conifere che si dirada solo nei pressi della vetta: un pulpito da cui si domina il lago e addobbato addirittura con un altare e una croce.
Scesi sul versante opposto perveniamo a una sella, dalla quale seguiamo la strada fino al bel nucleo di Scienz. Baite tipiche col tetto in beola si alternano ad altre ristrutturate con meno gusto.
Poco più avanti abbandoniamo definitivamente la carrozzabile a favore del sentiero bollato che si getta in un fitto bosco di betulle.
La dorsale oltre i m 1500 si fa erbosa e ci porta sul monte Faierone, altro punto di vedetta.
Da qui in avanti lo spartiacque si fa più accidentato e presenta brevi tratti di roccia agevolati da catene. L'erba è alta e rende un po' difficoltoso individuare la traccia.
Scavalcata la punta rocciosa Fronzina, caliamo al passo Percardugine. Qui da dx giunge una bella traccia recentemente sfalciata proveniente dall'alpe Pianone. Siamo quasi tentati a prenderla, ma la nostra condanna è quella di insistere sulla dorsale immersi nell'erba alta.
A sx (O), oltre le selvagge valli Bianca e di Orasso, emerge la possente formazione rocciosa delle Rocce del Gridone.
Oltre il testone del Cruit (m 2085) - evidenziato da una torretta in pietra che contiene una stazione scientifica - la dorsale piega a sx e si fa più rocciosa.
La nebbia ammanta tutto e ci impedisce di capire quanto manca. una breccia piuttosto profonda al culmine della val Bianca, è l'ultimo diaframma che ci separa dal roccioso edificio sommitale.
Un croce addobbata con varie bandierine e affiancata da un campac' rovesciato, indica la vetta del Gridone (m 2188, ore 6:45).
È tardi: l'ultimo traghetto da Cannobio è alle 19 e fare a ritroso la via dell'andata significherebbe perderlo: il tracciato è troppo sporco per permetterci di correre. Così ci gettiamo nel versante svizzero, coperto da tappeti di rododendri.
Qualche catena anche qui agevola inizialmente la discesa che poi si fa più svelta fino al rifugio Al Legn.
Oltre il sentiero s'abbassa tortuoso in un incredibile bosco di maggiociondolo e radi faggi secolari che, tra festoni di fiori gialli, ci accompagna a Mergugno.
Non c'è tempo da perdere e lungo la strada asfaltata seguitiamo a perder quota correndo finché, sotto Rovere, il sentiero taglia i tornanti e svelto raggiunge Incella e Brissago.
Con le ginocchia in fiamme siamo sulla SS34 alle 18:10. Leggiamo con disperazione alla fermata del bus che l'ultimo verso l'Italia era alle 18. Non sappiamo che fare. Forse dovremmo provare a raggiungere Locarno, ma abbiamo con noi solo 30 € e in Svizzera quei soldi bastano a ben poco.
Per fortuna, ancor prima che Gioia inizi ad insultarmi, arriva una corriera. Chiediamo all'autista se va a Cannobio e lui conferma: è il bus delle 18:00 in ritardo! Che culo.
Sporchi, sudati e puzzolenti saliamo e con 4 euro raggiungiamo Cannobio con addirittura 40 minuti di agio sulla partenza del traghetto che ci riporterà a Luino. Il mercato è finito e il borgo deserto. Ai tavoli delle pizzerie i tedeschi cenano alle 18:30. La ragazza della biglietteria del porto ci conferma che abbiamo avuto culo: perso quel bus o questo traghetto non c'è più alcun modo di tornare in Lombardia!
Un gelato e ci imbarchiamo. 
Dietro la striscia di schiuma prodotta dalle turbine del catamarano le case di Cannobio si fan sempre più piccine, mentre il profilo del Gridone e la cresta percorsa si delineano con maggior precisione. Lì si infrangono gli ultimi raggi del sole che scompare dietro le nubi all'orizzonte e segna la fine di questa intensa giornata.

Sant'Agata.

Fico d'India.

La chiesetta di San Carlo.

Cannobio e il lago Maggiore del monte Giove.

Fioritura di Digitalis purpurea sopra Macalone.

Verso il monte Faierone.

Fioriture di rododendro presso la punta Fronzina.

Anche la rosa canina sfoggia i suoi colori.

Maledette nebbie che ci avvolgono in vetta al Gridone.

Sul versante svizzero del Gridone.

Scendiamo verso la bocchetta di Valle.

Presso la bocchetta di valle.

In picchiata verso il rifugio Al Legn.

Nel bosco sacro di maggiociondolo.

Tra festoni dorati

e faggi secolari.


Il lago Maggiore dal maggengo svizzero di Corte di Mezzo.

Cannobio.

Anche se di 4 taglie più grande, una k-way fa sempre comodo per ripararsi dal vento sul traghetto. Chissà però perchè alle gare di corsa ci premiano sempre con vestiti dalla XLin su, quando mediamente pesiamo 40 kg con le scarpe!

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