lunedì 13 maggio 2013

Punta San Matteo (m 3678) per il ghiacciaio del Dosegù dal passo Gavia - scialpinismo



Partenza: Rifugio Berni al passo del Gavia (m 2541). (Attualmente la strada è chiusa dalla sbarra circa 7 km prima, a quota 2150 circa). 
Itinerario automobilistico: da Bormio seguire la Strada Statale 300 per il passo del Gavia fino a località Plaghera dove incontreremo, fino all'apertura del passo, la sbarra.
Itinerario sintetico: Sbarra Plaghera (m 2150 circa) - Rifugio Berni (m 2541, 1h 30') - Imbocco val Dosegù (m 2650 circa, 1h 50') - fondovalle (m 2580 circa, 2h ) - inizio del ghiacciaio ( m 2950 circa, 3h ) -  Sella del San Matteo (m 3550, 4h 30') - Punta San Matteo (m 3678, 5h). 
Tempo per l'intero giro: 4 ore e mezza / 5 partendo dal rif Berni. 3 ore in più partendo da Plaghera. 
Attrezzatura richiesta: kit antivalanga, imbrago, ramponi e picozza.
Difficoltà/dislivello: 3 su 6 / circa 1300 m partendo dal rifugio Berni, 3,5 su 6 / circa 1700 partendo da Plaghera.
Dettagli: BSA+. Alpinistica PD.

Essendo ancora chiuso il passo Gavia, sebbene in parte sgomberato dalla neve, la gita comincia da lontano con un lungo avvicinamento, in parte a piedi e in parte con le pelli sulla strada innevata. Sono circa 7 km, quindi un ora e mezza. Dal rifugio Berni si scende alcune decine di metri con le pelli fino al visibile ponte sul torrente Gavia che attraversiamo. Da qui proprio di fronte a noi verso sinistra (NE) vediamo all'orizzonte la Punta di San Matteo e la valle che sebbene solo morfologicamente visibile conduce ad esso. Puntiamo il pendio in quella direzione, verso una piccola "selletta" sulle pendici NO della Punta di Sforzellina. Siamo all'incirca sulla via del sentiero estivo per la Vallombrina e Val Dosegù, segnata dai cartelli e dagli ometti. 

                             ( Foto di Archivio )

Qui la pendenza è moderata e cercando di evitare i saliscendi di alcuni avvallamenti raggiungiamo la nostra selletta, proprio assieme al sole, che spunta dalla cima di Villacorna. 
Da qui ora è visibile tutta la vallata e il ghiacciaio del Dosegù che andremo a risalire. 



Qui dobbiamo scendere nel fondovalle, con le pelli, perdendo circa 70 metri di quota, per poi risalire sempre su pendenze moderate tenendo la destra, in direzione NE. La temperatura nonostante sia Maggio è fredda, e l'itinerario è tutto in ombra, quindi meglio rimanere coperti e respirare ancora aria d'inverno. 
Procediamo ancora su pendenze moderate, tra gli ometti visibili del sentiero estivo, fino a giungere ai piedi di un pendio innevato alla nostra destra, facilmente individuabile dato che siam circondati da contrafforti rocciosi. Dopo averlo risalito con alcuni zig zag, data la buona pendenza vedremo aprirsi verso SO la Vallombrina. Siamo a quota 2700 circa e procediamo nuovamente in direzione NE verso il ghiaccio del Dosegù, alle pendici della cima di Vallombrina. Qui ci aspetta un lungo pianoro



fino quasi ai piedi della visibile seraccata che domina la parte bassa della val Dosegù. 



Qui è necessario risalire il pendio alla nostra destra per evitare la parte più crepacciata ed aggirarla rimanendo verso le pareti rocciose sotto alla cima di Villacorna e la sua lunga cresta. Qui la pendenza è più sostenuta e può essere consigliabile l'utilizzo di rampant in caso di neve molto dura o ventata. Risalito il pendio il paesaggio si fà maestoso, tra seracchi, crepacci e il pizzo Tresero all'orizzonte. 



Da qui ci attende un lungo tratto su ghiacciaio, molto facile come pendenze, ma che dato l'ambiente necessita comunque di prudenza. 



Arriviamo dunque ai piedi della sella del San Matteo, qui le pendenze tornano ad essere buone, ma non elevate. 



E data la quota il panorama sulla vallata risalita è maestoso e molto ampio. 



Da qui comincia la parte alpinistica, dapprima risalendo il canale innevato per aggirare il dente di roccia davanti a noi, poi un tratto in cresta facendo attenzione a non esporsi e a dove si mettono i piedi data la presenza di cornici e, almeno oggi, l'abbondante neve fresca che non dà piena sicurezza di appoggio. 





L'ultima parte, quella della parete NO del San Matteo è la più impegnativa,



 data la pendenza che complice probabilmente gli accumuli nevosi arrivava a 60°-70° nel finale. 



Tanto che quando spunto con la testa oltre la parete quasi faccio prendere un colpo agli altri scialpinisti in cima, risaliti dai Forni. Purtroppo la nebbia ci è piombata addosso nel finale, e devo ricorrere a foto di archivio per mostrare il panorama dalla cima. 
Qui si vede la via appena salita e la cresta che porta al Dosegù, Pedranzini, Tresero.

         ( Foto di Archivio )

La cima 
         ( Foto di Archivio )


Due saluti al volo e giù, prima che si copra tutto. In discesa la neve era ottima, solo il meteo non ha permesso di studiare e realizzare qualche foto di miglior fattura. 




Anche nella parte finale le temperature e il rigelo notturno la hanno mantenuta sciabilissima nonostante il tardo orario.      
  

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