venerdì 5 luglio 2019

Traversata del Torrone Alto (Torent Alto, m 2956)

Oggi ho fatto la traversata integrale per cresta del Torrone Alto o Torent Alto. È una cima al confine tra il Canton Grigioni e il Canton Ticino. È costituita da una lunga  barriera rocciosa piuttosto complessa, alta fino a 600 metri sul lato S, su cui si trovano varie elevazioni di cui la maggiore è la m 2956. C'è molta confusione sulla posizione di queste quote. Perdonate se anch'io non farò altro che alimentarla. Le varie edizioni della CNS spostano nomi e quote, le fonti si contraddicono, io non avevo un gps con me. Fatto sta che le ho toccate tutte così da esser sicuro d'aver asceso anche la maggiore. La gita non è banale, anzi impegnativa per lunghezza, esposizione e bassa qualità della roccia. Forse qualche passaggio poteva esser superato in modo più semplice, ma non posso saperlo.
In giro non c'era anima viva. Solo un pugno di mucche e migliaia di zecche sotto i m 1800.

La lunga barriera rocciosa con le cime del Torrone Alto. Prendete con le pinze dove ho posizionato le quote.

Partenza: Masciadon (m 1112). 

Itinerario automobilistico: da Bellinzona (CH) si prende l'autostrada 12 del SanBernardino e si entra in val Mesolcina. Si esce dopo Roveredo, e a Grono si imbocca la strada della val Calanca. Passati Buseno, Arvigo e Bodio, dopo 14 km da Grono, appena oltre il ponte sul Rià de Rode (è la prima strada che si diparte sulla sx dopo quella che a dx portava a Caugo) prendiamo la strada asfaltata  senza indicazioni che dopo 4 tornanti porta al parcheggio presso Masciadon. 

Itinerario sintetico: Masciadon (m 1112) - Agher (m 1469) - Piov di Dent (m 1949) - Biancalan (m m 2035 - si passa nei pressi) - Motton (m 2738) - piz dal Termin (m 2902) - Torrone Alto (m 2956) - Piov di Dent (m 1949) - Fragia - Camanna - Masciadon (m 1112).

Tempo per l'intero giro: 12-13 ore.

Attrezzatura richiesta: scarponi, corda (40 m), cordini d'abbandono, imbraco e casco.

Difficoltà:  4,5 su 6.

Dislivello in salita: oltre 2000 metri.

Dettagli: AD-. La lunga traversata in cresta del Torrone Alto non va sottovalutata. Sono oltre 2 km di cresta con passi su roccia fino al III+ grado e tratti sottili ed esposti. La roccia, specialmente nel tratto finale, è piuttosto marcia. I passaggi migliori talvolta vanno un po' cercati. In caso di neve residua l'ingaggio aumenta molto.

© swisstopo.ch - tutta la parte in cresta è alpinistica, anche se mi sono dimenticato di tratteggiarla


Che relazione posso fare di una cosa tanto incasinata e che si svolge in valli che finora ho poco battuto? Ho guardato e riguardato le mappe, cercato testi di conforto, ma non ci ho capito una mazza. Non credo che in molti abbiamo fatto questa traversata, perciò non esiste una descrizione precisa dell'orografia della montagna.
Di sicuro è una montagna molto appariscente vestita da una fascia di rocce chiare che assomiglia a una corona. La barriera si affaccia per un paio di chilometri alla val Calanca, poi prosegue per altrettanti verso O in valle d'Osogna (questo tratto che porta al Torrone basso non lo esplorerò, anche se, pisciando lunghissimo, avevo pensato di farlo pur partendo tardi al mattino!).

Per fare questa gita, al solito, non leggo quasi nulla per non privarmi dell'emozione della scoperta. Ho con me la CNS al 50 mila, onde non aver pure troppo dettaglio.
Parto da Masciadon (m 1112) nella selvaggia val Calanca e inizio a camminare su sentiero invaso dall'erba alta e dalle zecche. Le levo dai pantaloni con la frenesia con cui un innamorato strappa i petali di una margherita per verificare se il suo sentimento è ricambiato. 
Sono lentissimo, dovendomi ispezionare e spulciare ogni 10 minuti.
Di zecche ne eliminerò una 50ina prima di giungere a m 1840, sulle rive del Rià di Pianca Geneura. Qui arrivo passando per Agher (m 1469) grazie a una traccia con anche ponticelli malmessi in dx idrografica del Rià de Rode.
Dal crocevia a m 1840 prendo a dx (N) per Biancalan. Oltre le dirute baite di Piov di Dent la traccia si perde un po', per ricomporsi sul terrazzo pascolivo  sospeso tra le bastionate rocciose del Motton, propaggine orientale della cresta del Torrone Alto chiamato i Pianon de Piov. Il Torrone Alto è dinnanzi a me, una lunga e alta muraglia rocciosa  seghettata che non fa capire  quale sia la cima principale.
Prima di Biancalan piego a sx, lambendo le rocce e risalendo un ripidissimo canale che inizialmente confina col dirupato canalone che precipita verso Biancalan.
Eccomi in cresta a m 2450, dove mi affaccio sull'opposto foderato di pietraie.
Prendo la dorsale verso ONO fino a giungere nel punto dove si innesta da N una dorsale secondaria (Motton, m 2738, ore 4:30).
Fin qui nessuna difficoltà.
La cresta prosegue ora a O e senza problemi, dopo l'anticima e punto nodale a m 2893. La dorsale ora divide la val Cava dal bacino di Piov. Poca fatica e sono sul piz da Termin (m 2902), accanto alla piccola croce. Un targhetta mi conferma di essere nel posto giusto. Firmo il libro di vetta contenuto in una scatola metallica gialla.
La cresta ora si inabissa verso una bocchetta e presenta le prime difficoltà. Persi un po' di metri sul filo, c'è un salto, che evito disarrampicando (II+) per un diedro  sulla dx , dalla base del quale sono facilmente alla successiva sella. Inizio a trovare cordini di calata abbandonati anche in luoghi inspiegabili.
Oltre una prima prominenza, la dorsale torna a salire fino a una nuova elevazione con ometto crollato.
Lo ricostruisco poi mi occupo di capire come diamine scendere al colletto successivo. La roccia è marcia e lo spigolo verticale. Provo dal fianco N, ma è follia, quindi dopo qualche tentativo trovo un passaggio su quello S districandomi tra cenge e roccette, per arrivare all'apice del canalone sfasciumato e rossiccio che incide obliquamente la parete S.
Cosa ci sarà mai adesso? Aspetta che indovino: un'altra torre. Evviva!!!
Per rocce e chiazze d'erba arrivo alla base del dente sommitale (piuttosto cariato da una rapida analisi), ma questa non si concede direttamente, perciò la aggiro e sul fianco N (dov'è pure una larga e sinuosa crepa). Qui trovo un passaggio migliore e un po' di fresco all'ombra. La cresta, sempre più aerea, prosegue ondulata fino a un tratto largo una sessantina di centimetri, ma davvero molto esposto e instabile.
 - Basta non perdere l'equilibrio - mi dico. E così facendo sono su un nuovo torrione. Un ometto di sassi mi indica di scendere a dx, dove un breve camino mi fa perdere un paio di metri. Una placca seguita da un saltino (III) anticipano l'ennesima breccia, alla cui dx cala un canale marcio che parrebbe permettere di aggirare la successiva protuberanza della cresta. Ma vuoi saltarla? Se fosse questa la più alta? Così traverso la parete in piano verso sx, dove un diedro s'alza verso il cocuzzolo (III+).
Non trovo come scendere direttamente da O, per cui torno alla selletta, da cui, anzichè affidarmi al canalino che mi sa non essere adatto alle scarpe da ginnastica, prendo sottili cenge rocciose. Sono ad una nuova breccia. Aggiro da N il successivo dente: tanto quello si vede che è basso. Per il fianco nord di rocce instabili della successiva torre (camino, poi cengia, poi paretina) sbuco di nuovo in cresta, non lontano dal crocifisso in metallo che, assieme al masso con inciso 1921, addobba quella che è chiamata cima 7 e che i più considerano la vetta vera e propria (Torrone Alto, m 2953, ore 3:30). Che bel panorama e che sospiro di sollievo. Di fronte ho il pizzo della Forcola, salito con Carlo qualche settimana fa.
Ne ho abbastanza piene le scatole di fare cose esposte slegato, ma so che i racconti millantano esserci ancora da arrampicare (quelli della normale li avevo guardati per capire almeno quale fosse la montagna). Pace, vedrò se il II grado di cui parlano mi crea problemi, o se lo faccio tranquillamente, a dimostrazione del fatto che ciò che ho affrontato fino ad ora era rognosetto.
Dopo qualche metro verso O (ometti di conforto), smonto in un ripidissimo canalone sulla sx, così ripido da sembrare una parete. Il senso di  verticalità e smorzato solo dalla vista della vicina parete meridionale del Torrone, che a tratti strapiomba. Giù qualche metro, poi prendo la costola di dx (roccia ed erba), quindi un canalino di rottami (sx) ed eccomi alla selletta a cui culmina il vallone di ganda che porta nella conca di Piov. «Ma dov'è che si doveva arrampicare?» mi chiedo. In effettila discesa dalla vetta è poco più che escursionistica.
Giù quindi per il vallone, attento a non tagliarmi le caviglie coi Rolling Stones e già in ansia per i Beatles ematofagi che mi si attaccheranno ai pantaloni più in basso e che dovrò eliminare prima che mi infilzino la pelle.
Non c'è sentiero. Una volta nella conca di Piov punto il timone a E e, evitando le pietraie, torno a Piov di Dent (m 1949, ore 2). Sulle orme dell'andata scendo fino a poco sopra Agher, dove c'è il bivio (dx) per Fragia e Camanna. Scelgo quella direzione, sperando ci siano meno zecche, ma niente da fare: ogni 10 minuti devo fermarmi e levarne a grappoli dai pantaloni.
A Camanna l'erba è altissima e le baite danno segno d'abbandono.
Sono infastidito da questo ambiente così sporco e approdo a Mascadon (m 1112, ore 1:40) di pessimo umore. Però mi viene incontro una bella ragazza bionda, occhi azzurri e un po' arrossata dal sole. Mi torna il sorriso, anche se penso sia un miraggio. Non sono incontri che puoi fare a  Masciadon alle 7 di sera!
Il miraggio però parla. E in italiano:
«Com'è andata la passeggiata?» mi chiede.
«I posti sono molto belli - esordisco con tono galante. Poi ripercorro mentalmente la giornata e tuono «È pieno di zecche!»
«Zecche? Perchè il sentiero non è pulito?»
«È una merda» sottolineo con la finezza che mi contraddistingue. «L'erba ti arriva fino alle ascelle e non si vede dove mettere i piedi. Poi dai m 1800 in su è bello e non ci sono più zecche, ma prima fa proprio schifo.»
«Hai fatto bene a dirmelo: ho qui un gruppo di bambini in vacanza e per ora ne han prese solo un paio. Se su è così cambieremo meta per la passeggiata di domani. Grazie d'avermi avvisata.»
Così il miraggio se ne va, io mi controllo un'ultima volta i pantaloni, che levo e chiudo in una borsa di plastica affinché animaletti sfuggiti al mio vaglio non se ne vadano in giro per l'abitacolo. Ci penserà la lavatrice a giustiziarli! Scendo quindi in auto al torrente, mi lavo e così, un po' rinfrescato, mi preparo alla calura del viaggio di ritorno.

Masciadon.

Fatiscente ponte in tronchi sotto Agher.

Agher e in alto il Torrone Alto.

Rifornimento d'acqua al Rià di Pianca Geneura.

Verso Biancalan.

Lascio il sentiero per Biancalan e m'inerpico su per un vallone verso la cresta.

Panorama dalla cresta verso E. Gli intenditori risconosceranno addirittura il pizzo Bernina.

Sul Motton.

Manipolo di fiori di margherita.

Dalla quota 2893 verso il piz da Termin.

La croce di vetta del piz da Termin.

Linea di discesa dal versante O del piz da Termin.

Verso la quota m 2956, massima elevazione del Torrone Alto.

Discesa verso il canale di terra rossiccia.

Discesa verso il canale di terra rossiccia dalla cima della torre successiva.

Tratto stretto, marcio ed esposto della cresta verso la terzultima torre.

La cima più occidentale del Torrone Alto, che è anche la più frequentata e percià quella a cui è associato il toponimo.

Incisione di vetta.

Sguardo sulla cresta appena superata.

Lo scosceso canale/parete di discesa dalla vetta occidentale.


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