martedì 15 aprile 2014

Medasc (m 2647) e cima Soliva (m 2710) per il vallone dei Camer




Nel dialetto di Agneda le mede sono i mucchietti di fieno ordinati, o più tipicamente i depositi invernali ordinati dei fusti di granoturco in aperta campagna. L'architettura delle sette vette del Medasc richiama molto bene quest'immagine.

La cordigliera del Medasc corre da NNO a SSE e fa da divisorio fra il remoto circo alto di Camer a O e il selvaggio bacino del Cantonasc a E. La cima più alta è la più a meridione, 2647 metri ancora parte della dorsale principale Salto - Redorta. Se raggiunta dalla bergamasca non presenta difficoltà alpinistiche.
Guardando dalla val Caronno, da sx a dx, si incontra invece dapprima la quota 2310, poi un picco a m 2531, il più appariscente se si guarda dal fondovalle. Questo è il Medasc propriamente detto. Fra le altre guglie spicca la punta Scotti (m 2603), punta bifida a S del Medasc propriamente detto. Sulla guglia meridionale è ben visibile dalla dirimpettaia cima Soliva.
In questa gelida e ventosa giornata di aprile io e Giovanni decidiamo di ultimare la nostra salita del dicembre 2012 nel vallone dei Camer, raggiungendo la vetta del Medasc , che il vento ci aveva negato. Poi, se avanza tempo, fare qualche altra bella ascensione. Con noi c'è il Caspoc'.


A sx la linea di salita e a dx quella di discesa dal vallone dei Camer. Grazie ad una intuizione di Giovanni siamo riusciti ad evitare il canale orientale, svalangato e non percorribile con gli sci, e calare dal circo superiore dei Camer alla val Caronno per una ripida placconata foderata di neve gelata - tutto con le assi ai piedi. Indicata inoltre la traccia per la cima Soliva attraverso la sua cresta orientale.



Partenza: Agneda (m 1228). 
Itinerario automobilistico: alla fine della tangenziale di Sondrio (direzione Tirano), prima del passaggio a livello si svolta a dx e si segue la strada provinciale fino a Busteggia. 100 metri oltre l'ex canile (semaforo) si prende la stradina sulla dx che sale a Pam per poi ricongiungersi all'arteria principale per Piateda Alta. Dopo circa 7 km da Sondrio si è al bivio in località Mon. Si segue sulla dx la carrozzabile che si inoltra in val Vedello fino alla centrale di Vedello (m 1000, 6 km). Mancano 2,5 km ad Agneda, ma per non avere sorprese (strada senza parapetti), è opportuno, appena si incontra la neve, parcheggiare la macchina e proseguire a piedi o con gli sci fino ad Agneda.
Itinerario sintetico: Agneda (m 1228) - diga di Scais (m 1494) - baite Caronno (m 1612) - passo dei Camer per il vallone dei Camer (m 2580 ca.) - Medasc (m 2647) - cima Soliva per cresta E (m 2710) - Medasc (m 2647) - alpe Caronno (m 1612) - Agneda (m 1228).
Tempo previsto: 8 ore.
Attrezzatura richiesta: attrezzatura da scialpinismo, casco. Kit antivalanga. Ramponi e piccozza, corda e cordini utili.
Difficoltà/dislivello in salita: 5- su 6 / 1650 m.
Dettagli: OSA+/AD Il canale orientale che porta al circo alto dei Camer presenta tratti fino a 45°. Il colatoio che abbiamo sciato in discesa (e che Giovanni aveva esplorato in salita) si avvicina ai 50°. La cresta per la cima Soliva ha passi su roccia fino al II+ e tratti di misto.
Mappe: Kompass n.104 - Foppolo - Valle Seriana, 1:50000



Eccoci al nostro appuntamento con l'incompiuto Medasc. Per chi si trova nella piana di Agneda è la vetta più a sx guardando in fondo alla val Caronno, proprio sopra il muraglione della diga di Scais.
Di strano questa gita ha che si svolge attraverso il remoto vallone dei Camer, dal basso apparentemente inaccessibile perchè sospeso sopra una fascia rocciosa che va dai m 2000 ai m 2300.
In realtà quel salto ha ben due punti deboli. Uno all'estrema sx (E), dove un selvaggio canale porta al circo alto con pendenze sui 45°, e a dx - scoperto oggi da Giovanni - dove proprio sotto ai contrafforti del Mottolone le placconate si coprono occasionalmente di neve e ghiaccio.

Partiamo dall'inizio della piana di Agneda (m 1228) che sono le 5 di mattina. Alla luce dei frontalini saliamo alla diga di Scais attraversando grandi valanghe e il ponte della Padella.
Il sentiero nel bosco è una grossa ravanata, in quanto ghiacciato e non sempre coperto di neve.
Alla casa dei guardiani albeggia.
Costeggiare la diga per la sua sponda settentrionale non è semplice in quanto la valanga caduta dal pizzo di Rodes ha ostruito pure l'uscita della galleria di sicurezza.
Metti-togli-metti-togli vinciamo tutti i disastri causati dalle valanghe, compresa quella che  ha divelto un traliccio della corrente alle Case di Scais.
Nella piana di Caronno si vedono grossi conoidi valanghivi ricoperti di terra. Il ponte vicino all'alpe si è smezzato longitudinalmente per il peso della neve e per attraversare il torrente adiamo parecchio più avanti dove c'è ancora un ponte di neve che porta.
Arriviamo sulla sx idrografica ai grandi massi ai piedi del Medasc e iniziamo a salire su neve durissima.
Ad un certo punto leviamo gli sci e su con i ramponi. Si sale molto più rapidamente.
Ai piedi della barra rocciosa, io e il Caspoc' prendiamo il canalino a sx, Giovanni va alla ricerca di un passaggio sulla destra.
Subito notiamo che il canalino non è sciabile perchè è stato percorso da una valanga che ne ha rigolato il fondo. Inoltre nella parte bassa c'è pure un largo crepaccio.
200 metri di canalino, poi pieghiamo a dx (evitare assolutamente il tratto alto che non porta da nessuna parte) e saliamo lungo una vallecola. 100 metri di dislivello e siamo nel cuore del circo dei Camer (m 2580), un ambiente selvaggio e repulsivo. Le pendenze si attenuano, ma il vento imperversa gelido.
Sono in maniche di camicia e devo correre subito ai ripari prima di congelare.
Con pendenze moderate arriviamo alla rampa per il passo dei Camer.
Il vento è sempre più forte, ma le temperature son ben più alte del dicembre 2012 quando avevamo dovuto arrestare qui la nostra marcia.
La vetta è in alto a sx, oltre una spalla di neve gelata.
Salirvi non è affatto difficile, se non fosse per Eolo che mi gela il volto.
Dal passo la vetta culminante parrebbe una torre rocciosa sulla sx, ma in cima al cono nevoso a cui perviene la nostra cresta capiamo di essere sul punto più elevato della dorsale del Medasc (m 2647, ore 4:30).
Si vede l'ometto.
Il vento è d'improvviso cessato, ma solo in vetta.
In lontananza Giovanni sbuca nel circo alto del Camer: ce l'ha fatta, ha trovato un nuovo punto debole della barra rocciosa!
Chissà se è buono anche per la discesa.
Dopo aver ammirato il panorama e aver fantasticato su possibili modi per passare il tempo (non sono nemmeno le 9 di mattina), scendiamo al passo dove incontriamo Giovanni che ci dice: "È ripido ma si passa!"
Che bella notizia.
Mentre lui va in vetta, tutto sci e rampanti ai piedi, per scattare foto a più non posso, noi decidiamo di raggiungere la cima Soliva per la frastagliata cresta E, quindi tornare al passo per sciare il vallone tutti assieme.
La traversata non è semplicissima, vuoi per le cornici, vuoi perchè coi ramponi e gli scarponi da sci le creste di roccia (II+) e rottami sono davvero disagevoli da percorrere.
Caspoc' mi dà la paga e arriva in vetta in un battibaleno, mentre io devo incasinarmi un po' di volte e farmi battere il cuore a mille a sbalzo su cenge esposte, prima di ritrovare il mio compagno accanto ai mastodontici ometti di vetta della cima Soliva (m 2710, ore 0:40). La macchina foto appesa al collo quando si arrampica è sempre una pessima idea, specie se ingombra!
Rapidi torniamo al passo, quindi risaliamo su Medasc perchè vogliamo mettere gli sci proprio sul cocuzzolo come ha fatto Giovanni.
La discesa è faticosa e pericolosa.
Il vento freddo non ha fatto remollare la neve che è durissima e tutta irregolare.
Si saltella e le ginocchia scricchiolano per le continue vibrazioni.
Ci portiamo all'estremità sx (O) del circo dei Camer, proprio dove è salito Giovanni.
Oltre la conca, c'è una rampa ripidissima (200 metri, 45-50°), gelata e rigolata. Sciarla non è affatto facile e anche rischioso in quanto gli sci sbacchettano e se si sbagliasse non ci sarebbe modo di fermarsi. Pure il rumore delle lamine che stridono sul ghiaccio si fa forte ed insopportabile.
Caspoc' si lancia deciso, io derapo i punti più brutti perchè un errore qui costa carissimo, Giovanni con prudenza fa le sue curve con gli sci che gli si imbizzarriscono ad ogni girata.
Eccoci salvi, che saltelliamo sulle gobbe gelate fino a Caronno, da cui alla diga di Scais e alla macchina, non senza che io mi scontri con una palanga di metallo prima di toccare la piana di Agneda.
Levare gli sci oggi è stata davvero una liberazione!

Giovanni sale da Caronno verso il circo dei Camer.

Gli ultimi metri per la vetta del Medasc.

In vetta, su cornici sospese sopra il vallone di Cantonasc.

La cresta E della cima Soliva.

Io in vetta al Medasc.
Raggiungiamo la vetta della cima Soliva.

Giovanni sulla cresta del Medasc visto dalla cresta della cima Soliva.


La cresta O del Medasc.

La diga di Scais dalla cima Soliva.

Nel vallone dei Camer.
Verso il passaggio chiave.

Ai piedi del passaggio chiave per scendere dal circo alto dei Camer.
La neve è ghiacciata e irregolare.

Discesa verso Caronno, sotto il passaggio chiave.

L'alpe Caronno e il ponte divelto dal peso della neve.

Il nostro itinerario visto dalla diga di Scais.

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