lunedì 5 maggio 2014

Colle del Torrone Centrale (m 3250) per la parete NO e anticima S della cima dal Cantun (m 3348)



Il pizzo Torrone Centrale, stupenda e ardita montagna del bacino del Forno, ha una impressionante parete ghiacciata sul versante NO che culmina ad uno stretto colletto. La leggendaria guida alpina Christian Klucker nel 1891 fu il primo alpinista a raggiungere il colletto e da questo la vetta della montagna. Era accompagnato, come spesso su questi monti, da Mansueto Barbaria, seconda guida, e dallo strafottente cliente Artur Von Rydzewsky.
In questa stagione, con molta neve e ben assestata, crepaccio terminale chiuso e buona volontà, dal colle del Torrone Centrale si può  fare una splendida sciata ripida in uno dei più begli scenari delle Alpi Centrali. 
Noi vi siamo stati oggi partendo da Chiareggio ed entrando nel bacino del Forno per il passo di Vazzeda.
Al termine della gita, per non farci mancare nulla, abbiamo salito anche l'anticima meridionale della cima dal Cantun (m 3348).
Il rientro, per cause di forza maggiore, è stato con 3 sci in due...

La parete NO del pizzo Torrone Centrale segnata dalle tracce dei nostri sci.
Partenza: Chiareggio - pian del Lupo (m 1630).
Itinerario automobilistico: da Sondrio si prende la SP15 della Valmalenco. Arrivati a Chiesa in Valmalenco (12 km) si prosegue per il ramo occidentale della valle fino a Chiareggio (10 km). Oltre il paese si scende al pian del Lupo, nell’ampio greto del torrente Mallero, dove si lascia l’auto.
Itinerario sintetico: pian del Lupo (m 1630) - alpe Vazzeda inferiore (m 1835) - alpe Vazzeda superiore (m 2021) -  passo di Vazzeda (m 2965) - ghiacciaio del Forno (m 2500 ca.) - colle del Torrone Centrale (m 3250) per la parete NO -  ghiacciaio del Forno (m 2750 ca.) - passo dal Cantun (m 3261) - anticima S della cima dal Cantun (m 3348) - ghiacciaio del Forno (m 2500 ca.) - passo di Vazzeda (m 2965) -  pian del Lupo (m 1630).
Tempo  previsto: 10-14 ore a seconda delle condizioni della neve. 
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo e kit antivalanga, casco, corda, imbraco, piccozza e ramponi.
Difficoltà/dislivello: 5- su 6 / oltre 3200 m.
Dettagli: OSA+/PD. In salita basta solo prestare attenzione a che i crepacci siano chiusi. La parete ha una pendenza continua tra i 40° e i 50°. Occorre, ovviamente, neve ben assestata - ma non ghiacciata - per scendere con gli sci in tutta tranquillità. Le difficoltà sono segnalate in base alle condizioni che abbiamo incontrato, a dir poco ottime. 5- è assegnato specialmente per il dislivello tale da sfiancare lo sciatore. L'anticima S della cima di Cantun, invece, non presenta alcuna difficoltà degna di nota (BSA), ma richiede pratica di ghiacciaio per non finire in qualche buco.
Mappe:
- CNS 1:25000 fogli n. 1276 (Val Bregaglia) + n. 1296 (Sciora);
- CNS 1:50000 fogli n. 278 (Monte Disgrazia) + n. 268 (Julierpass);
- Kompass 1:50000 fogli n. 92 (Chiavenna, val Bregaglia) + n. 93 (Bernina).


Eccoci pronti, dopo pochi giorni dalla N della cima di Rossi, a tornare nel bacino del Forno per una nuova super-sciata.
Col Caspoc' parto da Chiareggio che son le 4:20 di notte.
Fa freddo, è tutto ghiacciato, così calziamo i ramponi direttamente a Forbesina e sci in spalla andiam su per il sentiero estivo fin dove questo attraversa il torrente e raggiunge l'alpe Vazzeda Inferiore.
Noi qui ce ne separiamo e risaliamo integralmente la gola colma di neve fino a m 2300 dove la valle si apre.
Ci lasciamo lo spigolo E della cima di val Bona sulla dx e puntiamo all'evidente sella del passo di Vazzeda, che è la seconda sella nevosa da sx lungo la cresta che unisce cima di Vazzeda e cima di val Bona (la sella più a sx e più bassa, spesso raggiunta dalle tracce degli sci, non è valicabile perchè sul versante svizzero precipita con rocce e canali). A m 2600 la neve si fa crostosa e non porta. Via i ramponi e su gli sci.
Arriva l'alba, ma il vento non fa sentire il tepore del sole.
Il cielo presenta striature multiformi che si colorano ai primi raggi dell'alba.
Alle 7:20 siamo al passo di Vazzeda (m 2965, ore 3:30). In perfetto orario: alle 7:30-8 abbiamo appuntamento con Valentino e Roby Ganassa ai piedi del pizzo Torrone Centrale.
Scivoliamo giù per l'ombroso circo tra la cima e il monte Rosso.
La neve è ghiacciata, fa molto freddo.
Raggiunto il ghiacciaio del Forno a m 2500, prendiamo la traccia di sci che sale verso S affrontando un lungo tratto quasi pianeggiate.
Guardiamo la parete NO del Torrone Centrale: maledizione, in 3 l'hanno già scesa e segnata con le loro tracce.
Di curve ne han fatte poche: devono essere dei manici, forse sono i tipi che sono lì in tenda al centro del ghiacciaio.
Ci avviciniamo e, dalla larghezza dei loro sci e valutando le tracce, ne abbiamo conferma.
Pace, di spazio e neve vergine ce n'è ancora tanta. Anzi, grazie mille a questi super discesisti che ci hanno battuto la traccia!
Sono le 8:20 e di Roby e Valentino non c'è neppure l'ombra.
Caspoc' alle 14 deve essere al lavoro, per cui valutiamo se iniziare a salire.
All'improvviso ecco 2 puntini in lontananza. "Saranno loro?"
Li lasciamo avvicinare, e quando ne abbiamo conferma ci prepariamo. Non appena Valentino ci raggiunge gli chiedo la corda, così se mai vorremo andare in vetta ci portiamo avanti.
Si parte!
Io sono scoppiato, oggi non è giornata.
Per fortuna c'è San Caspoc' che fa buchi nella neve.
La traccia dei precursori è stata cancellata dalle valanghe e quindi inservibile se non nei 100 metri su in cima.
Le picche riposano nello zaino perchè la neve è talmente soffice che tornan più utili i bastoncini da sci.
La parete è  lunga (circa 450 metri di dislivello) e faticosissima. Si affonda di brutto.
Dopo aver superato con attenzione il crepaccio terminale, le pendenze di mantengono costanti sopra i 40°, senza peraltro mai arrivare a 50°.
Si preannuncia una bellissima discesa e non troppo impegnativa dati i 60 cm di polvere!
Il colpo d'occhio è formidabile sia sul bacino del Forno, sia sul baratro che man mano s'alza sotto i nostri ramponi.
Sulla sx, oltre un cordolo di neve sbuca la cima di Rosso, poi man mano appaiono tutte le vette del Masino e del gruppo del Bernina, anticipate da una strana inquadratura sul pizzo d'Argento.
In circa 1 ora e mezza di sofferenza siamo al colle del Torrone Centrale (m 3250, ore 3:30), sella su cui culmina la parete.
A O c'è la punta Melzi, a E il pizzo Torrone Centrale. Sul versante S s'abbassa un bel canalone nevoso. Sarebbe interessante fare la traversata con gli sci. Non oggi però...
In preda alle allucinazioni confondo le due vette, sembrandomi quella occidentale la maggiore.
Caspoc' va ad assaggiare la cima, ma con 30 metri di corda, ammesso di riuscire a vincere la prima parete di rocce vetrate (IV?), non riusciremmo mai a calarci da lì!
Non se ne fa nulla. Caspoc' è pure quasi fuori tempo massimo per arrivare puntuale al lavoro, così aspettiamo che Roby e Valentino siano quasi in cima (altrimenti potrebbero esser spazzati giù da una delle inevitabili valanghe provocate dagli sci in discesa).
Li avviso che non si passa e do il via al Caspoc', che in un attimo è già giù a metà.
Nessuno di noi trova il tempo di scattargli una foto.
Tocca a me.
Le gambe sono completamente paralizzate, non rispondono. Che incazzatura.
Le prime 10 simil-curve le faccio come uno che è la prima volta che mette gli sci, dovendomi arrestare anche al termine di ognuna a riposare.
Roby e Valentino mi guardano perplessi.
Dopo una cappottata senza conseguenze, mi torna un po' di elasticità muscolare e va meglio. Avvicino e ingaggio il Caspoc' per scattargli un paio di fotografie. 
Lui tira le curve a tutta, ma si impunta e fa un volo pauroso.
Nessuna conseguenza.
Siamo nella parte bassa.
Caspoc' la scende a mille all'ora. Gli vedo superare il terminale in una nuvola di polvere, poi lo scorgo rotolare lentamente a valle su una valanga.
Credo stia scherzando e proseguo nelle mie diligenti curvette lente, ora più decise e armoniche.
Ad ogni giravolta parte una scarica di neve soffice.
Sento il Caspoc' che mi urla di stare a sx e intanto risale a piedi verso il terminale, nuotando controcorrente il fiume di slavina.
Che sia saltato il ponte sul crepaccio?
Boh.
A 50 metri da lui capisco che ha perso gli sci e le racchette in una caduta e non vuole le sommerga con la neve.
Trova subito 1 sci e entrambe le racchette, ma del secondo attrezzo non c'è nemmeno l'ombra.
Passo il terminale e lo aiuto a cercare.
Sondiamo in lungo e in largo la zona, ma nulla.
Quando dal colle si avviano anche Roby e Valentino scendono nuove valanghe.
Lavati dal fiume di neve proseguiamo nella ricerca.
Niente.
È mezzogiorno e siamo in quattro a perlustrare i 150 metri sopra il terminale, ma senza successo.
Capiamo che non c'è più speranza.
Caspoc' chiama al lavoro e avvisa:  è impossibile arrivare a Chiareggio per tempo.
Mangiamo un boccone poi, mentre Caspoc' fa gli ultimi tentativi di ritrovare lo sci, noi saliamo  lungo l'ampia traccia che porta al passo dal Cantun.
È molto caldo e la neve, specialmente a O, inizia a scaricarsi sui versanti.
Giunti al passo, limitiamo i nostri possibili obbiettivi all'anticima meridionale della cima dal Cantun (m 3348), che tocchiamo per la cresta di neve e roccette che s'alza verso N (nel proseguire tale cresta verso la cima principale, 6 metri più alta, troviamo un passaggio che necessiterebbe una calata in doppia da uno sperone, o di aggirarlo da O su neve bagnata e ripidissima).
Sull'anticima faccio conoscenza con un cameramen che è lì a filmare 3 sciatori freeride, gli stessi che ieri ha sciato la NO del Torrone e che in questo momento stanno filando giù a tutta dall'anticima O del monte Sissone. Che manici!
E tanto per parlare di fenomeni, Roby mi fa notare i pizzi del Ferro, in particolare il loro versante settentrionale dove si trova un ripidissimo scivolo ghiacciato su cui, solo pochi giorni fa, gli stessi ragazzi che il 25 aprile 2013 hanno sceso la N del Disgrazia hanno tracciato una linea spettacolare, purtroppo non visibile da questa angolazione.
Rimessi gli sci mi godo una facile discesa in neve crostosa e trasformata che mi porta dove la grande lingua del ghiacciaio del Forno si raddrizza e corre per chilometri verso N. Qui mi fermo a chiacchierare con i freeriders presso il loro accampamento in fase di smontaggio.
Mi raccontano di esser qui da 2 giorni e di essersi molto divertiti.
Mi chiedono informazioni sul Caspoc' che ha perso lo sci e mi fanno l' "in bocca al Lupo" visto che ci aspetta ancora un lungo rientro.
Raggiungo il Caspoc' che si è portato alla base del vallone per il passo di Vazzeda.
Per ricambiare la sua gentilezza mattutina gli dò un mio sci, così salirà con 2 fino al passo e prenderà fiato in vista della lunga discesa in monosci fino a Chiareggio.
Io ho ancora un po' di energie, sto certamente meglio che stamattina, anche se il mal di testa per il sole e la disidratazione mi infastidisce molto.
La fortuna ci fa trovare una traccia ancora dura, così la tortura degli ultimi 500 metri di salita viene addolcita.
Transitiamo sotto la N della cima di Rosso, incisa da altre 2 tracce che si vanno a sommare alle 2 già presenti stamattina.
Alle 18:00 eccoci al passo di Vazzeda, di nuovo tra luce ed ombra con destinazione ombra.
Aria fredda e versante malenco completamente rigelato, ma oramai è fatta.
Dopo 4 passi e oltre 3200 metri di dislivello positivo con vicissitudini varie arriviamo alla macchina con 3 sci, 2 paia gambe intere e 1 sete fottuta!

Dai ciatté di Vazzeda verso il passo di Vazzeda.
Al passo di Vazzeda. A dx la Valmalenco illuminata dal sole e a sx il bacino del Forno in Ombra.
Gli itinerari per il Torrone Centrale e la cima dal Cantun visti dal monte Rosso nel novembre 2009.
La traccia per la NO del Torrone Centrale vista dal ghiacciaio del Forno.
L'immenso ghiacciaio del Forno dalla base della parete NO del torrone centrale.
L'ombra della cima di Rosso, l'accampamento dei fortissimi freeriders e le minuscole sagome di Roby e Valentino.
Valentino nella parte bassa della parete.
La punta Melzi dal colle del Torrone Centrale. 
Roby e Valentino nella parte alta della parete.
Panorama dal colle del Torrone Centrale. Segnati gli itinerari per raggiungere la base della parete e quello per l'anticima S della cima dal Cantun.
Caspoc' giù a tutta.. forse ha spigolato?
segue un turbine di neve;
una carcassa nella neve,
ma dopo 3 secondi risorge!
Nella parte bassa della parete. 
In salita verso il passo dal Cantun.
Bella vista sul Torrone Orientale incorniciato dal profilo innevato del Torrone Centrale.
Sull'anticima settentrionale della cima da Cantun. Sullo sfondo si scorge la cima principale. 
Al passo di Vazzeda. Di nuovo tra luce ed ombra. Sullo sfondo la cima di Vazzeda.

7 commenti:

  1. una domanda sorge spontanea: ma il Caspoc' che lavoro fa?
    Si alza verso le 4 (se non prima) si fa una simile ravanata (oltre 3200 mt di dislivello - lo dici tu...).
    Poi al rientro tranqui tranqui va a fare il suo turno di lavoro.....
    Comunque complimenti.
    CB

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    1. È operaio in una ditta di talco, ma ha energie da vendere e tanta passione che gli permettono di non dormire (;-)

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    2. Sicuro che sia talco?
      Complimentoni!

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  2. Gran gitona, complimenti ... beato chi se le può permettere!!
    Solo un appunto un po' "pignolino": quelli che hai incontrato erano freeriders non freestylers !
    Ciao

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    1. Corretto! Scusa ma sono ignorante in materia, cercavo solo un sinonimo alla definizione "manici" - grazie mille della segnalazione

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  3. Una brutta notizia: uno di coloro che sono discesi con gli sci dalla nord del Disgrazia e che avete citato come "manici" in questo post , Matteo Tagliabue con il compagno di cordata Enrico Broggi, ci hanno lasciato durante un'ascensione in Sud America.
    Un ricordo per dei grandi (veramente grandi) (anche se molto giovani) alpinisti.
    CB

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